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Cassa integrazione in deroga: come finanziarla? La prima sfida di Enrico Giovannini
venerdì 3 maggio 2013, di
“La mancanza di lavoro uccide e questa è la madre di tutte le urgenze”. Parola di Laura Boldrini, Presidente della Camera.
Tra le priorità su cui il nuovo Governo è chiamato a intervenire c’è sicuramente la questione del lavoro e degli ammortizzatori sociali, in particolare il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, perché, come ha dichiarato Letta:
“Solo con il lavoro si può uscire da questo incubo di impoverimento e imboccare la via di una crescita non fine a sé stessa”.
Il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga rappresenta la prima sfida del neoministro del Lavoro, Enrico Giovannini. La Cassa integrazione in deroga è stata istituita dal Governo Berlusconi nel 2004 al fine di estendere la categoria dei lavoratori tutelati in caso di disoccupazione. Si tratta di un ammortizzatore sociale, potenziato nel 2009 per far fronte agli effetti della crisi economica, destinato alle imprese che non hanno i requisiti per servirsi della Cassa integrazione ordinaria o straordinaria, quali:
- aziende industriali con meno di 15 dipendenti;
- aziende artigiane;
- aziende commerciali fino a 50 dipendenti;
- studi professionali.
Chi può accedervi?
Possono beneficiare della Cassa integrazione in deroga tutti i lavoratori dipendenti dell’azienda in crisi (in attivo da più di 12 mesi), purchè assunti da almeno 90 giorni. Inoltre, possono accedere alla Cassa integrazione in deroga coloro che non avrebbero accesso ad alcun ammortizzatore sociale, come gli apprendisti.
L’importo previsto è pari all’80% dello stipendio, a condizione che questa soglia sia inferiore ad un tetto massimo stabilito annualmente (in genere € 1.200).
Le tempistiche sono decise caso per caso in base ad accordi governativi siglati con l’azienda.
Quando il lavoratore svolge contemporaneamente alla Cassa integrazione un’attività retribuita, senza comunicarlo preventivamente all’INPS, il diritto decade.
Il finanziamento
L’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero poco tempo fa ha lanciato l’allarme sul finanziamento della Cassa integrazione, in quanto i 200 milioni di euro, stanziati all’inizio dell’anno, non sono sufficienti per far fronte a tutte le richieste, soprattutto alla luce di alcuni dati:
- tra gennaio e marzo 2013 85.000 lavoratori hanno fruito della Cassa integrazione in deroga;
- a marzo c’è stato un incremento delle richieste pari al 147%.
Secondo i sindacati c’è bisogno di almeno 1 miliardo di euro, perché, come spiega la leader della Cgil, Susanna Camusso:
“C’è il rischio che mezzo milione di italiani possa restarne senza. E in qualche regione siamo già arrivati all’esaurimento dei fondi della Cig. Non è neanche detto che in alcune regioni si arrivi fino a giugno. I numeri di oggi non sono quelli veri perchè sta moltiplicandosi la domanda di cassa integrazione in deroga. Purtroppo i primi mesi del 2013 hanno determinato un’ulteriore accelerazione della crisi e della difficoltà. Bisogna trovare le risorse non solo per proteggere il reddito di quei lavoratori, ma per evitare un’ulteriore spirale di avvitamento sulla riduzione dei consumi, un’ulteriore riduzione della base produttiva che si è già ridotta consistentemente”.
Gli interessati della prossima scadenza saranno tutti quei lavoratori in cassa integrazione a zero ore, ovvero lavoratori che, almeno formalmente, non hanno perso il lavoro, ma che sono costretti a restare a casa, senza la possibilità di svolgere neanche un orario ridotto.
Al fine di comprendere meglio la questione dei finanziamenti, occorre fare una precisazione importante sulle modalità di finanziamento:
- la Cassa di integrazione ordinaria viene finanziata dai contributi versati da aziende e lavoratori dipendenti;
- la Cassa integrazione straordinaria viene finanziata in parte da contributi e in parte da risorse pubbliche;
- la Cassa integrazione in deroga si base esclusivamente su finanziamenti statali.
I problemi
Il principale problema connesso alla Cassa integrazione in deroga risiede nel fatto che si tratta di un ammortizzatore a pagamento diretto da parte dell’INPS, perché le Regioni sono gli enti che autorizzano i trattamenti di integrazione salariale in deroga, ma è poi l’INPS l’ente preposto al pagamento. Dunque, finchè non ci sono i fondi il pagamento non avviene. Normalmente il pagamento avviene almeno dopo 2-3 mesi dall’ultima retribuzione.
Così, se la funzione della Cassa integrazione è quella di sostenere il lavoratore in un periodo di difficoltà, il ritardo con cui viene elargito il sussidio fa venir meno il requisito essenziale della tempestività.
Come affronterà l’emergenza il nuovo ministro del lavoro Enrico Giovannini, estremo conoscitore delle statistiche ISTAT sulla disoccupazione del nostro Paese?