Come contestare la parcella dell’avvocato, con e senza preventivo: la guida

Isabella Policarpio

11 Marzo 2019 - 13:30

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In caso di parcella eccessiva, il cliente può proporre una contestazione al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, anche in assenza di preventivo. Come fare.

Come contestare la parcella dell’avvocato, con e senza preventivo: la guida

Può accadere che cliente e avvocato siano in disaccordo sull’ammontare della parcella dovuta. In questi casi, il cliente può contestare la parcella presso il Consiglio dell’Ordine territoriale e chiedere di stabile un importo proporzionato alla difficoltà della causa.

Il cliente può contestare la parcella sia in presenza di un preventivo scritto (quando l’importo dovuto è sproporzionato) sia in assenza. In quest’ultimo caso sarà il Consiglio dell’Ordine a determinare il giusto importo, applicando le tabelle nazionali.

In ogni caso, prima di procedere per via contenziosa, si consiglia di tentare una soluzione bonaria.

Come si contesta la parcella dell’avvocato senza preventivo?

Quando l’avvocato non provvede a fornire un preventivo di spesa al cliente, la legge stabilisce dei criteri per determinare correttamente il compenso professionale. Infatti, la mancanza del preventivo non significa che l’avvocato possa chiedere al cliente una somma a suo piacimento.

Dunque, se in mancanza di accordi precedenti il difensore chiede una somma sproporzionata, il cliente può rivolgersi al Consiglio dell’Ordine degli avvocati del quale fa parte, e procede alla contestazione.

La contestazione della parcella deve avere forma scritta e va depositata in prima persona oppure a mezzo raccomandata a/r, con l’indicazione delle informazioni necessarie a stabilire se il compenso richiesto sia eccessivo o meno.

A questo punto il Consiglio dell’Ordine valuterà la congruità del compenso sulla base delle tabelle nazionali, in riferimento alla complessità del caso, e provvederà a determinare il nuovo importo.

Se il Consiglio dell’Ordine rigetta la contestazione della parcella il cliente può anche fare ricorso direttamente al Consiglio Nazionale Forense, nelle stesse modalità.

Come si contesta la parcella dell’avvocato con preventivo?

Gli avvocati sono tenuti a redigere il preventivo in forma scritta con l’importo dovuto per l’attività di difesa. Infatti ogni cliente ha il diritto di conoscere in anticipo quanto dovrà pagare.

In particolare, nel preventivo l’avvocato deve indicare le singole voci di spesa, gli oneri ed il compenso professionale in senso stretto. Naturalmente la legge impone che il compenso sia commisurato alla complessità del caso ed al tipo di adempimenti richiesti. L’avvocato deve anche prospettare la durata del processo e gli estremi della propria polizza assicurativa.

In realtà, la legge impone l’obbligo della forma scritta solo in riferimento all’indicazione della spesa e dei costi; tutte le altre informazioni possono essere trasmesse in forma orale.

In presenza del preventivo, l’avvocato non può discostarsi da quanto pattuito e, a sua volta, il cliente è tenuto a corrispondere la somma indicata.

Tuttavia, il CNF (Consiglio Nazionale Forense) ha ribadito che l’avvocato non può stabilire un compenso eccessivo, altrimenti commette un illecito deontologico per il quale il cliente potrà rivolgersi al Consiglio dell’Ordine di appartenenza e chiedere:

  • la riduzione del compenso;

La soluzione bonaria

In caso di parcella eccessiva, è sempre consigliabile tentare di risolvere la questione direttamente con l’avvocato in via bonaria, senza ricorrere ai Consigli dell’Ordine territoriali.

Infatti, nella maggior parte dei casi il difensore avrà interesse a risolvere la questione in maniera pacifica ed evitare un richiamo o le sanzioni disciplinari del Consiglio dell’Ordine.

Inoltre, anche se il mandato venisse revocato, il cliente è tenuto al pagamento della parcella per l’attività professionale che l’avvocato ha svolto fino a quel momento.

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