Economia USA: l’incubo della Federal Reserve sta diventando realtà?

Livio Spadaro

23/02/2016

L’incubo della Fed potrebbe trasformarsi presto in realtà. L’economia USA rischia di entrare in un lungo periodo di recessione fatto di crescita zero e alta inflazione.

Economia USA: l’incubo della Federal Reserve sta diventando realtà?

I recenti dati macro relativi all’economia statunitense hanno mostrato una contrazione dell’economia nonostante la disoccupazione sia a livelli molto bassi e un mercato lavorativo in termini di redditi tutto sommato positivo. La scorsa settimana, il dato sull’inflazione core annualizzato di gennaio ha mostrato un incremento del 2,2%, oltre le attese e al precedente, e il più alto in 4 anni. Questo dato è stato superiore anche al target della Fed del 2% ed è stato recepito come una buona notizia. Tuttavia, c’è il pericolo che la situazione possa degenerare, rendendo così realtà l’incubo della Federal Reserve ovvero la stagflazione.

USA: inflazione core al 2,2% è una buona notizia?

L’andamento dell’economia americana è in una fase di luci e ombre. Mentre la disoccupazione è calata a livelli record e i redditi sono sostanzialmente saliti, rimane una certa perplessità sull’attività manifatturiera e del settore terziario i quali sembrano ancora piuttosto fragili.

Il rialzo dei tassi voluto e messo in atto dalla Federal Reserve a dicembre, ha già dato segnali che una stretta monetaria sull’economia USA potrebbe non essere sostenibile.

Al di là di questo, un dato importante è stato pubblicato la settimana scorsa. Nello specifico, venerdì è stato reso noto il livello di inflazione di gennaio che, nella versione core, è risultato oltre le attese e il precedente attestandosi al 2,2%.

Un dato buono se preso da solo e oltre il target fissato dalla Federal Reserve del 2%, oltre che il più alto degli ultimi 4 anni.

Una rilevazione del genere potrebbe essere un segnale che la Fed stia facendo il proprio lavoro, mantenendo la propria aspettativa di crescita economica tramite una modesta dose di inflazione. In questo caso non è certo se ci sia da festeggiare.

Il dato sull’inflazione così elevato potrebbe invece significare che stanno emergendo i sintomi di una politica monetaria espansiva durata 8 anni e che starebbe trasformando l’economia americana in una specie di zombie assetato di stimoli monetari.

USA: rallentamento dell’economia giunto in concomitanza con il rialzo dei tassi

Molti economisti credono che il recente rallentamento dei settori industriali dell’economia americana sia dovuto alle turbolenze dell’economia globale che di conseguenza hanno impattato sull’andamento di Wall Street.

Tuttavia, le prime avvisaglie di rallentamento economico globale si erano già viste l’estate scorsa, quando un’ondata di sell-off investì gli indici cinesi facendo temere sullo stato di salute dell’economia cinese (la seconda a livello mondiale).

Invece, il maggiore sell-off si è registrato un mese dopo il rialzo dei tassi USA da parte della Federal Reserve al quale potrebbero seguirne altri.

Quest’ultimo punto potrebbe essere il motivo che ha scatenato l’ondata di vendite sull’azionario USA e che ha portato gli indici americani a testare livelli di supporto molto importanti.

Mentre la borsa americana stornava, venivano pubblicati dati macro USA che evidenziavano la decelerazione dell’economia USA che, se collegata alla stretta di politica monetaria della Fed, non sembra poi così accidentale.

USA: l’incubo della stagflazione incombe?

Il Giappone insegna che stimoli monetari continui e sempre più consistenti falliscono nel creare un’economia stabile e in salute che riesca a sopravvivere in assenza di questi.

L’accomodamento monetario intrapreso dalla Fed negli anni di crisi, potrebbero aver difeso l’economia USA da una contrazione più profonda nel breve periodo ma ha anche creato una bolla artificiale che ora, in qualche modo, andrà “sgonfiata”.

Gli stimoli monetari della Fed (ma anche quelli di altre economie) hanno fatto in modo di accrescere in maniera esponenziale il debito di famiglie e aziende, a causa del credito facile innescatosi durante l’epoca dei tassi a zero.

Mentre gli indici azionari salivano, inebriati dal Quantitative Easing e senza riflettere il reale stato dell’economia, in realtà si stavano ponendo le bassi di una bolla sul debito che rischia di esplodere anche con un piccolo rialzo dei tassi come quello messo a punto a dicembre.

In questo senso, il rialzo dell’inflazione, unitamente ad una decelerazione economica, potrebbe rendere realtà l’incubo della Fed: la stagflazione. Per stagflazione si intende quella situazione economica in cui la crescita è pari a zero (o negativa) mentre i prezzi al consumo crescono.

Non è solo l’incubo della Fed ma anche dei consumatori che vedono rialzarsi i prezzi ma non i redditi, diminuendo così gli standard di vita.

Se l’inflazione dovesse continuare a salire, la Federal Reserve potrebbe fare ben poco se non tentare di alzare i tassi di interesse. In questo modo però, l’economia continuerebbe a decelerare mentre l’inflazione potrebbe continuare a salire spedendo così l’economia americana in recessione e facendo crollare la credibilità dell’istituto centrale statunitense.

USA: Ethenea vede probabilità di recessione al 75%. Short su indici a livelli del 2008

Qualcuno se ne sta forse accorgendo di questo scenario, come ad esempio la casa di ricerche Ethenea che ieri ha dichiarato che le probabilità di recessione USA sono salite al 75% nei prossimi mesi.

E qualcuno potrebbe essersene accorto anche sugli indici americani come si vede dal grafico qui di seguito che mostra come il tasso di short sul NYSE sia arrivato quasi ai livelli del luglio 2008.

Fonte: zerohedge.com

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