Fed e aumento tassi: e se la stretta monetaria fosse prematura? I motivi e le conseguenze per l’economia USA di un aumento del costo del denaro non giustificato dai fondamentali.
L’economia americana è davvero pronta al progressivo rialzo dei tassi di interesse?
La domanda sorge spontanea nel giorno in cui la Federal Reserve è chiamata ad implementare il terzo aumento del costo del denaro in soli sei mesi, una tempistica che solitamente la banca centrale adotta quando è necessario raffreddare un’economia “bollente” in termini di prezzi.
La dinamica dei prezzi non sembra però giustificare tale tempistica di aumento, dato il costante rallentamento dell’inflazione, e neppure la situazione del mercato del lavoro che, per quanto in salute, non è ancora in grado di garantire la piena occupazione.
Bastano queste poche considerazioni per capire che una stretta monetaria in questo momento non è giustificata dai fondamentali economici e potrebbe avere serie ripercussioni ai fini della stabilità dell’economia americana, la cui crescita appare soltanto modesta da inizio anno.
Quali conseguenze per l’economia americana di un processo di normalizzazione troppo veloce rispetto alle prospettive di crescita economica?
Fed e aumento tassi: gli elementi a sfavore
La Fed stasera potrebbe alzare per la terza volta in 6 mesi il costo del denaro, portando i tassi di riferimento a breve termine tra l’1,00%-1,25%, un ritocco di 25 punti base.
L’ultimo intervento della banca centrale americana risale allo scorso 15 marzo, seguito all’aumento del 14 dicembre 2016.
Le condizioni economiche-finanziarie che hanno favorito i precedenti interventi di politica monetaria sono però radicalmente cambiate.
La debolezza dei consumi sta iniziando a manifestare i suoi effetti sulla crescita negativa dei salari in termini reali e sulla minore accessibilità dei prezzi delle abitazioni accompagnata da condizioni di accesso al credito più restrittive.
Gli investimenti, che hanno rappresentato il principale freno all’economia in diversi trimestri, stanno aumentando e mostrano segni di miglioramento ma non riescono a controbilanciare la stagnazione dei consumi.
Altro elemento che si scontra con l’aumento dei tassi è la prospettiva di crescita dell’inflazione che rimane bassa. L’indice dei prezzi al consumo nel mese di maggio ha infatti mostrato un calo oltre le attese segnando un +’1.9%, contro il +2.0% stimato dagli analisti e in calo dal +2.2% segnalato nel mese precedente.
Sul mercato del lavoro la situazione è più confortante ma non abbastanza per giustificare l’aumento dei tassi. Le buste paga del settore non agricolo hanno infatti registrato una riduzione oltre le attese nel mese di maggio e questo è sicuramente un elemento da non sottovalutare.
Infine, considerando l’elevato grado di incertezza che aleggia sulle prospettive di realizzazione dell’agenda del presidente americano, Donald Trump, in particolare sulla riforma fiscale e sull’aumento della spesa infrastrutturale, non sussistono le condizioni affinché il FOMC continui ad implementare la strategia di aumento dei tassi ad un ritmo così sostenuto.
Fed e aumento tassi: le conseguenze sull’economia USA
Le conseguenze di un rialzo dei tassi di interesse troppo veloce sarebbero disastrose per l’economia degli Stati Uniti in quanto il paese potrebbe cadere in recessione, oltre che portare seri pericoli per i mercati finanziari.
La Fed ritiene comunque appropriata la stretta monetaria nel mese di giugno in considerazione del fatto che il rallentamento dell’economia americana nell’ultimo periodo è dovuto a fattori solo transitori. Tuttavia il raggiungimento degli obiettivi della Fed, piena occupazione e stabilità dei prezzi, appare alquanto lontano nella situazione attuale per cui la Yellen potrebbe essere costretta a prendersi una pausa nella strategia di aumento del costo del denaro per scongiurare la stagnazione o peggio la recessione.
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