Coronavirus, chi ha un cane è meno a rischio. Lo studio

Martino Grassi

10 Aprile 2020 - 13:34

condividi

Chi possiede un cane è meno a rischio coronavirus? Da uno studio italiano arriva la conferma

Coronavirus, chi ha un cane è meno a rischio. Lo studio

I rischi legati al coronavirus potrebbero essere più bassi per chi possiede un cane.

La presenza dell’animale all’interno di una casa potrebbe offrire un forma di protezione per le persone, facendo sviluppare forme più lievi di COVID-19. Il motivo? Da ricercare nella proteina S del SarsCov-2, responsabile della patologia nell’uomo, la quale è molto simile a quella del coronavirus respiratorio dei cani.

A ipotizzare questo meccanismo di scudo è stato un team di ricerca dell’Università “Magna Græcia” di Catanzaro in collaborazione con altri dipartimenti tra cui quello di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Milano e di Scienze Biotecnologiche di Base, Cliniche Intensivologiche e Perioperatorie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Secondo lo studio, non solo i cani potrebbero ridurre i rischi legati al coronavirus. Una situazione analoga si potrebbe verificare anche per le persone che vivono o lavorano a stretto contatto con i bovini.

Il cane protegge dal coronavirus? Lo studio

La presenza di un cane o dei bovini potrebbe offrire uno scudo dalla COVID-19, poiché i coronavirus circolano naturalmente nell’organismo degli animali, nonostante non siano contagiosi, e questo potrebbe esporre i padroni ad una sorta di protezione immunologica.

Il sistema immunitario dell’uomo potrebbe riconoscere, almeno in parte, il virus ed sviluppare degli specifici anticorpi in grado di limitarne la sintomatologia o il contagio.

Entrando più nel tecnico, la professoressa Paola Roncada del Dipartimento di Scienze della Salute dell’ateneo calabrese afferma che:

“Gli epitopi immunoreattivi (gli agenti patogeni che si legano all’anticorpo specifico, ndr) del coronavirus SARS-CoV-2 presentano un’elevata omologia con porzioni di proteine immunogeniche coinvolte nell’eziopatogenesi di alcuni coronavirus animali tassonomicamente correlati a SARS-CoV-2”.

Ma come avviene il processo di immunizzazione?

Il processo di immunizzazione dovuto al cane

All’interno della ricerca viene illustrato nel dettaglio il modo in cui avverrebbe l’immunizzazione dell’uomo grazie ai cani.

Le parti del virus a cui si riferiscono gli scienziati fanno riferimento alla proteina S, conosciuta come Spike, che circonda il virus dandogli il tipico aspetto a “corona”.

Il virus utilizza proprio questa proteina per forzare la cellula umana ed entrare al suo interno, dopo essersi legato a particolari recettori, dando vita all’infezione. Dal momento che questa proteina è molto simile nei virus dell’uomo e dei cani, l’organismo dei padroni potrebbe aver imparato a “conoscere” l’agente patogeno e quindi disporrebbe dei mezzi per distruggerlo.

Il fatto che la somiglianza genetica tra i vari virus responsabili della malattia nelle diverse specie possa effettivamente tradursi in un fattore di protezione è ancora da dimostrare a livello scientifico, ma sicuramente offre degli spunti per dei possibili scenari di ricerca.

Iscriviti a Money.it