La Corte europea specifica che il ricorso al bail in, che prevede che siano i creditori e gli investitori a pagare per la crisi delle banche, non è automatico. Ma attenzione alla Commissione UE
La Corte dell’Unione Europea ha stabilito nella mattinata di martedì che i creditori obbligazionisti e gli investitori privati non debbano necessariamente subire delle perdite prima che una banca venga salvata con gli aiuti di stato.
La sentenza che potrebbe tornare utile all’Italia, intenta ad evitare il bail in nel salvataggio delle sue banche in crisi.
La sentenza, che fa seguito allo scontento degli investitori i cui risparmi sono stati bruciati nel salvataggio bancario in Slovenia, è di fondamentale importanza per capire in che modo le nuove normative dell’UE regoleranno chi deve pagare durante questa tipologia di operazioni straordinarie.
Il cosiddetto bail-in, adottato dopo il crollo finanziario, scarica le perdite sugli investitori privati prima che le banche possano essere salvate da uno Stato - per non imporre tutto l’importo del salvataggio sul contribuente.
Corte UE: il bail in non è automatico
I giudici hanno chiarito che l’imposizione di tali perdite nel regime del bail in è giuridicamente corretta, ma hanno specificato che questa procedura potrebbe non avvenire in modo automatico.
Una specifica assai importante per l’Italia, impegnata a salvare le sue banche in crisi nel tentativo di proteggere gli investitori, grandi e piccoli, da qualsiasi ricaduta e perdita.
Il Governo ha già costretto i creditori ad accollarsi delle perdite come parte del salvataggio di quattro piccoli istituti di credito nel mese di novembre 2015, una mossa ha causato proteste di massa e il suicidio di un risparmiatore.
Martedì, la Corte UE ha specificato che tale ripartizione degli oneri (“burden sharing”) non è una precondizione per la concessione di aiuti di Stato ad una banca in crisi.
"La Corte ritiene che uno Stato membro non sia costretto ad imporre alle banche in difficoltà, prima della concessione di qualsiasi aiuto di Stato, l’obbligo di convertire il debito subordinato in capitale o di effettuare una svalutazione del capitale del debito",
dichiara la Corte in un comunicato.
Corte UE su bail-in: cosa cambia per l’Italia?
Le banche italiane, in difficoltà ormai da anni, sono sempre più sotto pressione e il governo Renzi sta accelerando gli sforzi per ottenere il via libera dall’Unione Europea per il salvataggio tramite gli aiuti di stato.
Il governo vuole iniettare nuova liquidità nelle casse delle banche in crisi ma le norme dell’Unione europea richiedono il passaggio al bail ing, ovvero l’imposizione di parte delle perdite ai creditori degli istituti in oggetto - in primo luogo da parte degli obbligazionisti subordinati, poi dagli azionisti e dai correntisti con un conto superiore ai 100.000 euro.
L’Italia al momento è sotto trattativa con la Commissione Europea per un accordo che consenta il sostegno pubblico agli istituti di credito italiani più deboli, tra cui Monte dei Paschi di Siena.
Nonostante i giudici della Corte abbiano detto che le regole per il salvataggio non sono vincolanti per gli Stati membri dell’UE, ha anticipato che la Commissione europea potrebbe ancora bloccare gli aiuti di Stato.
"Lo Stato membro e le banche beneficiarie dell’aiuto di Stato previsto, corrono il rischio che ci sia una decisione della Commissione che dichiara che l’aiuto è incompatibile con il mercato interno".
L’Italia, fortemente indebitata, vuole esentare gli investitori dal pagare per le banche in crisi, temendo che le perdite possano minare la fiducia degli investitori, innescare una nuova crisi economica nel Paese e andare contro il governo in vista del referendum costituzionale di ottobre.
Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha escluso il confronto sul salvataggio delle banche italiane prima che della pubblicazione dello stress test della BCE, in programma per venerdì 29 luglio, anche se molti investitori vorrebbero vedere una soluzione prima di allora.
Fonte: Reuters
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