L’era moderna di banche centrali indipendenti che si occupano esclusivamente di stabilità dei prezzi è ormai agli sgoccioli. Il coinvolgimento politico negli affari monetari potrebbe determinare un cambiamento significativo per i mercati valutari che porterà il Dollaro USA ad essere la valuta più performante dell’anno.
Dal Financial Times: i forex trader dovranno tenersi al passo con i cambiamenti politici delle banche centrali.
Banche centrali: nuovi e vecchi orizzonti
Negli ultimi vent’anni, una banca centrale dopo l’altra ha adottato target inflazionistici come principale riferimento per la politica monetaria, in parte anche in risposta all’elevata inflazione sperimentata tra gli anni ’70 e ’80. Formalmente, la Federal Reserve e la Bank of Japan sono state le ultime banche centrali ad ancorare la propria condotta agli aumenti dei prezzi al consumo, ma dall’inizio del 2012 entrambe le istituzioni finanziarie si sono messe al pari dei loro "colleghi".
Tuttavia, negli ultimi mesi, i funzionari delle banche centrali hanno iniziato ad allargare i propri orizzonti, ma ciò non dovrebbe sorprendere. Dopotutto, sono passati 5 anni dall’inizio del "credit crunch" nel 2007 e in questo periodo di tempo, i tassi di interesse a breve termine sono scesi allo zero per tutte le più grandi economie e le banche centrali hanno avviato la fase del cosiddetto "allentamento monetario". La crescita economica rimane sfuggente, il tasso di disoccupazione è preoccupantemente alto e l’inflazione è ancora bassa: ecco perché la politica monetaria ha iniziato a guardare oltre i target sull’inflazione.
Banche centrali e politica
Nel mondo delle banche centrali, la Federal Reserve ha annunciato il mese scorso di voler mantenere i tassi di interesse "eccezionalmente bassi" almeno fino a quando il tasso di disoccupazione non sia sceso al di sotto del 6.5%. Il nuovo governatore della Bank of England, Mark Carney, suggerisce che la politica monetaria debba essere più rivolta alla crescita in termini di PIL, che non al solo andamento dei prezzi al consumo.
Considerando la mole dell’economia, le banche centrali avrebbero avuto spazio di manovra sufficiente per rilanciare l’economia anche se l’inflazione avesse superato temporaneamente il target imposto. Inoltre, a Tokyo il nuovo governo esercita grande pressione sulla Bank of Japan affinché si introducano misure di allentamento "illimitate" per combattere la deflazione. Il che potrebbe tradursi in un nuovo presidente della BoJ che getti al vento le regole e faccia da calmiere sullo Yen, visto che l’attuale governatore, Masaaki Shirakawa, si ritirerà ad aprile.
In questo contesto di riassetto degli ordini monetari, la Federal Reserve, la Bank of Japan e la Bank of England sembrano predisposte a seguire le orme delle banche centrali in Canada e in Svizzera, ma anche della Banca Centrale Europea.
Dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008-2009, la banca centrale del Canada ha apportato cambiamenti ai tassi di interesse in base a specifici sviluppi economici. Dal 2011, la banca centrale della Svizzera ha imposto un calmiere automatico contro l’eccessivo innalzamento del tasso di cambio della propria valuta (si pensi, ad esempio, al famoso "peg" a 1.20 sul cambio EUR/CHF). Infine, dall’anno passato, la Banca Centrale Europea ha promesso di eliminare i "rischi di convertibilità" rappresentati dai tassi di interesse, comprando i titoli di stato dei paesi in difficoltà che facciano richiesta di aiuto ai partner europei.
Al contrario, invece, le "vecchie banche centrali" sembrano predisposte a voler continuare nel perseguire gli obiettivi sull’inflazione. Tra queste: Reserve Bank of Australia e Reserve Bank of New Zealand, ma anche la Riksbank (Svezia) e la Norges Bank (Norvegia).
Cosa cambia per il mercato valutario?
Di conseguenza, le autorità monetarie del mondo sembrano spaccate in materia di condotta e tale divergenza avrà almeno tre implicazioni per il mercato valutario nei prossimi anni.
Primo, gli investitori dovranno seguire un più ampio range di approcci monetari (piuttosto che la semplice inflazione) e dunque valutare più componenti per determinare quali potrebbero essere le mosse di una banca centrale. Tali componenti potrebbero includere: la disoccupazione negli Stati Uniti, lo spread sui titoli di stato dell’Eurozona, il PIL nominale nel Regno Unito e le riserve valutarie accumulate in Svizzera o in Giappone.
Secondo, la recente esperienza della Swiss National Bank e della Fed suggerisce che il tasso di cambio tenderà ad indebolirsi prima quando le banche toccheranno il target sull’inflazione. Questo perché la politica monetaria è pronta a rimanere "povera" a lungo, ma con il tempo, assieme alla ripresa della crescita, torneranno anche i flussi di capitale e la domanda per le valute domestiche.
Terzo, il generale aumento dell’incertezza in merito alla politica monetaria porterà ad un più elevato contesto di volatilità sui mercati. Se le banche centrali più grandi del mondo cambiano atteggiamento, gli investitori sul mercato Forex dovranno fare altrettanto.
Forex: Dollaro la valuta del 2013?
Nel medio termine, lo Yen è la valuta che più di tutte potrebbe essere soggetta al rischio di cambiamento della politica monetaria. Al contrario, si prevede che nel 2013 il Dollaro sia la valuta più forte del mercato. Mentre l’economia americana si riprende e le imprese del settore energetico sfruttano le vaste riserve di gas e petrolio, è sempre più improbabile che la Fed prolunghi per lungo tempo il quantitative easing.
A questo punto rimangono l’Euro e la Sterlina. Durante quest’anno, le due valute potrebbero essere negativamente affette dalle decisioni politiche prese a Francoforte e a Londra. Se la BCE attiverà il piano OMT (Outright Monetary Transaction) per comprare titoli sul mercato secondario, il bilancio della banca si allargherà non poco. Molto similmente, la Bank of England dovrà iniziare a stampare nuovo denaro per comprare titoli e beni, qual’ora il governo britannico decidesse di espandere il mandato della BoE oltre i target inflazionistici. Questo paniere di rischi rende il Dollaro USA la valuta favorita del 2013 sui mercati valutari.
| Traduzione a cura di
Federica Agostini |
Fonte: FT - Dollar to emerge stronger in new policy era |
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