Cosa prevede il Codice di condotta dei deputati?

Adele Restivo

5 Maggio 2016 - 12:09

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Nuovo codice etico alla Camera. La presidente della Camera Laura Boldrini ha rivendicato l’importanza del Codice di condotta dei deputati, approvato a stragrande maggioranza, con l’astensione del M5S, che lamenta l’assenza di sanzioni disciplinari.

Cosa prevede il Codice di condotta dei deputati?

E’ di pochi giorni fa la notizia che la giunta per il regolamento della Camera ha approvato due provvedimenti su cui c’era molta attesa: il Registro delle lobby e il Codice di condotta dei deputati, un passo avanti verso una maggiore trasparenza e etica all’interno di Montecitorio.

Cosa prevede il Codice di condotta per i deputati?

Secondo il Codice di condotta, i deputati saranno tenuti a rendere noti tutti i loro interessi finanziari, insieme alle cariche ricoperte, anche precedenti all’elezione a deputato. Si prevede inoltre il divieto per i deputati di accettare regali o benefici analoghi di valore superiore ai 250 euro.

I deputati sono anche obbligati ad adottare, “senza indugio”, misure utili a rimuovere eventuali conflitti d’interessi:

“in caso di conflitto di interessi, ossia quando uno specifico interesse privato potrebbe influenzare indebitamente l’esercizio delle sue funzioni ciascun deputato adotta senza indugio tutti i provvedimenti necessari per rimuoverlo, in conformità ai principi e alle disposizioni del presente codice di condotta”.

Nel Codice viene istituito anche un Comitato consultivo sulla condotta dei deputati, composto da dieci deputati, quattro dell’Ufficio di presidenza e sei nominati dal presidente della Camera, considerando la loro formazione ed esperienza professionale, in modo da garantire una certa rappresentatività e un buon equilibrio politico. Il Comitato è chiamato ad accertare le violazioni del codice di condotta e a rendere note le violazioni attraverso la pubblicazione sul sito internet della Camera.

Il Codice è stato approvato all’unanimità, con l’astensione del Movimento 5 Stelle, che con Danilo Toninelli ha lamentato:

“la mancata previsione di sanzioni disciplinari per il caso di inadempimento degli obblighi di comportamento previsti nel testo”

reputando

“insufficiente la sola sanzione della pubblicità dell’inadempienza”.

Il M5S aveva infatti proposto un emendamento, ritenuto inammissibile dalla presidente della Camera Boldrini, finalizzato a sanzionare le violazioni del Codice con l’interdizione dei lavori da due a quindici giorni (con l’applicazione dell’articolo 60, comma 3, del Regolamento della Camera).

Nessun diritto per i collaboratori parlamentari?

Ieri sull’Huffington Post è stata pubblicata la lettera della presidente dell’associazione italiana collaboratori parlamentari, Valentina Tonti, che ha voluto rispondere alla presidente Boldrini, in ordine agli ultimi provvedimenti adottati in tema di trasparenza:

“Il Parlamento italiano è ancora lontano dall’essere una casa di vetro. E non potrà esserlo fin quando noi collaboratori resteremo relegati in un cono d’ombra, nel decennale disinteresse della politica. Basti pensare che nessuno dei due regolamenti fa cenno alla figura del collaboratore parlamentare”.

I collaboratori parlamentari rivendicano il riconoscimento della loro attività professionale e denunciano la totale assenza della figura del collaboratore parlamentare sia nel Codice etico dei deputati, sia nel registro delle lobby: non esiste infatti un elenco dei collaboratori accreditati e non è neppure possibile quantificare con esattezza il loro numero. Si tratta di numeri in possesso delle amministrazioni delle Camere, ma tenuti sempre segreti.

L’associazione italiana collaboratori parlamentari chiede alla Presidente Boldrini

"di farsi portavoce di questa battaglia di legalità e di garanzia dei diritti dei lavoratori. Basterebbe attuare l’ordine del giorno già approvato al bilancio della Camera quasi un anno fa, rimasto finora lettera morta, che impegnava proprio l’Ufficio di Presidenza, oltre che a rendere noto il numero complessivo di contratti depositati, ad adottare una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore ispirata al modello europeo”.

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