L’Europa deve fare attenzione all’affermazione di partiti populisti e anti-euro. Mario Draghi ritiene, però, che la tesi di un’uscita dall’euro non sta in piedi
Negli ultimi giorni i media hanno dato molto risalto alle dichiarazioni dei leader di partiti politici di minoranza di diversi paesi dell’area euro, da sempre euroscettici e pronti a lanciare iniziative per uscire dall’unione monetaria europea. Basta ascoltare i recenti annunci di Beppe Grillo e Matteo Salvini in Italia, rispettivamente leader di M5S e Lega Nord, oppure di Marine Le Pen in Francia. Senza contare che in Grecia restano elevati i consensi per il partito neonazista Alba Dorata. In ogni caso partiti politici di estrema destra (ma anche di sinistra) stanno crescendo a vista d’occhio, ottenendo forti consensi grazie alla disperata situazione di milioni di persone senza reddito e senza lavoro. Sull’argomento si sono espressi negli ultimi giorni sia il premier italiano Enrico Letta sia il governatore della BCE, ovvero Mario Draghi.
In un’intervista rilasciata al New York Times, Enrico Letta ha sottolineato che il populismo minaccia la stabilità dell’Europa e per questo motivo va combattuto con decisione, altrimenti si corre il rischio di avere alle prossime elezioni un Parlamento caratterizzato da un 25% di eletti anti-euro o anti-UE. Secondo Letta, molti politici euro-scettici si caratterizzano anche per un orientamento xenofobo. La tesi di Letta è stata ripresa da Mario Draghi, numero uno dell’Eurotower. Secondo il banchiere italiano, intervistato dal settimanale francese Le Journal du Dimanche, “la tesi populista che consiste nel pensare che, uscendo dall’euro, un’economia nazionale beneficerebbe all’istante di una svalutazione competitiva come ai vecchi tempi non sta in piedi”.
Draghi resta fiducioso su un possibile ritorno alla crescita nell’eurozona, grazie al mantenimento della politica monetaria accomodante che dura ormai da due anni (con tassi vicini allo zero). Il numero uno della BCE ha comunque sottolineato che attualmente la crescita “è modesta, fragile e diseguale”. Senza contare che “la disoccupazione è sempre molto alta”. Nonostante l’invito dei policy makers a evitare facili populismi in una fase così difficile per la congiuntura europea, ieri sono arrivate nuove pesanti accuse rivolte a Bruxelles e alla moneta unica. Nel giorno della sua incoronazione a segretario della Lega Nord, il 40-enne europarlamentare milanese Matteo Salvini ha sparato a zero contro i "burocrati di Bruxelles", etichettati come “delinquenti”, e dichiarato che l’euro è un “crimine”. Salvini ha poi lanciato la sua battaglia per una Padania indipendente.
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