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Disoccupazione: Giovannini potrebbe ispirarsi al modello francese?

sabato 18 maggio 2013, di Valentina Pennacchio

Disoccupazione giovanile: Giovannini potrebbe ispirarsi al modello francese? Sarà questo il punto di partenza per il varo del pacchetto occupazione per i giovani previsto a giugno?

I dati ISTAT sulla disoccupazione giovanile in Italia sono ormai noti: 38,4%. L’economista Stefano Scarpetta, vicedirettore della direzione lavoro dell’Ocse, ha dichiarato:

“In tutta Europa la situazione è talmente grave che servirebbe un piano Marshall per i giovani, anche se le soluzioni vanno definite a livello nazionale”.

Una cifra allarmante, la nostra, che il ministro Enrico Giovannini potrebbe tentare di arginare guardando oltralpe, in particolare alla Francia di François Hollande, che da metà marzo ha introdotto il “contrat de génération”, quello che potrebbe essere il punto di partenza per la staffetta generazionale di cui ha parlato Giovannini, sperimentata a livello nazionale da Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte, in particolare su tre fronti:

  • copertura dei contributi INPS a vantaggio dei lavoratori senior che accolgono la possibilità del part time per garantire un’assunzione di giovani;
  • incentivi per il reinserimento dei lavoratori;
  • bonus assunzionali alle imprese.

Il contratto generazionale francese

La Francia è un altro Paese europeo segnato dall’emergenza lavoro e dalla disoccupazione giovanile (un giovane su quattro cerca lavoro) e per farvi fronte si è pensato all’introduzione del contratto generazionale, che dovrebbe garantire l’assunzione a tempo indeterminato di un giovane under 26, mantenendo al contempo un senior fino al raggiungimento dei requisiti pensionistici.

Il contratto generazionale francese è stato una delle promesse elettorali della campagna elettorale di François Hollande, che ha promesso di combattere la crescita della disoccupazione entro la fine di questo anno. Mediante il contratto generazionale vengono versati € 4.000 annui per un massimo di 3 anni (€ 2.000 a sostegno del giovane, € 2.000 per il mantenimento del dipendente senior) alle aziende che:

  • hanno meno di 300 dipendenti;
  • assumono un dipendente under 26 (30 anni se affetto da handicap);
  • mantengono il posto di lavoro ad un dipendente senior (almeno 57 anni o 55 se affetto da handicap), che sarà il tutor dell’under 26, assicurando un passaggio di competenze, fino anni alla pensione.

Se nell’azienda dovesse mancare un senior, si potrà assumere un over 55 e attivare on lo stesso un contratto di generazione.

Le aziende con più di 300 dipendenti sono escluse dal beneficio di € 4.000, anzi lo Stato ha stabilito che, se entro il mese di settembre 2013 dette aziende non avranno predisposto un piano d’azione sul tema del contratto generazionale, saranno soggette a sanzioni.

La Francia punta a siglare almeno 500.000 di questi contratti generazionali entro il 2017. Essendo entrato in vigore da poco, non ci sono molti riscontri concreti circa il contratto generazionale, ma uno studio recente del Conseil d’analyse économique (Cae) è stato critico circa il fatto che il contratto generazionale viene applicato indistintamente a tutti i livelli salariali, piuttosto che esclusivamente ai livelli di reddito più bassi, ovvero inferiore allo Smic, salario minimo stabilito dalla legge, di 1,6 volte.

I soldi avanzati potrebbero poi confluire in misure ad hoc per i giovani con una formazione limitata che non riescono ad inserirsi nel mercato del lavoro.

Inoltre l’aspetto critico del contratto generazionale è che prevede che l’azienda debba impiegare due risorse, il giovane e il senior, anziché una, per 3 anni e senza riduzione di orario per nessuna delle due.

L’esperto di problemi lavorativi dei senior, Rodolphe Delacroix, ha aggiunto che i contratti generazionali sortiranno un effetto limitato per gli over 50, perché “bisogna andare oltre”, introducendo, come già accaduto in Germania e nei Paesi del Nord Europa, una maggiore flessibilità sul mercato del lavoro.

Il premio per il lavoro

Il modello francese potrebbe essere quello seguito anche per il premio per il lavoro (prime pour l’emploi), un credito d’imposta sui salari bassi, introdotto nel 2001. Sui redditi di lavoro dipendente sino a € 17.000 è previsto un premio fiscale al fine di aumentare il potere di acquisto. Nello specifico la soglia di reddito è:

  • fino a € 17.451 per single, vedovi e divorzaiti;
  • fino a € 26.572 euro per coniugi e/o conviventi.

Se il credito d’imposta supera l’imposta dovuta, la differenza è corrisposta al dipendente.

Un progetto che in Italia, secondo il sottosegretario al Welfare Carlo Del l’Aringa, “partirà con un’introduzione graduale e, quando verranno individuate le risorse, anche utilizzando fondi europei”.

Ricordiamo che per quanto riguarda il peso fiscale sui salari nella classifica Ocse la Francia è al secondo posto, mentre l’Italia è al sesto.

Come rilanciare il lavoro giovanile?

Alcuni esperti si sono pronunciati al fine di individuare la giusta strada per rilanciare il lavoro giovanile. Tra questi Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano, che ha dichiarato:

“In questa fase di disoccupazione acuta e di risorse scarse bisogna stabilire delle priorità: occorre piuttosto concentrare i fondi disponibili su una drastica riduzione del cuneo fiscale per i giovani, l’unica misura in grado di muovere in tempi rapidi un mercato ormai paralizzato".

Nel medio termine sarebbe

“un buon affare per le finanze pubbliche, visto che è proprio tra le nuove generazioni che negli ultimi due anni si è concentrato il triste fenomeno della sparizione dall’elenco dei contribuenti”.

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