Banche: un paracadute da 2,75 miliardi per la tutela dei depositi

Francesca Caiazzo

9 Novembre 2018 - 10:52

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I cinque maggiori istituti italiani si accordano per finanziare un Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Banche: un paracadute da 2,75 miliardi per la tutela dei depositi

Le banche italiane fanno fronte comune per non soccombere (anche) al pericolo spread. Secondo quanto riporta Il Messaggero, i cinque principali istituti bancari del nostro Paese si sono accordati per finanziare un Fondo interbancario di tutela dei depositi per un totale complessivo di 2,75 miliardi di euro.

L’operazione, che avviene sotto la regia di Bankitalia, coinvolge Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi e Banco Bpm.

Un paracadute per le banche in difficoltà

Secondo quanto riporta il quotidiano romano, le cinque maggiori banche hanno deciso di dotarsi di una sorta di paracadute per far fronte alle eventuali difficoltà che l’andamento dello spread potrebbe creare in futuro alle proprie attività.

Così Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi e Banco Bpm, la scorsa settimana si sono incontrate raggiungendo un accordo per dar vita a un Fondo bancario di tutela dei depositi che sarà finanziato in egual misura da ciascun istituto.

L’accantonamento complessivo sarà di 2,75 miliardi di euro e ogni banca verserà sul fondo 550 milioni di euro, operando su un conto corrente aperto appositamente presso Intesa Sanpaolo, che funge da capofila dell’iniziativa.

Il tutto con il benestare di Via Nazionale che coordina l’operazione.

Come funzione il Fondo

I cinque istituti hanno dunque deciso di non attendere eventuali azioni del governo per proteggere i propri clienti, ma hanno trovato un accordo per auto-soccorrersi in caso di bisogno.

La finalità del Fondo è quella di creare una sorta di rete di sicurezza a tutela dei risparmiatori, fungendo da garanzia per i depositi fino a 100 mila euro in caso che una delle banche aderenti venga posta in liquidazione.

L’operazione di salvataggio, dunque, avverrebbe attraverso il burden sharing, che prevede l’azzeramento delle perdite utilizzando l’equity degli azionisti e le sottoscrizioni dei bondholders subordinati. Le banche avrebbero 3 anni di tempo per il rimborso.

Altre banche potranno aderire

L’operazione non è del tutto conclusa ma aperta a nuovi sottoscrittori: entro il prossimo 24 novembre potranno aderirvi anche altri istituti che intendo mettersi al riparo da problemi futuri.

Al momento, dunque, finché la composizione della sindacazione non sarà completa, l’accordo non è ancora definitivo, ma si è al lavoro per ultimare gli ultimi dettagli della documentazione che regolerà l’operazione.

Secondo quanto emerso fino ad ora, il finanziamento sarà con rimborso alla scadenza.

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