L’inflazione nell’area euro resta schiacciata intorno allo zero. Domani la BCE potrebbe valutare nuove misure anti-deflazione. E c’è chi scommette sul QE entro fine anno
La lettura preliminare dell’indice dei prezzi al consumo nell’eurozona a settembre ha evidenziato una crescita dello 0,3% su base annua, in linea con le aspettative degli analisti finanziari ma più bassa rispetto al dato definitivo di agosto (+0,4%). Il tasso di inflazione nell’area euro resta così sui livelli più bassi da ottobre 2009, decisamente lontano dal target di medio periodo del 2% della BCE.
Pesa in particolare il calo dei prezzi energetici (-2,4% su base annua). Giù anche l’indice dei prezzi al consumo “core”, ovvero quello depurato da beni alimentari ed energetici, che ha evidenziato una crescita dello 0,7% su base tendenziale, meno dello 0,9% prospettato dagli economisti. Brutto dato anche per l’Italia.
L’Istat ha certificato che a settembre l’inflazione preliminare è risultata in calo dello 0,3% rispetto al mese precedente, mentre su base tendenziale la flessione è dello 0,1%. Si tratta dello stesso valore mostrato il mese scorso, quando lo Stivale è entrato ufficialmente in deflazione per la prima volta dal 1959. Dopo la Spagna anche l’Italia si conferma in deflazione.
A questo punto la BCE potrebbe affrettare i tempi e lanciare già entro fine anno un piano di quantitative easing per far rialzare rapidamente l’asticella dell’inflazione. Giovedì è in programma il meeting della BCE, ma per questa data appare impossibile l’implementazione di misure monetarie non convenzionali (ma anche i tassi non saranno ritoccati dai livelli minimi correnti).
Intanto sul forex non si ferma la svalutazione dell’euro, in particolare nei confronti del dollaro americano. Il tasso di cambio EURUSD è sceso fino a 1,2570, il livello più basso degli ultimi due anni. La moneta unica è in forte calo anche nei confronti della sterlina, con il cross EURGBP sceso sotto 0,7770 ai minimi da 26 mesi. L’euro viene venduto con decisione anche contro le corone scandinave, le valute oceaniche, il franco svizzero e il dollaro canadese.
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