L’1 dicembre 2025 viene pagato il bonus tredicesima. Un importo aggiuntivo di circa 154 euro, ecco a chi spetta.
A dicembre la pensione sarà molto più alta rispetto ai mesi precedenti, per una serie di ragioni che rendono l’ultimo assegno dell’anno particolarmente atteso dai pensionati.
Oltre alla tredicesima mensilità e, per alcuni, anche alla quattordicesima, nel cedolino di dicembre trova spazio un’ulteriore voce: il bonus tredicesima, conosciuto anche come bonus Natale. Si tratta di una maggiorazione sociale dal valore di circa 154 euro, riconosciuta esclusivamente a chi soddisfa determinati requisiti reddituali e contributivi.
Il bonus tredicesima non è una misura nuova. Si tratta di un’erogazione strutturale, che accompagna il sistema pensionistico da oltre vent’anni. La sua origine risale infatti alla legge finanziaria per il 2001, la stessa con cui il governo Berlusconi introdusse il celebre incremento al milione per le pensioni più basse. In quel contesto, il legislatore stabilì che ai titolari di trattamenti previdenziali particolarmente ridotti fosse riconosciuta una somma aggiuntiva a fine anno, con l’obiettivo di garantire un sostegno ulteriore in un periodo, quello natalizio, tradizionalmente caratterizzato da maggiori spese.
Da allora il bonus è rimasto in vigore, mantenendo lo stesso importo originario convertito in euro e applicandosi automaticamente ai pensionati che rientrano nelle soglie di reddito previste. A tal proposito, nelle prossime sezioni vedremo quanto spetta, chi ne ha diritto e come viene calcolato, con tutte le soglie aggiornate al 2025.
Quanto spetta
L’importo del bonus tredicesima è invariato ogni anno. Nel dettaglio, si prende in considerazione quanto era stato previsto dal provvedimento originario, ossia dal comma 7 dell’articolo 70 della legge 388 del 23 dicembre 2020 (finanziaria del 2001), nel quale si parlava di un bonus di fine anno “pari a 300mila lire”.
Con il passaggio all’euro è stata semplicemente effettuata una conversione, con il bonus tredicesima che oggi ha un importo pari a 154,94 euro. Questo, come anticipato, viene pagato insieme alla tredicesima nel rateo di dicembre: sarà quindi presente nel cedolino in pagamento lunedì 1 dicembre.
Non costituisce reddito, né ai fini fiscali né previdenziali e assistenziali. Non è tassato dunque, e non va neppure indicato nell’Isee.
Come vedremo di seguito, però, non tutti ne hanno diritto per intero: in alcuni casi l’importo viene ridotto.
A chi spetta
L’errore che spesso si commette è di credere che il bonus si applichi su tutti quei trattamenti che hanno diritto alla tredicesima. Non è così, in quanto ci sono alcune prestazioni, come gli assegni d’invalidità civile, che pur avendo diritto alla tredicesima mensilità non possono concorrere al suddetto bonus.
Nel dettaglio, questa spetta ai titolari di uno o più trattamenti pensionistici a carico dell’assicurazione generale obbligatoria o delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative della medesima, nonché delle forme pensionistiche obbligatorie gestite dagli enti privatizzati di cui al d.lgs 509/1994.
Probabilmente è più semplice dire a chi non spetta. Eccone un elenco:
- pensione invalidità civile;
- pensione sociale;
- assegno sociale;
- rendita facoltativa d’inabilità;
- rendita facoltativa di vecchiaia;
- pensioni di vecchiaia e d’invalidità della mutualità pensioni a favore delle casalinghe;
- assegni di esodo;
- isopensione.
I suddetti trattamenti, dunque, non hanno diritto al bonus sulla tredicesima. Gli altri titolari di pensione sì, ma a patto che ne soddisfino i requisiti economici.
Requisiti economici aggiornati al 2025
Per avere diritto al bonus tredicesima bisogna soddisfare determinati requisiti reddituali. Nel dettaglio, la regola vuole che l’importo complessivo annuo della pensione, al netto dei trattamenti di famiglia, non deve superare l’importo del trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti.
Nel 2025 l’importo annuo del trattamento minimo è pari a 7.844,20 euro; è dunque questa la soglia da non superare per avere diritto all’importo pieno del bonus tredicesima.
Spetta, invece, un importo parziale a coloro che hanno un reddito superiore a 7.844,20 euro ma comunque inferiore a 7.999,14 euro, ossia il trattamento minimo annuo al quale viene applicato il bonus tredicesima.
E attenzione, perché non basta. Si guardano, infatti, anche agli altri redditi percepiti dal pensionato. Nel dettaglio, il reddito complessivo (quindi non solo quello da pensione) assoggettabile all’Irpef non deve superare di 1,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo. Per il 2024, quindi, la soglia da non superare è pari a 11.766,30 euro.
Cambiano i requisiti nel caso del pensionato coniugato. Questo avrà diritto al bonus tredicesima soddisfando due diverse condizioni, quali:
- il reddito complessivo personale non deve superare gli 11.766,30 euro;
- il reddito complessivo coniugale non deve superare di tre volte il trattamento minimo, quindi per il 2025 la soglia è di 23.532,60 euro.
Esempio di calcolo
Per il calcolo del bonus tredicesima si prende come riferimento esclusivamente il reddito annuo da pensione del titolare. Come indicato nei requisiti aggiornati al 2025, spetta il bonus pieno se la pensione annua è inferiore a 7.844,20 euro, mentre si ha diritto a un bonus parziale se il reddito supera tale soglia ma resta comunque al di sotto di 7.999,14 euro, ossia il trattamento minimo annuo maggiorato del bonus.
L’importo parziale si determina sottraendo il proprio reddito pensionistico dalla soglia di 7.999,14 euro, secondo la formula:
7.999,14 euro - Importo pensione
Ad esempio, un pensionato con un reddito annuo pari a 7.950,00 euro ha diritto a un bonus tredicesima di:
7.999,14 - 7.950,00 = 49,14 euro.
Come farne domanda
Come anticipato, non serve farne domanda dal momento che solitamente l’importo aggiuntivo viene pagato in automatico con la pensione di dicembre a chi ne ha diritto.
Tuttavia, se non viene pagato si può fare domanda online per il servizio di ricostituzione della pensione, con il quale l’importo dell’assegno viene rideterminato per effetto di riconoscimento di contribuzione versata a qualsiasi titolo in data anteriore a quella di decorrenza della pensione, beneficiando anche delle somme arretrate.
Solitamente quindi la domanda non serve; nel caso in cui fosse necessario ricorrere al servizio di ricostituzione allora si può procedere già adesso, tanto utilizzando il servizio telematico disponibile nell’area personale Inps quanto ricorrendo al supporto di un patronato (opzione consigliata a chi ha poca dimestichezza con questo tipo di pratiche).
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