Cina: PMI manifatturiero ai minimi da tre anni, borse deboli

Luca Fiore

28/02/2019

Nuovo segno meno per l’indice dei direttori degli acquisti del manifatturiero del dragone. Nonostante il dato relativo i nuovi ordini faccia ben sperare, per gli analisti il Pil della seconda economia potrebbe scendere sotto quota 6% nella prima metà dell’anno. Borse asiatiche deboli.

Cina: PMI manifatturiero ai minimi da tre anni, borse deboli

Minimi da tre anni a febbraio per il manifatturiero del dragone. Nel mese in corso l’indice che misura il sentiment dei direttori degli acquisti cinesi (PMI, Purchasing Managers’ Index) elaborato dalla CFLP (China Federation of Logistics and Purchasing) ha fatto segnare un calo da 49,5 a 49,2 punti.

Gli analisti, come si può vedere sul nostro Calendario economico, avevano stimato un risultato in linea con il precedente.

Già alla prese con il tasso di crescita dell’economia minore degli ultimi 30 anni, la seconda economia mondiale potrebbe registrare un calo del Pil sotto quota 6% nella prima parte dell’anno (contro il 6,4% del quarto trimestre 2018). Per il secondo semestre, è invece attesa una stabilizzazione grazie alle misure di stimolo implementate negli ultimi mesi dalle autorità.

Terza contrazione consecutiva

Per il dato, che si conferma sotto la fatidica soglia dei 50 punti (quella che fa da spartiacque tra espansione e recessione dell’attività economica) si tratta del terzo calo consecutivo. Male anche la componente occupazionale, scesa a livelli che non si vedevano dal dicembre 2015.

Va tenuto in considerazione, ammoniscono gli analisti, che in genere i dati cinesi nella prima parte dell’anno sono fortemente influenzati dai festeggiamenti legati al capodanno lunare. Quest’anno i festeggiamenti sono iniziati il 4 febbraio e si sono protratti fino a quasi la metà del mese.

Nuovi ordini sopra 50 punti

Andamento confortante da parte dei nuovi ordini che, dopo due contrazioni consecutive, grazie alla ripresa della domanda interna, hanno visto il sottoindice salire da 49,6 a 50,6 punti. Per Iris Pang, economista di ING, il dato è legato a due fattori: da un lato “gli stimoli e l’allentamento monetario sono stati efficaci nel riportare la domanda domestica in territorio positivo” e dall’altro “potrebbe trattarsi di un rialzo occasionale destinato a scomparire”.

“Crediamo che sia meglio tenere d’occhio questo indicatore per un altro mese prima di iniziare a trarre conclusioni”.

“A meno che la guerra commerciale non registri una tregua particolarmente lunga, la tendenza all’indebolimento dell’economia sembrerebbe destinata a continuare”, ha detto Pang. Su queste basi “ci attendiamo che il PMI di marzo registri un calo”.

Segno meno anche per il PMI servizi

Sotto le stime, ma sopra i 50 punti, il dato relativo il comparto dei servizi, passato da 54,7 a 54,3 punti. In questo caso il mercato si attendeva 54,5 punti.

Mercati asiatici in calo

Tokyo ha segnato un ribasso dello 0,79%, -0,08% per il FTSE China A50 e poco prima dell’avvio delle contrattazioni in Europa Hong Kong scende dello 0,45%. A pesare sul sentiment degli investitori è anche il mancato accordo fra Usa e Corea del Nord.

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