Consiglio UE di Ypres inconcludente, dove potrà guidarci?

Erasmo Venosi

1 Luglio 2014 - 09:01

Il Fiscal Compact non è cambiato. La Commissione negozia il Trans Atlantic Trade and Investment Partnership con gli Usa senza averne alcuna delega. Silenzio sul Tisa.

Consiglio UE di Ypres inconcludente, dove potrà guidarci?

L’hanno chiamata “Agenda strategica dell’Unione Europea in tempi di cambiamento”. Ci si aspetterebbe di trovarci obiettivi, vincoli e soprattutto priorità. Nulla di tutto questo. L’Agenda è il topolino partorito dal Consiglio Ue di Ypres. Ennesima enunciazione di principi senza minimamente toccare l’impianto e soprattutto il dogma dell’austerità espansiva fondata sul Fiscal Compact e sul Patto di Stabilità e Crescita.

Nessuna discussione sulla Bce prestatore di ultima istanza, sulla modifica dello Statuto Bce o sul cambio. Draghi, in un’intervista a “Le Journal du Dimanche” dichiarò:

“... riconosco che un tasso di cambio elevato ha conseguenze sulla crescita e sull’inflazione in Europa... non abbiamo obiettivi di cambio.”

Nulla infine sull’ipotizzata mutualizzazione della parte eccedente il rapporto debito/PIL degli Stati rispetto a quello medio dell’Eurozona e nulla di nulla sui legali paradisi fiscali presenti nella UE, da quelli nel Lussemburgo di Junker alle superfacilitazioni fiscali della Irlanda ai paradisi a Cipro, Malta, l’isola di Jersey e quella di Man, con le quali la UE ha un accordo di libero scambio.

Il Governo italiano aveva fatto alcune richieste riportate nel “A fresh start for the European Union”. Richieste importantissime:
1) quota di cofinanziamento, ai fondi strutturali e rimborso dei debiti contratti dalla pubblica amministrazione, in conto capitale, non conteggiati nel calcolo del deficit;
2) costituzione Fondo UE, per investimenti con capacità di emissione dei project bond;
3) giusto richiamo a Bruxelles, che non ha nessuna delega a trattare con gli Usa la definizione del Trans Atlantic Trade and Investment Partneship (Ttip).
Su quest’ultimo importantissimo punto, che la Commissione include pericolosamente all’interno del contesto della attrattività globale della UE, si inserisce secondo alcuni la negoziazione, che riguarda il Tisa (Trade in Services Agreement). Del Tisa si sa solo, che aggirerebbe il WTO ed escluderebbe Cina, Russia, Brasile, India, Sudafrica.
Alla fine, di sicuro la locuzione “fare buon uso “ degli spazi di flessibilità, tanto esaltata e ritenuta un successo vuol dire poco. Le norme del Fiscal Compact restano inalterate, l’unica opinabile lettura sullo spazio di flessibilità dovrebbe far riferimento allo scostamento di mezzo punto di PIL (norma Fiscal Compact) rispetto al pareggio strutturale di bilancio definito dagli Stati con la Commissione.

Infine appare pericolosissima la posizione sulla riduzione della dipendenza energetica senza alcuna indicazione, sul dove ridurre e come ridurre. I russi esportano in Europa gas per 160 mld di metri cubi e solo 80 passano per l’Ucraina. L’Ue in teoria potrebbe sostituire il gas russo con il GNL (gas naturale liquefatto), che è abbondante sul mercato internazionale a seguito delle eccedenze, sul mercato Usa conseguenti alle grandi quantità di shale gas. Ci sono due grossi limiti:
1) i mercati Ue non hanno sufficienti impianti di liquefazione;
2) il prezzo del GNL è superiore a quello via tubo.

In questa situazione l’unica a restare tranquilla è la Germania poiché il gasdotto Nord Stream collega of shore Russia e Germania e ha una capacità di 55 mld di metri cubi. Siamo noi ad aver raggiunto la non invidiabile quota del 49% (2013) di gas importato a poter subire gli effetti nefasti dell’accelerazione del confronto con la Russia. Appare solo ora miope l’accantonamento lo scorso anno del gasdotto “Nabucco” dopo avergli riconosciuto lo status di “progetto prioritario d’interesse europeo" come il North Stream sostenuto solo dalla Germania e osteggiato da Finlandia, Svezia, Danimarca, Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania.
Ancora una volta prevalgono gli interessi nazionalistici dei tedeschi!

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