Dalla crisi della Finlandia alla crescita della Svezia: il ruolo dell’euro

Giulia Mirimich

1 Marzo 2017 - 11:11

In Finlandia si consuma una crisi economica senza eguali, mentre la Svezia continua a crescere: quali sono le differenze e che ruolo ha giocato l’euro?

Dalla crisi della Finlandia alla crescita della Svezia: il ruolo dell’euro

L’economia della Finlandia è nel mirino di una crisi molto forte. Quando si parla di crisi economica della Finlandia è impossibile, soprattutto per gli euroscettici, non guardare alla vicina Svezia che, invece, continua a crescere. Quali sono le differenze tra l’economia della Finlandia e quella della Svezia?

Mentre la Finlandia entra nel quarto anno di recessione e vede il suo PIL crollare a picco, peggio che durante gli anni della crisi bancaria finlandese dei primi anni Novanta, la Svezia continua a crescere, in totale controtendenza rispetto all’intera Europa. Perché?

La ragione per cui la Finlandia vive una forte crisi economica, mentre la Svezia è protagonista di una crescita potrebbe essere l’euro.

La Svezia, entrata nell’Unione Europea il 1 gennaio 1995 dopo un referendum popolare, nel 2003 ha sottoposto l’adesione all’euro sempre alla volontà popolare.

Il 14 settembre 2003 il 55,9% della popolazione ha scelto di mantenere la moneta locale, la corona. La Finlandia invece è entrata nell’eurozona, mettendo da parte il marco.

Finlandia e Svezia hanno avuto un percorso di crescita analogo nel periodo compreso tra il 1989 al 2008, anno in cui la crisi globale ha inciso notevolmente su tutte le singole economie. Dal 2008 però il loro percorso si divide e appare molto differente. Che cosa è successo?

Finlandia e Svezia: dal 2008 le economie prendono strade diverse

Dal 2008 le strategie economiche di Svezia e Finlandia prendono strade diverse. La Svezia infatti tra il 2008 e il 2009 ha lasciato svalutare la corona di circa il 20%, permettendole di tornare competitiva.

Il PIL di Stoccolma dal 2008 è cresciuto di 8 punti, il debito pubblico oscilla a malapena intorno al 40% del PIL ed entro il 2020 il paese si è posto l’obiettivo di diventare il paese d’Europa con il minor tasso di disoccupazione.

Sicuramente a contribuire è l’export di qualità, affiancato e sostenuto dagli investimenti pubblici in materia di ricerca scientifica e tecnologia, senza dimenticare le spese per i luoghi di studio.

La Finlandia, invece, non potendo svalutare la moneta avendo adottato l’euro, ha intrapreso la strada dell’austerity, tagliando gli stipendi e la spesa pubblica, come richiedono le rigide regole di Bruxelles e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Tra chi invoca a gran voce l’uscita dall’euro, come il vicepremier Timo Soini, e chi invece si limita a spiegare la crisi finlandese con il crollo del colosso Nokia, la Finlandia al momento si adegua alla disciplina di bilancio imposta dalla partecipazione all’eurozona.

Il modello svedese potrebbe dare da riflettere sul ruolo che la moneta unica sta giocando nelle crisi economiche del blocco europeo, ma a porre la questione è ancora di più l’irrigidimento fiscale e la situazione economica della Finlandia.

È un caso che l’unico paese nordico ad aver adottato l’euro stia arrancando così tanto e non riesca a risollevare i propri bilanci? Se si contempla il continuo susseguirsi di situazioni critiche nell’eurozona è inevitabile pensare che finora la moneta unica non sembra essere stata in grado di fornire un equilibrio concreto, tutt’altro.

Questo perché l’adozione dell’euro fondamentalmente ha significato, e significa ancora, per i paesi membri rinunciare alla propria sovranità monetaria.

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