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Coronavirus, Italia bersaglio di fake news: chi c’è dietro?

giovedì 28 maggio 2020, di Marta Tedesco

L’Italia è stata uno dei principali bersagli di fake news sul coronavirus. Effetto collaterale di un più grande obiettivo, quello di destabilizzare la comunicazione ufficiale sull’epidemia e screditare Stati e organismi europei. Ma chi si cela dietro queste bufale e qual è l’obiettivo finale?

Dure le dichiarazioni di Raffaele Volpi, presidente del COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), alla luce dell’indagine condotta dallo stesso Comitato e dell’approfondimento svolto dal deputato PD, Enrico Borghi, sulla disinformazione che ha colpito il nostro Paese.

Coronavirus, l’Italia bersaglio di fake news: chi sono gli autori?

Secondo il COPASIR, l’emergenza coronavirus è stata oggetto di una diffusa attività di disinformazione online nella quale sono intervenuti “attori statuali” e “attori strutturati” con l’obiettivo di manipolare il dibattito politico interno e destabilizzare l’opinione pubblica rispetto alla diffusione del contagio e alle misure di prevenzione e cura della COVID-19.

In parole povere, Volpi spiega che il fenomeno delle fake news virali si è fatto strada in un contesto geopolitico nel quale il coronavirus ha fatto da scenario ideale per alcuni regimi autocratici che se ne sono serviti per dimostrare una “supposta” maggiore capacità nel gestire l’emergenza rispetto alle democrazie occidentali.

In questa situazione l’Italia si è rivelata principale bersaglio sia di soggetti esterni che di soggetti interni. Questi infatti hanno usato il virus per sostenere “da una parte un’indimostrabile superiorità degli Stati autocratici rispetto ai modelli democratici e dall’altra per cercare di soffiare sulle difficoltà di parte dell’opinione pubblica per far passare messaggi destabilizzanti” dichiara Borghi.

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La disinformazione contro l’Unione Europea

Il fenomeno delle fake news online è stato anche al centro di un’indagine europea da parte dello European External Action Service (Servizio europeo per l’azione esterna). Sul web sono state rintracciate numerose bufale in inglese, spagnolo, tedesco e francese con l’obiettivo di alimentare il panico e creare un diffuso clima di sfiducia che ha ostacolato di fatto “la comunicazione ufficiale europea di risposta alla crisi epidemiologica” spiega il COPASIR.

In tale contesto le relazioni internazionali hanno risentito anche dell’azione di numerosi attori strutturati (come stakeholder, professionisti della comunicazione e speculatori) che sono riusciti a supportare o screditare la reputazione degli Stati non solo attraverso la disinformazione, ma anche con la diffusione di messaggi fuorvianti o parziali. In questo modo, facendo leva sulla sensibilità dell’opinione pubblica, hanno contribuito a “ fomentare polemiche contro l’Unione Europea e i Paesi dell’Alleanza Euro-Atlantica” dichiara Volpi.

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Fake news virali: quali sono e dove si sono diffuse di più

Il Comitato ha espresso molta preoccupazione rispetto all’uso di tecniche per rendere virali le notizie false, come il proliferare di profili fake o la diffusione da parte di alcuni siti esteri di notizie ingannevoli su piattaforme e account social. La maggior parte delle bufale rilevate dall’indagine sono legate alla modalità di origine e diffusione del Sars-CoV-2 e alle possibili cure, ma anche alle modalità di risposta dei Paesi democratici e agli aiuti ricevuti dall’estero.

Secondo Borghi il fenomeno fake news si è verificato soprattutto quando l’emergenza era al suo apice. A livello europeo sono stati Italia e Spagna gli Stati maggiormente colpiti dalle attività di disinformazione, “non a caso, sono i due Paesi che, almeno nella prima fase, hanno avuto i picchi più alti di intensità di contagio” ha concluso Borghi.

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