Economia italiana, quali scenari futuri? Dai fondi europei a una crescita sostenibile

Martino Grassi

27/10/2020

Quali scenari si prospettano per la ripartenza economica dell’Italia nel periodo post emergenza? Il tema è stato affrontato nel corso della prima conferenza del Family Economy Week.

Economia italiana, quali scenari futuri? Dai fondi europei a una crescita sostenibile

Si è conclusa la prima conferenza del Family Economy Week dedicata ai risparmiatori e alle famiglie italiane. Durante l’incontro è stata analizzata l’attuale situazione economica italiana e il contributo che l’Europa ci ha fornito per attuare delle manovre che hanno consentito la ripartenza del Paese dopo uno stop dettato dall’emergenza sanitaria.

Non è infatti una novità che la pandemia abbia causato un rallentamento delle produzioni e dell’economia, con un calo vertiginoso del prodotto interno lordo, ma grazie ai contribuiti dell’UE, l’Italia sta adesso rialzando la testa in modo più semplice rispetto a quanto avrebbe potuto fare da sola.

Gli aiuti europei potrebbero far ripartire l’Italia

Le risorse economiche provenienti dall’Europa sono state in grado di far ripartire la macchina economica dell’Italia dopo un blocco causato dall’emergenza sanitaria, infatti, come ha commentato anche l’economista e alto funzionario della Commissione Europea, Mario Nava: “La crisi ci ha colti di sorpresa, ma la risposta dell’Europa è stata forte.

Grazie ad interventi come il SURE e il Next Generation EU, i vari Stati membri, tra cui anche l’Italia, hanno potuto difendersi da un possibile rischio di disoccupazione, oltre che elaborare e attuare dei piani per rendere migliore il futuro dei giovani e dell’economia, nonostante per il momento i dati siano poco confortanti come ha illustrato anche Ciro Rapacciuolo, responsabile del Centro Studi di Confindustria:

“La situazione economica è condizionata dall’evolversi dell’epidemia. Dopo un ottimo rimbalzo del terzo trimestre, il quarto trimestre lo vediamo molto debole. Il numero finale del PIL potrebbe essere un -10%. Un dato che nasconde già una piccola risalita”.

Per quanto riguarda il 2021 invece, se il virus venisse contenuto, la situazione potrebbe migliorare nettamente, segnando un +5% sul PIL, tuttavia all’Italia serviranno ulteriori stimoli per ripartire veramente dal momento il tasso di crescita del nostro paese resta molto basso da circa 20 anni.

Anche Giovanni Tria, ex ministro dell’economia, concorda sul fatto che l’Italia in questo momento sta “sopravvivendo grazie alla BCE e al Next Generation EU” e al fatto che ci sia stato un vero aiuto fiscale grazie anche alla rimozione del Patto di Stabilità e delle stringenti regole di bilancio. Questo ha permesso di comprendere il ruolo cruciale che l’Europa gioca nei confronti degli Stati, ma soprattutto che “servono delle politiche comunitarie. Non basta che l’UE si limiti a controllare l’andamento economico dei Paesi. Questo cambio di passo è fondamentale per il ruolo dell’Europa nel contesto internazionale. Oltre i fondi, io spero ci sia un approccio generale che porti a delle politiche europee condivise”.

Il problema della crescita lenta

L’Italia, da diversi anni, sta combattendo contro un tasso di crescita molto lento, precisa l’onorevole Luigi Marattin, ed è proprio dall’analisi di questo punto che il nostro Paese dovrà ripartire una volta superata l’emergenza sanitaria. Negli ultimi 30 anni infatti la crescita è sempre stata inferiore all’1% mentre il debito ha continuato a crescere durante l’emergenza sanitaria, “con l’inflazione che resta bassa, il rapporto debito/PIL non sarebbe sostenibile”. Il pareggio potrà essere raggiunto solamente nel 2023 a patto che le risorse europee vengano utilizzate in modo sapiente.

Quali opportunità di crescita per l’Italia?

Alla luce dell’attuale situazione, quali possono essere le soluzioni di crescita per il Paese? Per Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, non ci sono dubbi, la crescita dell’economia dell’Italia potrebbe partire proprio dai risparmi dei cittadini, tramite quello che viene definito private capital, che sostanzialmente finanzia le imprese con le giacenze bancarie dei risparmiatori. Cipolletta infatti spiega che:

“I fondi di private equity raccolgono parte dei risparmi accumulati dagli investitori istituzionali e li investono nelle aziende. Queste imprese, aumentando di valore, creano occupazione e reddito, oltre a restituire un capitale maggiore rispetto a quello preso in prestito. C’è quindi un interesse generale. Questo circuito positivo è particolarmente importante in questa fase, in cui servirebbero nuovi capitali per investire in nuove tecnologie e supportare le nuove organizzazioni del lavoro”.

Le giacenze dei risparmiatori inoltre portano con sé dei grandi pericoli, spiega Alessandro Melzi D’Eril, Amministratore Delegato di Anima Sgr: “Oggi un risparmiatore dovrebbe comunque investire per remunerare la liquidità in giacenza, nonostante la situazione attuale. Noi cerchiamo soluzioni che portino ai risparmiatori rendimenti più interessanti nel medio-lungo termine, cercando ovviamente di mitigare i rischi. Puntiamo su prodotti ad accumulo, con la componente azionaria che cresce gradualmente”.

Chiaramente la situazione attuale obbliga ad avere una visione più dilungata nel tempo rispetto a quanto accadeva nel passato, tuttavia gli investimenti continuano ad essere il motore dell’economia ed un eccesso di risparmi “non aiutano il sistema Italia. Oggi non ci sono più rendimenti garantiti. Il conto corrente dimezza i risparmi in 20 anni”.

Anche il MES, lo strumento di cui si è tanto parlato negli ultimi mesi, spiega Marattin, sarebbe uno strumento utile poiché “ci farebbe ricevere nuove risorse a un tasso bassissimo dello 0,12% piuttosto che allo 0,7% con i BTP”. Della stessa idea anche Silvia Merler, Head of Research di Algebris, la quale ricorda che i fondi del MES hanno delle condizionalità, ossia devono essere “utilizzati per coprire costi sanitari indiretti e diretti, ma con tassi d’interesse molto bassi. Ha quindi condizioni vantaggiose oggi da poter sfruttare”.

Verso un futuro sostenibile

La conferenza si è conclusa con un dibattito su un tema sempre più cruciale, quello della sostenibilità. A parlarne è stato il co-fondatore e portavoce di ASviS, Enrico Giovannini, che si è soffermato sull’Agenda 2030, “la guida concreta per cambiare le politiche, l’economia e la società con effetti benefici per tutti”.

Nonostante si stia attraversando un momento particolarmente difficile della nostra storia è necessario non perdere di vista gli obiettivi della sostenibilità, proprio come ha fatto la Spagna, il cui “recovery plan include tutti i 17 goal per lo sviluppo sostenibile. Il punto cruciale è che sta a noi fare le scelte giuste. La Family Economy Week va assolutamente in questo senso. L’Italia non è sulla retta via ed è questo il momento di dare la sterzata verso la sostenibilità, anche con i fondi europei del Next Generation EU”.

In collaborazione con Fidelity International

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