Dalla Brexit il mercato High-Tech britannico è in calo e non accenna a riprendersi: che ruolo ha avuto e ha l’esito del referendum sul crollo degli investimenti nel settore.
Con la Brexit le sorti del mercato High-Tech e il destino della FinTech Industry appaiono sempre più incerti e per questo agitano i grandi investitori.
Il 2016 aveva determinato un vero e proprio picco di investimenti da parte delle imprese e delle startup nel settore digitale britannico, per una cifra pari a 6,7 miliardi di sterline. Il dato aveva sancito il primato del Regno Unito nel mercato del settore FinTech, con una crescita del 40% rispetto al 2015.
Ma poi la decisione ufficiale di procedere all’uscita dall’UE ha lasciato il FinTech in balia delle incertezze della Brexit: l’arresto ed il calo sono stati clamorosi quanto inevitabili.
Stando ai dati diffusi dal The Telegraph, il crollo del settore FinTech su base annua si aggira intorno al 28%. In realtà non si può dire con certezza se il calo degli investimenti sia determinato proprio dal risultato del referendum, considerando che un ribasso si era già registrato all’inizio del secondo semestre.
FinTech e Brexit: regna l’instabilità
Certo è che da quel calo il mercato FinTech britannico non sembra essersi più ripreso. Il ruolo centrale è giocato ovviamente dall’instabilità che caratterizza al momento il futuro del Regno Unito all’interno dell’Unione Europea.
Se fino a poco tempo fa si parlava di Londra come una possibile Silicon Valley europea, oggi, a quasi nove mesi dal sì alla Brexit, ci si domanda se la città farà ancora parte di questo progetto.
Si teme una fuga dei capitali dal mercato tecnologico: il rischio è che il posto di Londra venga preso da piazze altrettanto invitanti come Berlino, Parigi, Lisbona o anche Amsterdam.
Lo stesso George Osborne, ex ministro inglese delle finanze che non ha mai nascosto di volere Londra come centro mondiale per il FinTech, ha riconosciuto che l’incertezza sul prossimo futuro per le società tecnologiche non incontra il favore degli investitori, i quali hanno già iniziato a guardare altrove.
Le imprese infatti non possono aspettare gli esiti delle negoziazioni tra UE e Regno Unito sul libero mercato: le aziende del FinTech che operano nel Regno Unito temono di potersi trovare all’improvviso tagliate fuori dal mercato europeo.
Brexit e aziende FinTech: il nodo normativo
Prima della Brexit il settore tecnologico faceva riferimento a norme basate su atti legislativi dell’UE. Sorge spontaneo dunque chiedersi che cosa succederà ora alle norme britanniche.
Potrebbero essere armonizzate a quelle in vigore nei paesi dell’Eurozona, ma il governo potrebbe anche decidere di intraprendere una strada isolazionista.
Con l’uscita dall’Europa le aziende che finora avevano offerto servizi in tutto il continente, senza dover prima ottenere autorizzazioni apposite dagli organismi di vigilanza dei singoli paesi dell’Eurozona, si vedono venir meno questo diritto.
Si porrà anche la questione delle norme sulla privacy, la libera circolazione e protezione del flusso di dati online dei cittadini e delle imprese che, davanti a tutte queste incognite, non guardano con fiducia al mercato High-Tech britannico.
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