La Bce è pronta all’estensione del Pepp? Martedì prossimo, meeting straordinario

Mauro Bottarelli

01/07/2021

01/07/2021 - 14:10

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Indiscrezione da Londra: tre giorni di Board, ufficialmente sulla stabilità dei prezzi. L’Eurotower non smentisce. E a confermare l’assenza di falchi, bastano le parole (realmente dette) di Weidmann

La Bce è pronta all’estensione del Pepp? Martedì prossimo, meeting straordinario

Nessun falco all’orizzonte. Ma, anzi, molto probabilmente la prossima settimana la Bce offrirà sul piatto d’argento un’anticipazione di quanto il mercato anela da giorni, quantomeno da quando la variante Delta ha ricacciato indietro il fantasma del taper: l’annuncio di flessibilità rispetto alla data di chiusura del Pepp il prossimo 31 marzo e una prima chiamata in causa diretta dell’envelop da 850 miliardi.

Nel giorno in cui, parlando alla cerimonia di chiusura dell’anno accademico ai Lincei, Mario Draghi ribadiva con toni ancora più gravi la sua convinzione relativa ai rischi del risorgere pandemico e confermava nuovi interventi in caso di aggravamento della situazione, la vera notizia arrivava da Londra e veniva immediatamente rilanciata da Bloomberg. A confermarla in via informale e senza conferma, né smentita da parte dell’Eurotower, David Marsh, presidente del think tank Official Monetary and Financial Institutions Forum: il board della Bce si riunirà in un Governing Council straordinario martedì prossimo a cena e protrarrà i propri lavori fino a una scadenza massima già fissata per giovedì.

Ragione ufficiale della tre giorni di lavori, una strategy review dedicata al tema quanto mai attuale di una nuova definizione operativa dell’obiettivo di stabilità dei prezzi. Ma a nessuno è sfuggita la concomitanza temporale di questa convocazione quasi d’urgenza con l’aumento dei contagi da variante Delta. E per quanto rimettere mano al vecchio mantra-obiettivo dell’inflazione al di sotto ma vicino al 2% sia oggi particolarmente aderente all’attualità, giova infatti ricordare non solo come la discussione sia già intavolata da inizio 2020 ma, soprattutto, come la narrativa ufficiale dell’Eurotower sia - in perfetto tandem con la Fed - quella di un ridimensionamento del fenomeno attuale a contingenza transitoria.

Perché, quindi, tre giorni di convocazione dell’intero board a porte chiuse, quando la prossima riunione statutariamente già programmata dista solo tre settimane, il 21 e 22 luglio? Inoltre, David Marsh ha confermato come in caso di accordo, il Consiglio direttivo emanerà un comunicato ufficiale. Ma al netto della notizia e dell’imbarazzato no comment della Bce riguardo il carattere straordinario del meeting, a smentire le rappresentazioni circolate sui media nei giorni scorsi rispetto a una Bce sempre più divisa tra falchi e colombe sulla tempistica del ritiro degli stimoli ci ha pensato proprio il presidente della Bundesbank, quel Jens Weidmann il cui discorso allo Euro Finance Summit di Francoforte il 28 giugno aveva scatenato i titolisti in cerca di capri espiatori.

Non a caso, la stessa Bundesbank ha pubblicato la frase chiave dell’intervento sui propri profili social, quasi a stimolare maggiore attenzione da parte di chi è chiamato a operare da cinghia di trasmissione fra regolatori e opinioni pubbliche.

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Fonte: Bundesbank
Il numero uno della Bundesbank è stato molto chiaro: esistono due precondizioni per cominciare una discontinuità negli acquisti netti del Pepp. Primo, eliminazione di tutte le restrizioni legate alla pandemia che vincolano le economie. Secondo, una ripresa economica definita addirittura trincerata. Né l’una, né l’altra condizione appaiono rispettate al momento.

Anzi, la variante Delta ha riportato in auge restrizioni sia interne (Portogallo) che verso i trasferimenti di viaggiatori (quarantene fra Stati membri ed ex membri, Gran Bretagna in testa) tali da archiviare sul nascere ogni possibile interpretazione rigorista delle parole del numero uno della Banca centrale tedesca. Per non parlare dei piani di supporto ai vari comparti economici ancora operativi in tutti gli Stati membri, ad esempio il compromesso raggiunto in Italia sul blocco dei licenziamenti o la moratoria francese sulle insolvenze corporate. E quando, come accaduto questa mattina, la sezione europea della OMS emana un comunicato ufficiale nel quale certifica come i casi di Covid nell’eurozona siano in netta risalita dopo dieci settimane di calo, il timbro di ufficialità pare stampato su carta.

Inoltre, l’attacco frontale e senza precedenti del ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, nei confronti della UEFA, definita irresponsabile per la sua scelta di mantenere a Londra la finale degli Europei e di far disputare un quarto di finale a San Pietroburgo, sembra confermare come il Paese più influente dell’Ue abbia preso fin da subito una posizione di estrema cautela preventiva nel riguardo delle varianti. Difficile, quindi, poter parlare di falchi che svolazzano in circolo in attesa di avventarsi sulla carcassa del Pepp, solo per colpire le povere cicale in nome del cieco rigorismo. A meno che quanto fatto o detto da Berlino sia pavlovianamente ascrivibile ai dogmi dell’austerity per partito preso, persino quando - come in questo caso - sostiene chiaramente il contrario.

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