Crisi: Italia, una sfida per l’Europa

Nadia Fusar Poli

09/11/2011

Crisi: Italia, una sfida per l’Europa

CRISI DEBITO: Il rischio di vedere l’Italia risucchiata nel vortice della crisi del debito rappresenta una sfida importante per l’area dell’euro, che dovrà accelerare le operazioni necessarie al fine di fornire strumenti sufficienti per sperare di salvare la sua terza economia.

Dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, l’Italia potrebbe essere il prossimo paese ad aver bisogno di un aiuto internazionale, anche se per ora sembra volerlo negare e, proprio per questo, ha rifiutato un’offerta di sostegno finanziario del FMI, per 50 miliardi di euro.

Problema: l’economia italiana è un caso molto più importante da gestire rispetto alla Grecia. Il Paese rappresenta oltre il 20% del PIL nella zona euro, contro appena il 2,5% per la Grecia, ed è "troppo importante perché il paese possa beneficiare di un piano di salvataggio", ha detto Martedì il ministro austriaco delle Finanze Maria Fekter.

Roma è soffocata da un debito di 1.900 miliardi di euro, cinque volte superiore a quello della Grecia, e, da tempo, sta assistendo alla fuga inarrestabile del suo tasso di finanziamento, che ormai ha superato la soglia di guardia del 7% (la Germania è all’1,74%).

Una soluzione potrebbe essere quella di ricorrere al Fondo di soccorso europeo per i paesi in difficoltà (EFSF), che nel peggiore dei casi potrebbe sbloccare prestiti a tasso agevolato ma può anche ormai, prima di fare questo, fornire in maniera preventiva liquidità di emergenza in un paese.

Se Roma fosse costretta a chiedere un piano di salvataggio su larga scala, sul modello della Grecia, la capacità del fondo potrebbe essere insufficienti, con soli 250 miliardi di euro disponibili oggi nelle sue casse, su una capacità di prestito iniziale di 440 miliardi di dollari.

Per evitare il contagio in Italia, i leader della zona euro hanno deciso di aumentare la potenza di fuoco dell’EFSF a 1.000 miliardi di euro. Ma questo progetto sarà attuato solo parzialmente a dicembre, e totalmente non prima del mese di febbraio. Due opzioni sono in esame e possono combinarsi.

La prima prevede di trasformare l’EFSF in un meccanismo di garanzia parziale delle potenziali perdite degli investitori che acquisteranno il debito pubblico degli stati in difficoltà. Questa opzione potrebbe essere operativa nel mese di dicembre.

L’altra opzione consiste nella creazione di strutture speciali legate all’ EFSF e, eventualmente, sostenute dal FMI, per accogliere i finanziamenti degli investitori europei e dei paesi emergenti. Per fare questo, sarà necessario attendere fino a febbraio 2012.
I mercati emergenti non hanno fatto alcuna promessa concreta alla zona euro in occasione del G20 di Cannes. Essi "sono disposti ad aiutare" l’area euro "a condizione che prima sappia mettere ordine in casa propria e nel quadro di una struttura ospitata in seno al FMI”, perché più rassicurante, ha riferito un diplomatico europeo. La Russia ha ribadito il suo interesse. Il paese aveva già stimato un aiuto per un ammontare massimo di 10 miliardi.

Ma il tempo stringe. L’Italia dovrebbe in teoria incrementare i fondi sui mercati monetari nei prossimi giorni, con una emissione di prestiti obbligazionari a 5 anni. Per tutto il 2011, Roma potrebbe aver bisogno di più di 400 miliardi di euro.

Per ora, il paese deve fare affidamento soprattutto sulla Banca centrale europea (BCE), che acquista regolarmente il debito pubblico del paese, con l’obiettivo di frenare il rialzo dei rendimenti obbligazionari. Ma l’ Istituto di Francoforte, al cui posto di comando si è recentemente insediato Mario Draghi, lo fa controvoglia e torcendo un po’ il naso.

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