Aumento acconti Ires e Irap in arrivo anche per le imprese? Molto più che probabile: stanno per scattare le clausole di salvaguardia previste nel decreto di abolizione della prima rata Imu. Ecco che significa e cosa potrebbe succedere.
Del possibile aumento degli acconti Ires e Irap per le imprese ultimamente si è parlato poco, tutti presi com’eravamo dall’apprendere, magari con legittima soddisfazione, che l’abolizione della seconda rata dell’Imu sarebbe stata a carico di banche e assicurazioni, grazie a una serie di inasprimenti fiscali tutti a loro svantaggio. Neanche il tempo di gioire per la toppa maldestramente cucita sulla vecchia imposta municipale unica - che a gennaio 2014 rischia concretamente di fare nuovamente capolino nelle tasche degli italiani, seppur in versione ridotta – che salta fuori la grana delle coperture relative alla prima rata dell’Imu sull’abitazione principale, abolita mesi fa e della quale i più speravano di non sentire mai più parlare.
Il problema delle clausole di salvaguardia: mancano i soldi delle slot e dei debiti Pa
Il nodo è sempre quello: le famose clausole di salvaguardia, che intervengono qualora il Governo, all’interno dei suoi provvedimenti, non riesca a dirottare nelle casse dell’Erario il gettito previsto dalle coperture individuate. In soldoni: se il Ministero dell’Economia sbaglia i conti, sono sempre i cittadini a doverci mettere una pezza. Nel caso specifico, l’esecutivo targato Letta-Alfano, e la sua componente di solerti “sentinelle anti-tasse”, non è riuscito né a ricavare i 600 milioni di euro previsti dalla sanatoria sulle slot machine (pur avendo tentato di concedere loro un ulteriore sconto dai 2,5 miliardi di euro iniziali), né a incassare l’extra gettito Iva che sarebbe derivato dal pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione alle imprese fornitrici. Tasto, quest’ultimo, particolarmente dolente, perché avrebbe consentito alle imprese creditrici di vedersi finalmente riconosciuti i propri diritti, ma anche allo Stato di incassare un importante gettito extra dell’Iva. I pagamenti, tuttavia, procedono ancora a rilento, e, ad oggi, pare improbabile che si riesca a far fronte alla promessa di saldare tutti i 27,4 miliardi di euro di debiti entro il 31 dicembre di quest’anno. Addio, quindi, a circa 925 milioni di euro di Iva, con buona pace delle imprese che vantano un credito nei confronti dello Stato.
Il giro di boa entro il 2 dicembre
Pronte a scattare, quindi, le sempiterne clausole di salvaguardia, sotto forma di aumento acconti ai fini Ires e Irap dovuti per i periodi d’imposta 2013 e 2014 e, dal 1 gennaio 2015, delle accise. Ma quanto si dovrà pagare? Bella domanda: siamo tutti in trepidante attesa di capire quali acconti e/o accise verranno inasprite, e in che misura. Informazione che verrà resa nota solo tramite decreto del Ministero dell’Economia, previsto entro e non oltre il 2 dicembre. Praticamente una sorpresa recapitata direttamente sotto l’albero di Natale degli italiani, i quali, nonostante le promesse succedutesi dalla campagna elettorale in poi, si ritrovano, in un modo o nell’altro, a dover pagare per colpa dell’Imu.
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