BCE: per Eurozona il vero rischio sono gli Stati Uniti, non la Cina

Matteo Bienna

23 Marzo 2016 - 13:37

BCE: studio rivela come l’economia degli Stati Uniti possa rappresentare un grave problema per l’Eurozona, ben più della Cina. Intanto Fed Chicago assicura la crescita.

BCE: per Eurozona il vero rischio sono gli Stati Uniti, non la Cina

Un rallentamento nella crescita della Cina avrebbe molto meno impatto sui mercati europei di quanto non accadrebbe con gli Stati Uniti. La nuova ricerca della Banca Centrale Europea mostra come l’economia americana sia ben più determinante di quella cinese per gli scambi commerciali europei.

Ieri sera sono arrivate parole di ottimismo sulla crescita degli Stati Uniti da parte del presidente della Fed di Chicago. Tuttavia, l’incertezza attorno la politica monetaria della Federal Reserve potrebbe alterare le stime e causare un’eventuale flessione dell’economia americana: secondo la BCE è questo il pericolo più grande per l’Europa.

BCE: il vero spauracchio per l’Europa sono gli Stati Uniti

Un calo dell’1% nel PIL della Cina avrebbe un impatto dello 0,08% sugli scambi dell’Eurozona. L’effetto che una stessa variazione nel PIL degli Stati Uniti avrebbe sui mercati europei risulterebbe invece ben 3 volte più grande.

Queste sono le conclusioni alle quali sono giunti con l’ultimo studio gli esperti della Banca Centrale Europea:

Il grafico riportato (fonte: Bloomberg) mostra gli effetti per l’Eurozona, la Germania, la Francia, l’Italia e la Spagna che avrebbe un eventuale calo nella crescita delle quattro zone riportate.
Con un’influenza della Cina che non si discosta da quella del Regno Unito, sono gli Stati Uniti a rappresentare la zona economica più importante per l’Europa, e di molto.

Lo studio della Banca Centrale Europea guarda alla destinazione finale delle merci esportate dai territori dell’Eurozona, al fine di determinare l’importanza relativa di ciascun partner commerciale.
Da queste analisi risulta una generale sovrastima dell’impatto della Cina sui mercati europei, lasciando in maniera indiscussa agli Stati Uniti il ruolo di partner più influente.

Tra i motivi che giustificano l’analisi svolta dalla BCE c’è la considerazione che una parte significativa dei beni importati nell’Eurozona dalla Cina vengono poi a loro volta esportati nuovamente, avendo un impatto quindi relativo sul netto delle transazioni.

Stati Uniti: presidente Fed Chicago prevede crescita, attenzione a inflazione

Il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, si è espresso sulle decisioni di politica monetaria intraprese dal FOMC nella riunione della scorsa settimana.

L’atteggiamento prudenziale e la volontà di non esporsi a particolari rischi, espressi dalla presidente della Fed americana Janet Yellen, hanno trovato il supporto convinto da parte del presidente della Fed di Chicago.

La diminuzione del numero di aumenti previsti nei tassi di interesse nel 2016 aveva già visto, in Charles Evans, il presidente della Fed più cauto. Durante lo scorso dicembre le sue previsioni furono infatti le più moderate, con un solo rialzo dei tassi previsto dal suo staff per quest’anno.

Il presidente della Fed di Chicago prevede un periodo roseo per il territorio statunitense, con una crescita tra il 2% e il 2,5% e un calo della disoccupazione, prevista in calo verso quota 4,75%.

Questa crescita bisogna però capire se verrà accompagnata in maniera sostenibile dalle politiche monetarie intraprese. L’inflazione costituisce il perno del problema, come si intuisce dalle parole del presidente della Fed di Chiacago:

“Rimane da capire quanto la crescita dell’inflazione sia sostenuta. Non è ancora chiaro se le recenti stime, che hanno segnalato un incremento dell’inflazione core, si tradurranno in rialzi sostenuti.”

Secondo le osservazioni di Evans, l’inflazione degli Stati Uniti ha tenuto negli ultimi anni un andamento stagionale: ha visto infatti nella prima parte di ogni anno uno sprint, per poi mostrare un successivo calo dopo l’estate.
Stando alle sue parole, quindi, non ci sarebbero preoccupazioni per le stime al rialzo avute recentemente.

“Per permettere una crescita economica sono necessarie politiche monetarie che decidano come agire di volta in volta, osservando le reazioni offerte dai mercati.”

La speranza rimane che la crescita venga effettivamente sostenuta dalle politiche monetarie della Fed e che l’incertezza mostrata non si traduca in situazioni future di difficile gestione.
Abbiamo visto come uno scenario contrario a quello proposto dal presidente della Fed di Chicago possa causare gravi ricadute sull’Eurozona.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it