Uno stop nelle forniture di gas dalla Russia all’Europa resta la minaccia maggiore, dopo quella di un conflitto armato, nella crisi ucraina: cosa potrebbe succedere? La risposta in grafici.
L’Europa guarda alla Russia essenzialmente per il gas. E se la questione della ipotetica guerra in Ucraina è una questione di conquista di dominio per gli USA, per il vecchio continente in gioco c’è innanzitutto la sicurezza energetica.
Questo per un motivo semplice: l’interdipendenza tra UE e Russia sulla fornitura di gas è diventata sempre più stretta nell’ultimo anno e una potenziale escalation nei confini ucraini potrebbe spingere Mosca a giocare la carta del gas come ritorsione.
L’Europa lo sa bene e rimane un attore in gioco piuttosto vulnerabile, anche perché la crisi del gas è scoppiata prima dei venti di guerra ucraini e sta pesando gravemente sulle bollette energetiche europee.
Cosa può succedere davvero all’UE senza la materia prima russa? Un’analisi attraverso alcuni interessanti grafici.
Gas, Russia, Europa: quanto vale il legame?
I numeri parlano chiaro: il gas russo verso l’Europa già a metà 2021 segnava un -25% rispetto alle attese e a gennaio 2022 è andata anche peggio, con un tonfo del 40%. Di conseguenza, i prezzi spot del gas sono schizzati alle stelle in un anno.
A dare un quadro più esplicativo della situazione e dei potenziali rischi per il nostro continente è un’elaborazione Ispi, con l’ausilio di interessanti grafici.
Il primo, per esempio, chiarisce la vulnerabilità dei Paesi europei importatori dalla Russia se il gas di Putin venisse stoppato. A misurare questa debolezza sistemica di ogni nazione non c’è soltanto la quota di import del gas russo generale, ma anche il suo peso in base ai consumi statali e il mix energetico della nazione.
Questo il risultato in una mappa elaborata da ISPI su dati Eurostat, GIE, BP, Gazprom, dove il colore diventa rosso più scuro all’aumentare della vulnerabilità:
Interessante notare che, oltre al blocco dell’Europa dell’Est, a soffrire maggiormente la dipendenza dal gas russo è proprio l’Italia. Su una scala da 0 a 31, il nostro Paese si aggiudica 19, al primo posto tra le grandi nazioni UE. La Germania è la seconda, ma la Francia, addirittura, segna un 3 per via della sua dipendenza piuttosto da nucleare e da import di GNL.
Come specifica Ispi in alcuni esempi:
“Il 100% delle importazioni di gas naturale della Romania proviene da Mosca, ma la Romania risulta uno dei paesi con la vulnerabilità minima a un taglio delle forniture. Il motivo? Semplice: il 90% del gas consumato dalla Romania è prodotto dal paese stesso. Finlandia: Helsinki importa tutto il gas utilizzato, e il 97% di questo gas viene dalla Russia. Ma, per produrre l’energia di cui ha bisogno, il paese usa il gas solo per il 7%, affidandosi soprattutto a legname e nucleare: in questo modo si “svincola” dalla dipendenza da Mosca.”
Tanti sono i fattori in gioco, quindi. In generale, comunque, c’è stato un crescendo di importazioni nette di gas in UE nei decenni, a partire proprio dall’altra grande crisi energetica, quella petrolifera degli anni ’70. Da quei tempi c’è stato poi un crescendo, come sintetizzato dal report Ispi:
“Oggi i paesi dell’UE consumano il quadruplo del gas che consumavano nel 1970, mentre la produzione europea è passata da soddisfare il 36% della domanda nel 1980, all’attuale 13%. Insomma: da una “dipendenza” a un’altra...la “dipendenza” da Mosca è un fatto strutturale e geografico: è molto più facile ed economico trasportare gas via tubo, e un enorme produttore non lontano dai grandi consumatori europei è un partner inevitabile.”
In numeri: dal 2009 a oggi, l’UE riceve il 50% della sua quota di gas dalla Russia.
Questo altro grafico semplifica la dipendenza da Mosca:
Cosa è successo, quindi, nel 2021? La Russia ha nettamente abbassato le esportazioni verso l’UE, tanto che l’Istituto Politica Internazionale azzarda il titolo il grande short russo. Il deficit rispetto agli anni precedenti è visibile, come nel grafico elaborato con ENTSOG:
Lo sguardo finale, allora, va all’elaborazione dello scenario peggiore: senza gas russo, come potrebbe l’Europa compensare le mancate forniture? Il GNL verrebbe in aiuto, come nel grafico:
Se da una parte la capacità di rigassificazione europea potrebbe dare un sostegno, bisogna però calcolare che non tutti i Paesi UE sono attrezzati, oltre al fatto che in questo momento di carenza l’Europa sta già attingendo al GNL.
Il gas russo, quindi, rimane un fattore geopolitico essenziale per la sicurezza europea.
In ultimo, serve ricordare che la Russia ha firmato un contratto di 30 anni per la fornitura di gas alla Cina attraverso un nuovo gasdotto e regolerà le nuove vendite in euro, rafforzando un’alleanza energetica con Pechino nel mezzo dei rapporti tesi di Mosca con l’Occidente sull’Ucraina e altri problemi.
Il gas è sempre più un’arma politica e di potenza.
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