Caro-energia: la crisi del gas colpisce le imprese in Italia

Violetta Silvestri

23 Dicembre 2021 - 12:12

condividi

La crisi energetica mette a rischio diversi comparti produttivi in Italia: con il gas sempre più carente e costoso, imprese e grandi industrie lanciano l’allarme sull’elettricità troppo onerosa.

Caro-energia: la crisi del gas colpisce le imprese in Italia

I prezzi del gas non accennano a diminuire in Europa e la stessa Italia ne sta pagando le conseguenze.

Non solo i consumatori, ma anche le imprese lanciano l’allarme sul caro-energia che sembra non avere tregua.

Sebbene mentre si scrive il gas scambia a 139 euro per kilowattora ad Amsterdam, in diminuzione ma sempre a livelli record rispetto a un anno fa, la pressione energetica potrebbe scoppiare in chiusure o fallimenti aziendali.

In Europa questo fenomeno sta già accadendo, con 40 società in bancarotta tra Regno Unito, Paesi Bassi, Germania, Repubblica Ceca, Belgio, Finlandia (anche a Singapore) per no essere riuscite a trasferire i rincari sugli utenti.

Cosa aspettarsi nell’industria italiana? C’è allarme per i prezzi energetici alle stelle.

L’industria soffre: il motivo è la crisi del gas

Per capire la situazione del comparto produttivo in Italia e intravedere il prossimo futuro, basta leggere l’ultima nota di Confindustria sulla congiuntura flash di dicembre:

“Lo scenario per la manifattura sarebbe favorevole: a novembre il PMI è salito ulteriormente (62,8 da 61,1), indicando espansione, grazie agli ordini in aumento. Tuttavia, l’impennata abnorme del prezzo europeo del gas e, quindi, dell’elettricità in Italia (+572% a dicembre sul pre-crisi), se persistente, mette a rischio l’attività nei settori energivori.”

Condizionale d’obbligo, quindi, quando di parla di piena ripresa industriale, perché i costi alle stelle dell’energia stanno persistendo e non lasciano grandi spiragli nel breve periodo.

Come sottolineato da un’analisi del Sole 24 ore, da tempo ormai nella borsa elettrica italiana, la corrente all’ingrosso viaggia oltre i 300 euro per mille chilowattora.

In più, i diritti di emissione della CO2 costano 80-100 euro per tonnellata negli scambi europei Ets. Questo si traduce in un costo aggiuntivo di 20 -25 centesimi al chilowattora per le centrali elettriche a metano.

Il carbone, quindi, sta tornando in auge, anche in Italia.

Imprese e settori a rischio per il caro-elettricità

Secondo Alessandro Banzato, Presidente di Federacciai e riferimento delle imprese siderurgiche italiane, “il grande rischio è quello che molte si fermino e che non si riesca ad agganciare la ripresa che stiamo provando a cavalcare”

Stesso sentiment per il centro di studi Confindustria di Brescia, che ha rilevato un aumento del 231% per il gas e del 166% per l’energia elettrica intervistando circa 113 aziende associate.

L’allerta è chiara: si andrà incontro alla sospensione delle attività per eccesso di costi e la consistente riduzione delle marginalità, nonostante il rialzo dei fatturati.

Il settore del vetro, per esempio, è sull’orlo del collasso. Le vetrerie, i cui prodotti sono un fiore all’occhiello dell’artigianalità italiana, consumano più di un miliardo di metri cubi di metano l’anno. Per questo, l’Assovetro ha avvertito: “le alte temperature di fusione, 1.600 gradi, e l’impossibilità di spegnere gli impianti, pena danni irreversibili, ci rendono particolarmente esposti a quanto sta accadendo”

Anche il comparto agricoalimentare rischia gravi conseguenze con i prezzi energetici in costante crescita. Per Coldiretti, con il gas alle stelle la produzione di fertilizzanti sta arrancando.

Concimi più costosi e meno disponibili - alcune grandi industrie del settore si sono fermate per l’eccessivo costo energetico - così come i fertilizzanti, l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi minacciano la filiera.

Quuali soluzioni? Draghi insiste su un cambiamento strutturale europeo, con le riserve comuni di gas che potrebbero aiutare.

Il ministro della Transizione ecologica Cingolani ha suggerito: “nei prossimi 12-18 mesi dobbiamo muoverci anche in altre direzioni. Come quella di aumentare la produzione di gas nazionale con giacimenti già aperti. Si potrebbero magari raddoppiare i 4 miliardi di metri cubi attuali.”

Intanto, all’orizzonte, i prezzi del gas sono visti ancora in salita. Complice il freddo invernale, la forte domanda in ripresa anche in Cina, il Nord Stream 2 bloccato, la Russia ai ferri corti, le imprese in Italia potrebbero iniziare il 2022 nel peggiore degli auspici.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.

SONDAGGIO