Come sarà la Fed del nuovo presidente Jerome Powell

Flavia Provenzani

2 Novembre 2017 - 14:29

Qual è il futuro della banca centrale americana, con l’addio di Janet Yellen come guida e l’arrivo di Jerome Powell, il prossimo presidente della Fed secondo le indiscrezioni?

Come sarà la Fed del nuovo presidente Jerome Powell

Il mercato si prepara a tirare un sospiro di sollievo con la nomina di Jerome Powell, governatore della Fed che secondo il Wall Street Journal tra poche ore sarà nominato il prossimo presidente della banca centrale degli Stati Uniti da Donald Trump.

Powell è il netto favorito e secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano statunitense la Casa Bianca gli avrebbe già comunicato la sua scelta.
A Wall Street piace Powell per la sua reputazione di avere un approccio dovish alla politica monetaria, almeno per quanto siamo soliti vedere in un Repubblicano.

Powell non ha mai dissentito dalle decisioni di politica monetaria della Fed da quando ne è diventato uno dei governatori, nel maggio del 2012. In altre parole, è stato d’accordo ad aumentare i tassi di interesse per quattro volte negli ultimi cinque anni.

La Fed di Jerome Powell

Va da sé che la scelta di nominare Jerome Powell come nuovo presidenti premi la continuità dell’orientamento di politica monetaria all’interno della banca centrale più potente del mondo.

In occasione di un intervento sul modo in cui i mercati emergenti potrebbero reagire alla normalizzazione dei tassi della Fed, Powell non è sembrato volenteroso di alzare i tassi in maniera veloce ed aggressiva.

"Un fattore che favorisce un aggiustamento più facile [nelle economie emergenti] è che la normalizzazione della politica monetaria degli Stati Uniti è stata e dovrebbe continuare ad essere graduale, fintanto che l’economia americana evolve approssimativamente come previsto",

ha dichiarato Powell ad una conferenza bancaria questo mese.

Tuttavia, i mercati farebbero bene a non essere troppo entusiasti. L’ex presidente della Fed Ben Bernanke, nelle sue memorie, ha dichiarato che la reticenza di Powell ha contribuito ad eventi come il "taper tantrum", quando i rendimenti obbligazionari sono aumentati in seguito al riferimento (uscito dalla bocca dello stesso Bernanke) ad un rallentamento degli acquisti di obbligazioni.
Powell era uno dei "tre amigos" che Bernanke temeva potesse smettere di sostenere gli acquisti di titoli.

Dal canto suo, Powell ha chiarito di essere un sostenitore della via d’uscita che la Fed ha scelto quando ha iniziato a ridurre le dimensioni del suo bilancio da $4.500 mila miliardi. In un discorso di giugno, quello che possiamo azzardarci a definire il nuovo presidente della Fed ha riferito che il bilancio della banca centrale statunitense probabilmente non riuscirà a scendere sotto i 2,4 trilioni di dollari e forse neanche a 2,9 trilioni di dollari.

A livello di approccio alla politica monetaria ed economica, Bernanke definisce Powell un "moderatore e un catalizzatore di consenso" e in pochi sembrano dissentire.
Oltre alla politica monetaria, Powell ha una posizione poco interventista anche sul fronte della regolamentazione, fattore che dovrebbe far nascere un buon rapporto con il nuovo vice presidente alla supervisione, Randal Quarles.

Consideriamo la risposta allo scandalo dei bond governativi della Salaman Brothers, quando un trader è stato colto a presentare delle offerte false. Powell era sottosegretario al Tesoro per la finanza sotto il presidente Bush.

"Dopo che il polverone si è calmato, abbiamo dovuto affrontare le implicazioni più ampie dello scandalo per il mercato stesso e in particolare il ruolo della sorveglianza",

ha raccontato Powell in un discorso quest’anno.

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