Assegnazioni provvisorie scuola 2017/18: chi può fare domanda e ultime novità

Simone Micocci

14 Giugno 2017 - 12:52

Assegnazioni provvisorie scuola, anno scolastico 2017-2018: il MIUR ha confermato il vincolo triennale. Ecco chi potrà farne richiesta.

Assegnazioni provvisorie scuola 2017/18: chi può fare domanda e ultime novità

L’assegnazione provvisoria è quello strumento che consente ad un docente di chiedere il trasferimento verso una sede più vicina al proprio comune di residenza.

Il trasferimento ha la validità temporanea di un anno, dopodiché l’insegnante torna alla cattedra di titolarità; l’unico modo per essere assegnati definitivamente ad una nuova scuola, infatti, è quello di presentare la domanda di mobilità.

L’assegnazione provvisoria è quindi una soluzione temporanea per chi vuole riavvicinarsi alla propria famiglia e non è riuscito a farlo tramite la domanda di mobilità.

Il termine per la presentazione della domanda di mobilità 2017-2018 è ormai scaduto e in questi giorni gli insegnanti conosceranno l’esito della loro richiesta di trasferimento. Per chi, purtroppo, avrà un esito negativo resta la possibilità di ottenere un’assegnazione provvisoria, ma solo nel caso in cui soddisfi determinate condizioni.

A tal proposito, nella giornata di ieri è andato in scena un incontro interlocutorio tra i sindacati e il MIUR, dove quest’ultimo ha illustrato tutte le regole per le assegnazioni provvisorie per l’a.s.2017-2018.

Di seguito faremo il punto della situazione analizzando quanto svelato dal MIUR in merito a questo strumento; prima però vediamo quali sono le condizioni necessarie per farne richiesta.

Assegnazioni provvisorie 2017-2018: chi può farne richiesta

Il CCNI Mobilità stabilisce alcuni requisiti necessari per la domanda di assegnazione provvisoria da parte di un docente che vuole avvicinarsi a casa.

Nel dettaglio, viene stabilito che possono farne richiesta tutti gli insegnanti, indipendentemente dall’ordine e dal grado d’istruzione, per uno dei seguenti motivi:

  • ricongiungimento al coniuge o al convivente (la stabilità della convivenza deve essere dimostrata dalla certificazione anagrafica);
  • ricongiungimento ai figli o agli affidati con provvedimento giudiziario;
  • per gravi esigenze di salute (se comprovate da certificazione sanitaria).

È bene precisare, inoltre, che la domanda di assegnazione provvisoria può essere presentata per una sola provincia, quella in cui si trova il Comune di residenza.

Non ci sono vincoli per quanto riguarda la classe di concorso per la quale si presenta domanda: l’assegnazione provvisoria infatti può essere richiesta anche per un’altra classe di concorso per la quale si è in possesso del titolo, o per un grado diverso di istruzione. In tal caso la richiesta è aggiuntiva rispetto a quella per il proprio posto o classe di concorso di titolarità.

Assegnazioni provvisorie 2017-2018: confermato il vincolo triennale

Ci sono delle altre condizioni necessarie, come ribadito dal MIUR nell’incontro andato in scena in questi giorni.

Nel dettaglio, i rappresentanti del Ministero dell’Istruzione hanno confermato che quest’anno non ci sarà alcuna deroga al vincolo triennale. Quindi non possono fare richiesta per l’assegnazione provvisoria quei docenti che ne hanno già usufruito nel corso degli ultimi tre anni.

Per fare la domanda c’è bisogno che il servizio sia continuato da almeno tre anni, altrimenti non sarà possibile avvicinarsi a casa neppure se si soddisfano i predetti requisiti.

Ma c’è un secondo vincolo confermato dal MIUR: non possono fare domanda i docenti che hanno ottenuto il trasferimento.

Queste regole non sembrano essere oggetto di revisione; i Dirigenti presenti alla riunione, infatti, hanno comunicato di non avere alcuna delega per la contrattazione sulle proposte.

Il Ministero dell’Istruzione quindi sembra aver già deciso, immobilizzando gli insegnanti che nel 2016 sono state vittime degli errori dell’algoritmo utilizzato per la mobilità e che quest’anno non riusciranno ad ottenere un nuovo trasferimento.

I più penalizzati saranno senza dubbio i docenti originari del Sud, poiché molti di loro probabilmente non riceveranno l’esito positivo vista la pochezza di posti liberi nel meridione. La speranza, ormai remota, è che il MIUR conceda loro un’ulteriore possibilità per il riavvicinamento alla famiglia.

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