Come è stato più volte annunciato il neoministro Enrico Giovannini e il Governo Letta dovranno porre molta attenzione al tema del lavoro: disoccupazione, cassa integrazione, esodati, che, come ricordiamo, sono quei lavoratori over 50 o over 60 messi in mobilità dalle imprese e che perderanno prima del 2017 il posto di lavoro senza maturare la pensione, a causa degli stringenti vincoli e delle novità introdotte dalla Riforma Fornero.
Il tema delle pensioni è un tema su cui bisognerà fare un’attenta riflessione, alla luce dell’attuale situazione del mercato del lavoro: occorre tutelare gli esodati e tutti coloro che avranno difficoltà a maturare un trattamento pensionistico. Ma come? Quale sarà la soluzione del Governo Letta?
La staffetta generazionale
Sul tema esodati il neo-sottosegretario al lavoro, Carlo Dell’Aringa, ha espresso la necessità di interventi strutturali, come l’introduzione di una flessibilità in uscita verso il pensionamento.
Dell’Arringa ha dichiarato:
“C’è il rischio di considerare esodato chiunque non possa andare in pensione con le vecchie regole. Gli esodati sono un prodotto della riforma, che tra l’altro ha determinato pure una forte disparità di trattamento, ma ci deve essere un momento in cui si volta pagina”.
Ciò in ragione del fatto che “con l’ultima riforma, ma pure con i provvedimenti precedenti, si è aperta una falla sociale spaventosa”.
Secondo alcuni, tra cui lo stesso Dell’Arringa, la soluzione potrebbe essere la staffetta generazionale, grazie a cui ad un lavoratore prossimo al pensionamento (a cui mancano 5 anni) verrà data la possibilità di continuare a lavorare, ma con un orario part time.
D’altra parte l’azienda continuerà a versare gli stessi contributi, onde evitare una diminuzione del trattamento pensionistico, i quali, se l’azienda assumerà un lavoratore giovane (con contratto di apprendistato per gli under 30 o contratto a tempo indeterminato per gli under 35), finiranno a carico della fiscalità generale, perché la quota dei contributi del lavoratore anziano verrà in parte sgravata.
Una soluzione che potrebbe guardare al modello francese del contratto generazionale e rappresentare una valida alternativa, soppesando costi e benefici, ma che potrebbe non essere accolta con grande entusiasmo dai lavoratori interessati, i quali lavorando part time riceveranno una decurtazione dello stipendio e in tempo di crisi è una soluzione "scomoda” a tutte le età.
Riforme da “riformare”
Dell’Aringa ha posto l’accento sul caso italiano, riflesso di una situazione paradossale in cui i lavoratori anziani restano più a lavoro (le statistiche stimano che negli ultimi anni c’è stato un incremento di 400.000 unità over 55), a scapito dei giovani che, con un’economia ferma, non riescono a entrare nel mercato del lavoro.
“Io mi rendo conto che quando è stata approvata la riforma l’Italia era a un passo del fallimento, ma forse bisognava tener presenti anche le conseguenze sociali e occupazionali di quella legge in una fase di congiuntura negativa. Probabilmente si dovevano prendere 7/8 miliardi da altre parti. Consideri che il Cnel stima per i prossimi 5/6 anni un aumento di un milione e 300 mila posti occupati da lavoratori anziani. Tutti lavoratori che sarebbero stati pensionati in un mercato del lavoro che registra due milioni di giovani che non studiano né lavorano, in cui cresce la quota di donne istruite in cerca di occupazione. È giusto ripetere, comunque, che questo è l’effetto delle continue riforme che sono state fatte negli ultimi decenni”.
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