Crolla la borsa di Milano (quasi -4%) dopo che la BCE ha allontanato la possibilità di un piano di quantitative easing nell’area euro. Pesanti i titoli bancari ed energetici
Durante il meeting di ieri della BCE, tenutosi alla Reggia di Capodimonte a Napoli, non sono giunte indicazioni sul piano di quantitative easing tanto bramato dai mercati. Il governatore dell’Eurotower, Mario Draghi, si è limitato a comunicare l’avvio degli acquisti di covered bond e Abs e le caratteristiche del piano. Gli investitori speravano che il banchiere italiano aprisse maggiormente la porta a un QE europeo, considerando anche le palesi difficoltà dell’economia dell’eurozona e l’inflazione sempre più vicina allo zero. Draghi non è riuscito così a scaldare i mercati, sui quali si è assistito a violenti vendite.
In Europa sono state accusate le perdite maggiori. Il listino azionario più colpito è stato quello italiano, con l’indice FTSEMIB della borsa di Milano in calo del 3,94% a 19.894,88 puti. La perdita della soglia psicologica dei 20mila punti potrebbe costare caro alla piazza milanese, che sembra proiettata verso i supporti di 19mila punti, ovvero l’area di minimo che risale all’8 agosto scorso. In risalita c’è invece lo spread Btp-Bund, tornato sopra 140 con il tasso decennale del BTp al 2,33%. Il paniere FTSEMIB ha registrato un profondo rosso, che ha coinvolto tutti i titoli.
Hanno fatto molto male i titoli bancari, ma anche i titoli energetici (Saipem -3,72%, Eni -3,82%, Enel -3,86%, Tenaris -4,55%) in scia alla marcata debolezza del petrolio Wti finito sotto 90$ al barile al Nymex di New York. La maglia nera sul listino spetta comunque a Finmeccanica, che lascia sul terreno il 6,44% a 7,12€. Qui pesa come un macigno la revisione dell’outlook sul rating BB+ da parte di Standard & Poor’s: le prospettive sono ora negative, con possibile downgrade nei prossimi mesi. Tra le banche spicca il crollo di Banco Popolare, che ha perso il 6,19% a 11,07€. Tra i big da segnalare il -4,84% di Unicredit e il -5,5% di Intesa Sanpaolo.
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