Borse: con rialzo tassi USA è in arrivo un nuovo sell-off?

Livio Spadaro

7 Dicembre 2016 - 17:26

I mercati finanziari attendono con impazienza la riunione della Fed della prossima settimana. Con un rialzo dei tassi c’è il rischio di un nuovo shock sulle Borse?

Borse: con rialzo tassi USA è in arrivo un nuovo sell-off?

Domani ci sarà l’attesa riunione della BCE dopo la quale l’attenzione verrà interamente spostata alla prossima settimana, quando sarà il turno della Federal Reserve di comunicare le proprie decisioni di politica monetaria. I mercati ormai scontano un rialzo dei tassi di interesse nel prossimo meeting dell’istituto centrale statunitense, ma rimarranno alla finestra per capire le intenzioni del board per il prossimo anno.

L’economia americana sembra dare buone indicazioni per un aumento dei tassi anche il prossimo anno, eppure ci sono dei segnali provenienti sia dagli USA che dalla Cina che nuove strette monetarie potrebbero mettere in crisi nuovamente i mercati.

Borse: grande attesa per la BCE, poi palla passerà alla Fed

Il focus degli operatori di Borsa è tutto proiettato alla riunione della BCE di domani nella quale ci si aspetta che il board dell’istituto centrale europeo deciderà di prolungare la scadenza del Quantitative Easing. Dopo l’evento di domani, l’attenzione verrà interamente proiettata alla riunione della Federal Reserve della prossima settimana, in programma per il 13 e 14 dicembre.

In quell’occasione, gli operatori si aspettano che la Fed alzerà nuovamente i tassi di interesse, così come avvenuto esattamente un anno fa. Per il momento le indicazioni provenienti dai dati americani sembrano dare segnali di fiducia per il mantenimento della stretta di politica monetaria per il prossimo anno.

Dollaro forte: problemi per la Cina, riserve valutarie ai minimi del 2011

Il rafforzamento del Dollaro statunitense, scaturito principalmente dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni americane che ha generato l’innalzamento delle aspettative di inflazione, sembra però iniziare a dare qualche problema.

La Cina ha svalutato lo Yuan nei confronti del Dollaro di 7% circa, visto che la moneta asiatica è semi-agganciata a quella americana, in modo da limitare il deflusso di capitali e l’abbassamento del surplus commerciale.

L’import e l’export cinesi continuano a dare segnali preoccupanti, la bilancia commerciale del colosso cinese in un solo anno ha perso circa $12 miliardi:

E’ notizia di oggi, invece, che le riserve di valuta estera cinesi sono diminuite ad un ritmo maggiore delle attese a novembre il che evidenzia un’accelerata del capital outflow, ormai persistente, dalla Cina. Il Governo di Pechino ha cercato di limitare le fughe di capitali cercando di stabilizzare il tasso di cambio dello Yuan ricorrendo alle riserve di valuta estera.

Tuttavia, sembra che questi sforzi non stiano dando i propri frutti, con le riserve di valuta che sono diminuite di $69 miliardi a novembre contro un’aspettativa di $63 miliardi portando così il totale complessivo sui minimi del 2011. L’accelerata dei deflussi potrebbe aumentare nel caso in cui la Fed decidesse di alzare i tassi, poiché le aziende cinesi preferiscono portare gli investimenti all’estero in vista di un nuovo deprezzamento dello Yuan.

Le autorità cinesi, in questo contesto, potrebbero così limitare gli investimenti delle società al di fuori del territorio cinese che sono visti con sospetto, in quanto non rientranti nelle attività core delle aziende che acquistano. Infine, è da ricordare che le compagnie cinesi sono indebitate in valuta americana ed una stretta sul costo del denaro potrebbe metterle in difficoltà.

Rialzo tassi Fed: l’economia americana è così solida?

Trasferiamoci ora negli Stati Uniti, dove le cose non sembrano andare per il meglio. Il sell-off verificatosi sui titoli di Stato americani a scadenza decennale e trentennale dopo l’elezione di Trump ha irrigidito i tassi sui mutui di lunga durata. In sole tre settimane, i tassi di finanziamento sono saliti di 49 punti base, causando così un crollo della popolazione di debitori rifinanziabili a 4 milioni: pari al minimo di 24 mesi fa.

Le domande di mutui, dati aggioranti ad oggi, sono scese del 9,4% su base annua e dello 0,7% su base mensile. Questo avviene in contrapposizione all’ultima proiezione dello S&P Case-Shiller Index US House Prices che ha toccato i massimi del 2006, cioè il picco maggiore prima della crisi dei mutui subprime.

In aggiunta, i “delinquency loans”, i nostri crediti deteriorati, relativi al settore auto hanno toccato i massimi di 6 anni mentre continuano ad aumentare quelli sui prestiti agli studenti e sulle carte di credito secondo le ultime proiezioni della Fed di New York.

USA: preoccupa andamento industria della ristorazione

In più, preoccupa l’andamento dell’industria della ristorazione che è un ottimo indicatore dello stato di salute dell’economia statunitense. Il continuo calo del settore, potrebbe, secondo gli esperti di Stifel Financial Corp., indicare un’imminente recessione economica.

Se l’economia americana va in shock, insieme a quella cinese, c’è un rischio al ribasso per l’intera economia mondiale considerando poi i cambiamenti geo-politici che attendono l’Europa il prossimo anno.

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