Mentre si indaga sulle radici che hanno portato alla crisi finanziaria globale. Dagli USA arriva una sorprendente analisi: e se la causa scatenante fosse la democrazia?
Contrariamente a quanto crede la maggior parte della popolazione mondiale, politici e banchieri non sono i principali responsabili della crisi finanziara che sta investendo e attanagliando il mondo.
Allora di chi è la colpa? Da CNBC arriva una soluzione possibile: a scatenare la crisi globale sono stati dei difetti nel sistema democratico.
I politici a capo di sistemi democratici hanno permesso l’inizio della crisi
"Le vicende sociali degli ultimi anni hanno prodotto eccessi di leva finanziaria e una forte carenza al risparmio. In questo modo, il capitalismo è stato messo in ginocchio". È quanto si evince dalla lettura di "Democrisis", testo economico sviluppato a quattro mani da David Roche e Bob McKee.
McKee, in particolare, ha accusato duramente i politici al potere nelle economie democratiche, che hanno permesso un tale boom del credito. "I politici sono rimasti con le mani in mano: non sono riusciti a controllare l’aumento del debito, che ha piegato la democrazia" ha detto ai microfoni di CNBC.
Secondo McKee, gli attuali sistemi democratici dovrebbero tentare di reinventarsi, per scovare le cause scatenanti dei problemi attuali, invece di trattarne i sintomi, come la disoccupazione e il debito.
"I prossimi 5 o 10 anni funzioneranno come indicatori fondamentali per capire quali saranno i politici in grado di rivitalizzare la democrazia" ha aggiunto l’analista ed esperto di economia, presso Morgan Stanley.
Sistemi democratici VS sistemi autoritari
I due autori hanno poi effettuato un confronto tra sistemi democratici e autoritari. I risultati rivelano che, sebbene sistemi politici non-democratici riescano ad ottenere una buona crescita economica, non è detto che tutte le democrazie dovrebbero essere sostituite da sistemi autoritari.
Un esempio fondamentale in questo senso lo fornisce McKee, sostenendo che la Cina non supererà gli Stati Uniti come prima potenza economica mondiale, a meno che non riesca a rendere il suo regime più democratico.
Secondo Paul Donovan, economista presso UBS, la democrazia è necessaria, perché permette la libertà d’espressione e incoraggia l’innovazione, ma servirebbe un contributo, in alcuni processi specifici, di istituzioni non democratiche.
Il paragone con Hitler
Nuovi disordini sociali sono in aumento, mentre la crisi economica va peggiorando. In migliaia sono scesi in piazza a protestare ad Atene e Madrid, per urlare il forte malcontento rispetto ai piani di austerità previsti dai rispettivi governi.
La scorsa settimana, Ray Dalio, fondatore della Bridgewater Associates, ha ammesso che forse si è raggiunto un punto tale, per cui i problemi legati alla crisi finanziaria si sono spinti troppo in là per essere risolti.
Un ulteriore passo indietro nell’economia mondiale potrebbe causare forti disagi sociali. Dalio ha azzardato un paragone preoccupante: Hitler salì al potere nel 1933, nel pieno della Grande Depressione.
"Il fatto che il partito neonazista registri un crescendo di consensi in Grecia, indica che la connessione tra aumento di elementi radicali e depressione resta un fenomeno, anche nel 2012", ha detto Dalio. "In altri paesi più ricchi, questo non sembra essere un trend comune, ma è uno dei motivi per riconoscere che affrontare le crisi economiche a breve termine (come la disoccupazione) fornisce anche delle indicazioni sulle mosse da effettuare a lungo termine."
Se è vero che le inefficienze nei sistemi democratici hanno portato l’economia mondiale sull’orlo del baratro, allora occorre trovare quanto prima una soluzione possibile per rivitalizzare e reinventare la democrazia.
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