Il FMI taglia le stime di crescita per tutti nel 2022: i motivi

Violetta Silvestri

26/01/2022

26/01/2022 - 10:42

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Nella sua nota aggiornata, il Fondo Monetario Internazionale ha declassato le grandi potenze: il 2022 si prospetta un anno pieno di difficili sfide. USA e Cina riviste al ribasso: cosa aspettarsi?

Il FMI taglia le stime di crescita per tutti nel 2022: i motivi

Il Fondo Monetario Internazionale ha peggiorato le sue previsioni di crescita globale per quest’anno: l’aumento dei casi di contagio, le interruzioni della catena di approvvigionamento e l’impennata dell’inflazione ostacolano la ripresa economica.

Questa la fotografia scattata dall’ultimo outlook globale del FMI, che ha messo in guardia le grandi potenze su sfide assai insidiose per il 2022.

La crescita globale è vista diminuire dal 5,9% nel 2021 al 4,4% quest’anno. La previsione per il 2022 è inferiore di mezzo punto percentuale rispetto alle prospettive di ottobre del Fondo e riflette ampiamente i ribassi previsti per USA e Cina.

Cosa aspettarsi secondo le nuove stime del FMI?

Perché il FMI peggiora le stime di ripresa per il 2022

La crescita rallenta mentre le economie sono alle prese con interruzioni dell’offerta, aumento dell’inflazione, debito record e persistente incertezza: così il Fondo Monetario ha sintetizzato la sua analisi su quanto la ripresa economica globale è a rischio.

Con la pandemia ormai al terzo anno, troppi e pericolosi sono i nodi ancora da sciogliere per avviare una certa ed equa crescita economica nel mondo.

Il FMI ha fatto esplicito riferimento a questi problemi: Omicron ha costretto ancora a misure restrittive e a isolamenti per contagi, con conseguente riduzione della manodopera; lo stress generale sulle catene di fornitura sta causando l’aumento dei prezzi; il debito è da record per molte nazioni, soprattutto per quelle emergenti e l’energia ha costi sempre più elevati.

Le conseguenze sono state così tracciate:

Prevediamo una crescita globale quest’anno al 4,4%, 0,5 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti, principalmente a causa dei downgrade di Stati Uniti e Cina. Nel caso degli Stati Uniti, ciò riflette le minori prospettive di legiferare sul pacchetto fiscale Build Back Better, un ritiro anticipato di accomodamenti monetari straordinari e continue interruzioni dell’offerta. Il declassamento della Cina riflette il continuo ridimensionamento del settore immobiliare e una ripresa dei consumi privati ​​più debole del previsto. Le interruzioni dell’approvvigionamento hanno portato a ribassi anche per altri paesi, come la Germania. Prevediamo che la crescita globale rallenti al 3,8% nel 2023.

Complessivamente, si prevede che la pandemia provocherà perdite economiche cumulative di 13,8 trilioni di dollari fino al 2024, rispetto alla precedente previsione di 12,5 trilioni di dollari, ha affermato Gopinath, che in precedenza era stato capo economista del FMI.

L’Eurozona crescerà del 3,9% nel 2022, in ribasso dalla precedente stima di un +4,3%. L’Italia è vista in ripresa con un +3,8% quest’anno rispetto al precedente +4,2%.

Il FMI ha declassato le sue prospettive per Brasile e Messico, le maggiori economie dell’America Latina, così come per il Sud Africa.

Mentre la tendenza generale per il mondo è una ripresa al ribasso, il FMI ha migliorato le stime per l’India. Vede anche il Medio Oriente e il Nord Africa ottenere un aumento delle prestazioni quest’anno dai prezzi più elevati dell’energia.

L’inflazione sotto la lente

Il FMI ha affermato che l’inflazione elevata è destinata a persistere più a lungo del previsto, ma ha aggiunto che dovrebbe allentarsi entro la fine dell’anno, “quando gli squilibri tra domanda e offerta diminuiranno nel 2022 e la politica monetaria nelle principali economie risponderà.”

Il grafico mostra come, comunque, le stime sui prezzi in rialzo sono peggiorate da ottobre:

Previsioni su inflazione (linea tratteggiata si riferisce a stime di ottobre) Previsioni su inflazione (linea tratteggiata si riferisce a stime di ottobre)

Lo stress delle catene di approvvigionamento, la volatilità dei prezzi dell’energia e le pressioni salariali localizzate potrebbero creare maggiore incertezza sull’inflazione, ha sottolineato il Fondo.

Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse nelle economie avanzate come gli Stati Uniti potrebbe influire negativamente sulle economie emergenti e in via di sviluppo.

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