I mercati finanziari sembrano sempre più preoccupati della situazione greca e non sembrano ancora digerire l’ascesa al potere di Syriza e le prime decisioni dell’esecutivo guidato da Alexis Tsipras.
Ieri è stato il terzo giorno di perdite consecutive per la Borsa di Atene, il cui indice principale ha segnato un -9,24% che, se sommato alle perdite dei due giorni precedenti, porta le perdite complessive al 16%. Il settore più colpito dalla bufera seguita alle elezioni è quello bancario che da solo, nei primi tre giorni della settimana ha messo a segno un -39,5%.
A seguito della decisione di bloccare il piano di privatizzazioni voluto dalla Troika che imponeva di vendere le partecipazioni dello stato greco nelle più grandi public company elleniche, il titolo PPC (Public Power Company) ha perso il 14%, e quello di Porto del Pireo il 7,3%.
Al crescere dell’incertezza, manifestata dalle perdite sempre più consistenti della borsa di Atene, è corrisposta anche un’impennata dei rendimenti dei titoli di stato: lo spread tra titoli decennali greci e bund tedeschi è schizzato a 974 punti e i rendimenti di tutti i titoli di stato hanno registrato consistenti aumenti: 16,71% (titoli di stato a 3 anni); 13,75% (titoli di stato a 5 anni ), 10,60% (titoli distato a 10 anni).
Ancor prima della decisione di bloccare le privatizzazioni è la formazione del nuovo governo ad aver messo in agitazione gli investitori: i Greci Indipendenti, la formazione di destra guidata da Panagiotis Kammenos, infatti, ha sempre parteggiato per una uscita della Grecia dall’euro.
Il punto è proprio questo, infatti, se Atene minacciasse il default e uscisse dall’euro i debiti con la comunità internazionale non sarebbero rimborsati. Ecco quali saranno le prossime importanti scadenze, a seguito delle quali sarà possibile comprendere il destino di Atene e anche dell’Europa.
Occorre però premettere che il debito pubblico totale di Atene ammonta a 315 miliardi di euro, pari al 175% del PIL greco, di cui poco meno di 60 miliardi (18,6%) sono a carico di FMI e BCE; 187,4 miliardi (59,4%) sono in carico ai Paesi Europei e 69,2 (22%) agli investitori internazionali.
Già in questa settimana inizieranno le prime, difficili, trattative con l’Eurogruppo, per ottenere un prolungamento degli aiuti internazionali (la parte di essi concessa dagli altri Paesi UE) che sono indispensabili per far fronte alle scadenze previste per il 2015. il 28 Febbraio scade, infatti, la proroga di due mesi del piano di aiuti internazionali messo a punto con la UE. E’ altamente improbabile che l’attuale governo greco accetti le misure imposte dalla Troika per concedere l’ultima trance di aiuti previsti, sebbene, l’ennesima proroga potrebbe, ora, essere concessa anche in caso di mancato accordo.
Il 15 Marzo e 15 Giugno, infatti, scade il termine per la restituzione all’FMI di prestiti per 1,9 miliardi di euro contratti con esso mentre l’ammontare totale dei prestiti da restituire all’FMI nel 2015 è pari a 11 miliardi di dollari. Alla BCE, invece, dovranno essere restituiti quest’anno 6,7 miliardi di euro (in due trance da 3,5 e 3,2 miliardi di euro, in scadenza rispettivamente al 20 Luglio e al 20 Agosto). Se non dovessero essere concessi nuovi aiuti internazionali dall’UE e la Grecia fosse messa nelle condizioni di non riuscire a onorare i propri debiti, si spianerebbe di fatto la strada al default ellenico, e a una rottura con tuti i principali interlocutori internazionali.
Saranno le date del 28 Febbraio e del 15 Marzo a far capire a tutti quali saranno le pieghe che prenderà la trattativa con l’UE sulla rinegoziazione del debito e sui nuovi aiuti internazionali.
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