Per i prossimi mesi è previsto un euro sempre più "light", sulle aspettative di un intervento deciso della BCE per contrastare la bassa inflazione e rilanciare la crescita
Da quando Mario Draghi ha pronunciato il famoso discorso di Londra a difesa dell’euro, a fine luglio 2012, la moneta unica ha messo a segno un progresso davvero esaltante contro tutte le principali monete mondiali, arrivando addirittura a lambire quota 1,40 dollari. Nelle ultime settimane, però, la divisa europea ha iniziato a perdere terreno, non appena gli investitori hanno spostato il focus sui fondamentali macroeconomici, che in effetti nell’eurozona continuano a deludere le aspettative.
Al di là dell’esito delle elezioni europee, che hanno confermato l’aumento del consenso tra i partiti euroscettici, ciò che gli investitori guarderanno con grande attenzione è il meeting della BCE del 5 giugno. Questo perché Mario Draghi ha praticamente promesso un intervento per contrastare il rischio di bassa inflazione e la forza dell’euro.
L’opzione di un piano di quantitative easing in stile FED resta allo studio, ma sembra solo come extrema ratio se le cose dovessero peggiorare nelle prossime settimane. In ogni caso se ne riparlerà, salvo sorprese, soltanto dopo l’estate. Gli investitori si aspettano, invece, il taglio dei tassi di interesse dall’attuale 0,25% a un corridoio compreso tra lo 0% e lo 0,25%.
Inoltre è stata prospettata la possibilità di un taglio del tasso sui depositi overnight su valori negativi, in modo tale da scoraggiare le banche commerciali a depositare la loro liquidità in eccesso nei forzieri della BCE. Secondo la maggior parte degli specialisti del mercato valutario, l’euro è destinato a perdere valore. La motivazione non risiede soltanto nei fragili fondamentali macro dell’eurozona, ma anche nelle aspettative del divario sulla crescita con altre aree economiche (Usa, Regno Unito e Giappone in primis).
A questo punto, considerando anche che l’euro quota ancora sopra 1,36 dollari, non lontano dai top dell’anno di 1,3993, il piccolo investitore sembra ancora in grado di posizionarsi con rischi molto contenuti per provare a cavalcare la possibile tendenza ribassista nei prossimi mesi, seguendo anche i target fissati da alcune banche d’affari internazionali, decisamente più bassi rispetto ai valori correnti (Goldman Sachs, ad esempio, si aspetta un crollo fino a 1,30 entro la prima parte del 2015).
Non bisogna di certo aspettarsi che l’euro possa scendere fino alla parità col dollaro o anche tornare a 1,2040 (il minimo del 2012 toccato al culmine della crisi del debito pubblico europeo), ma una svalutazione fino a 1,30 – 1,28 appare possibile, soprattutto se la BCE non verrà meno alle sue promesse di interventismo per contrastare la bassa inflazione. Il piccolo investitore potrebbe direttamente vendere euro contro dollari, sterline e commodity currencies (Aud, Nzd, Cad, Nok) sia tramite l’intermediazione dei forex broker sia attraverso gli Etc valutari che consentono di posizionarsi short sulla moneta unica.
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