Allarme carne cancerogena: gli effetti sui mercati finanziari. Chi ci guadagna?

Francesco Lucchetti

31/10/2015

31/10/2015 - 13:09

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L’OMS lancia l’allarme: le carni lavorate possono causare il cancro. Sui mercati finanziari schizza in alto il prezzo di grano e mais, festeggiano le multinazionali del settore. Ecco chi ci sta guadagnando.

Allarme carne cancerogena: gli effetti sui mercati finanziari. Chi ci guadagna?

La notizia della settimana appena conclusa è senza dubbio quella dell’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sul consumo di carni lavorate, che sarebbero nocive per la salute e cancerogene così come il fumo di sigaretta: è subito psicosi che per gli acquisti di carne si è tradotta in una battuta d’arresto, ma nel frattempo le multinazionali del settore agricolo fanno festa e per i loro azionisti la settimana si è chiusa con dati incoraggianti.

Il panico generalizzato seguito al rapporto dell’OMS ha abbattuto in pochi giorni il consumo di carne e gli acquisti nelle macellerie, ma si sa, spesso è sufficiente allargare la prospettiva per svelare il rovescio della medaglia. Ed ecco che si nota allora l’impennata dei prezzi delle commodities agricole come grano e mais e, dulcis in fundo, la salita delle azioni del settore agricolo.

Chi ci guadagna dall’allarme sulle carne lavorate lanciato dall’OMS?

L’OMS lancia l’allarme, psicosi sui consumi

Il 26 ottobre, proprio all’inizio di questa settimana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato la notizia secondo la quale un eccessivo consumo di carni lavorate sarebbe dannoso per la salute e addirittura cancerogeno: che si tratti di allarmismo oppure no, lasciamo le considerazioni agli esperti del settore. Quello che è evidente è che l’argomento è ora sulla bocca di tutti e ad essere preoccupati non sono soltanto i consumatori, ma anche gli allevatori.

La reazione dei mercati finanziari: ecco a chi conviene

Il panico generalizzato ha spinto le autorità a cercare di ridimensionare la notizia, per evitare caos ingiustificato che rischia di mettere in ginocchio gli allevamenti non solo italiani, ma di tutto il mondo data la risonanza di cui gode l’OMS.
A beneficiare di questa confusione, le multinazionali agricole: nel corso di questa settimana il prezzo delle risorse agricole ha avuto un’impennata e le maggiori SpA mondiali che basano il proprio business sull’agricoltura hanno visto aumentare il valore delle proprie azioni in Borsa.

Gli effetti dell’allarme sulle carni lavorate: in alto i prezzi di grano e mais

Nel giro di una sola settimana, in seguito alla diffusione della notizia, il prezzo delle commodities agricole è schizzato in alto come era prevedibile: se il mais è aumentato del 2,46%, il valore del grano è salito addirittura del 6,5% in soli 5 giorni. Un vero affare per l’agricoltura e, soprattutto, per chi ne domina il mercato.

Le aziende che guadagnano dall’allarmismo sulle carni

Il mercato dei semi è controllato per il 74% da 10 multinazionali che questa settimana hanno tratto un considerevole beneficio dall’aumento dei prezzi nel settore: in particolare, le azioni della statunitense Monsanto Company hanno raggiunto i 93,22 $ l’una con un rialzo del 2,10%, mentre il suo principale competitor DuPont guadagna al NYSE addirittura il 5,03%.

In Europa bene anche il titolo Nestlè, che continua il rally della settimana scorsa e si attesta a 75,60 franchi svizzeri ad azione, nonostante il piattume della Borsa di Zurigo. Per la multinazionale svizzera si prevedono riscontri positivi specialmente dal fronte dei cereali e della pasta, mercati in cui la sua presenza è davvero forte.

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