BCE, DRAGHI. La gravità e le dimensioni dei problemi del debito dell’ Europea hanno costretto la banca centrale ad andare oltre il suo tradizionale ruolo, al fine di limitare l’effetto cascata della crisi.
Alla BCE vengono chiesti gli straordinari, rispetto alla sua missione di base, che è quella di sostenere la politica monetaria in Europa. Gli eventi stanno costringendo l’Istituto di Francoforte a provvedere con “soluzioni di emergenza”.
La banca centrale ha si significativamente aumentato i suoi acquisti di titoli di stato europei, portandoli a 9,5 miliardi di euro (13,07 miliardi di dollari) durante la settimana conclusasi il 4 novembre, secondo l’ ultimo dato reso noto dalla BCE. Ovvero più del doppio degli acquisti effettuati la settimana precedente. Il programma di acquisto di bond, iniziato nel maggio dello scorso anno dalla BCE, ammonta a 183 miliardi di euro.
La maggiore preoccupazione, al momento, deriva dall’incapacità dei responsabili politici dell’Unione europea di essere convincenti; al contrario, non sembrano in grado di poter rassicurare i mercati della concreta possibilità e volontà di tenere insieme, e unito, il blocco.
Persistono differenza di opinione su come procedere politicamente questo complica ulteriormente le cose. Probabilmente i leader UE hanno gli elementi di un programma concordato. Ma, se esiste un accodo sulla dimensione e la forza necessarie per implementarlo, non è chiaro.
Alla fine di ottobre i politici hanno concordato € 440.000.000.000 per il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF). Tuttavia, un metodo per sfruttare il fondo deve ancora essere deciso.
Ora è necessario fornire i “viveri” all’Italia e alla Spagna, che stanno attraversando una fase critica. La Grecia è stata, in parte, sollevata da alcuni dei propri debiti. Si tratta di passi importanti, ma che non sono state attuati completamente e con forza sufficiente.
Nella sua prima conferenza stampa mensile della scorsa settimana, Mario Draghi aveva indicato, sulla scia del suo predecessore francese Jean-Claude Trichet, che il programma di acquisto di bond era di natura temporanea. I governi non devono "contare su aiuti esterni", ma sulla “loro capacità di riformare se stessi", aveva detto, aggiungendo: "Nessuno può obbligarci (ad aumentare tali acquisti). Noi siamo indipendenti".
Ma Draghi non ha paura di stupire i mercati. Di fronte ad un deterioramento della situazione economica, il nuovo presidente della BCE ha già fatto una sorpresa, tagliando i tassi di interesse all’ 1,25%. Doveva trattarsi di un battesimo di fuoco, e così è stato. Accerchiato, pressato su più fronti, il nuovo presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, fresco di nomina, ha dovuto affrontare il ciclone che si è abbattuto sull’Europa.
Al primo consiglio di amministrazione sotto la sua presidenza, appena due giorni dopo il suo insediamento, ha dovuto salvare un paziente in terapia intensiva. A grandi mali, estremi rimedi: l’atto di fondazione di Mario Draghi è stata una riduzione dei tassi di interesse di un quarto di punto. Una mossa che il mercato non si aspettava. Questo è il primo allentamento monetario da maggio 2009, quando il tasso è stato abbassato al minimo storico, e portato all’1%.
Draghi ha avuto il coraggio di cominciare a dipanare la rete tessuta dalla BCE, invertendo il trend e annullando la metà del rialzo dei tassi attuato da aprile da Jean-Claude Trichet. Quest’ultimo, quasi certo che la ripresa fosse ormai destinata a venire, ha aumentato due volte, di un quarto di punto, il tasso, portandolo all’ 1,5% nel mese di luglio. L’ondata di freddo che da allora ha colpito l’economia della zona euro, attraverso l’estensione della crisi del debito, richiedeva un gesto forte.
Trichet ha lasciato al suo erede il compito e Super Mario, soprannome che gli fu attribuito per il modo in cui seppe gestire la grave crisi del 1992 quale direttore del Tesoro, dopo che la lira italiana era stata spinta fuori dal meccanismo di cambio dello SMI, si è subito dimostrato all’altezza del ruolo. Mario Draghi: l’ultimo baluardo contro la crisi?
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