Avvocati, la consulenza per e-mail va pagata: lo conferma la Cassazione

Isabella Policarpio

2 Agosto 2019 - 12:16

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La richiesta di pareri e chiarimenti via e-mail all’avvocato va pagata. Secondo la Cassazione, infatti, è equiparata alla consulenza legale. Ecco i dettagli della decisione.

Avvocati, la consulenza per e-mail va pagata: lo conferma la Cassazione

Avvocati, che fare in caso di consulenza prestata via fax, e-mail o Whatsapp?

A questa domanda risponde la Corte di Cassazione: i pareri e i chiarimenti via email, o con altri mezzi, sono considerati a tutti gli effetti una consulenza legale, pertanto devono essere pagate dal cliente. Infatti, la prestazione d’opera professionale si considera sempre onerosa, anche se non vi è stata prima alcuna pattuizione tra le parti.

Se il cliente rifiuta il pagamento, l’avvocato può provare il suo diritto in giudizio allegando copia dell’email, del fax o gli screenshot dei messaggi. Questi difatti fanno piena prova.

Facciamo il punto della situazione con la sentenza n. 1792/2017 della Corte di Cassazione.

Consulenza legale, anche l’email va pagata: la decisione della Cassazione

Se l’avvocato fornisce chiarimenti, consigli e pareri via email, in risposta alle domande del cliente, si tratta di una vera e propria consulenza legale, per questo il difensore ha il pieno di diritto di pretendere il pagamento.

Questo orientamento è stato confermato dai giudici della Corte di Cassazione che, nella sentenza n. 1792 del 24 gennaio 2017, hanno stabilito che fax e mail sono equiparate alla consulenza tradizionale. Nel caso di specie, la decisione riguardava il ricorso proposto da un ingegnere il quale pretendeva il pagamento della parcella per la consulenza fornita tramite corrispondenza fax e mail, pretesa che i giudici della Cassazione hanno confermato. Naturalmente la decisione è estendibile anche a tutti gli altri professionisti, compresi i pareri degli avvocati.

Infatti, la prestazione d’opera professionale si presume sempre a titolo oneroso, anche in mancanza di una esplicita richiesta delle parti, inoltre il conferimento dell’incarico professionale può essere fatto in qualsiasi forma quindi anche tramite messaggio di posta, sms o whatsapp. Naturalmente dalla corrispondenza deve dedursi in maniera inequivocabile la volontà di avere un parere professionale.

Consulenza legale, l’email fa piena prova

Posto che la consulenza via email va pagata, che fare in caso di rifiuto del cliente?

Nella stessa sentenza, la Cassazione sottolinea che la consulenza può essere provata con ogni mezzo di prova, quindi anche tramite supporto telematico. Per questo, se il cliente rifiuta di pagare a fronte di pareri forniti via email o altri mezzi, l’avvocato, o altro professionista, può provare il fatto allegando l’email.

Stessa cosa vale anche per le consulenze prestate tramite Whatsapp: anche queste devono considerarsi a tutti gli effetti esplicazione dell’attività professionale e, quindi, soggette a pagamento. Per provare la consulenza, l’avvocato può mostrare al giudice gli screenshot o le trascrizioni dei messaggi vocali.

Tutte queste prove, difatti, sono idonee a giustificare un decreto ingiuntivo nei confronti del cliente insolvente. Per maggiori dettagli si consiglia di legge anche Whatsapp, email e sms hanno valore di prova legale: la guida della Cassazione

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