Aim Investor Day 2018: Clabo, internazionale per vocazione

Alessio Trappolini

23 Novembre 2018 - 10:12

Dallo stabilimento di Jesi agli impianti di Philadelphia la strada percorsa dall’azienda marchigiana per aprirsi ai mercati internazionali è stata molta. La Borsa, attraverso la quotazione su AIM Italia, ha supportato questo progetto, come ci racconta Pierluigi Bocchini, presidente e amministratore delegato di Clabo

Aim Investor Day 2018: Clabo, internazionale per vocazione

Meno di una settimana all’AIM Investor Day 2018, l’evento organizzato da IR Top Consulting per facilitare l’incontro tra gli investitori istituzionali e le piccole e medie imprese quotate sul segmento AIM Italia di Borsa Italiana.

Money.it prosegue con la rassegna di interviste agli imprenditori che prenderanno parte alla giornata e presenteranno la propria azienda alla comunità finanziaria. Protagonista di oggi è Pierluigi Bocchini, presidente e amministratore delegato di Clabo

Pierluigi Bocchini, presidente e amministratore delegato di Clabo

Dott. Bocchini chi è Clabo e di cosa si occupa?

Clabo nasce formalmente nel 2001, ma il progetto viene da una tradizione industriale che prosegue dagli anni ’50 nelle Marche. Originariamente ci occupavamo in prevalenza della produzione di banchi espositivi per le pasticcerie artigianali e per le gelaterie, un business che occupava il 45% dei nostri ricavi complessivi. Ad oggi invece abbiamo implementato la nostra linea di prodotti sia con lo sviluppo di prodotti in modo organico che attraverso acquisizioni, in special modo negli Stati Uniti con l’avvio di una produzione di espositori per prodotti freschi. Oggi operiamo su tre stabilimenti: Jesi con 180 addetti, Cina con 100 collaboratori e Philadelphia con 90 lavoratori. Contiamo inoltre sulle filiali commerciali di Dubai per il Medio Oriente e di San Paolo per il Sudamerica. In totale il nostro gruppo conta circa 400 addetti. Crediamo di chiudere il 2018 in linea con quanto ci eravamo prefissati nel piano industriale, con i ricavi compresi tra i 46 e i 58 milioni di euro.

Nel 2015 avete scelto la quotazione in Borsa attraverso AIM Italia. Perchè?

Siamo quotati da marzo 2015: avevamo la necessità di finanziare il piano industriale che era basato su una strategia local to local, ossia poter produrre vicino ai mercati di vendita, abbattendo i costi di trasporto. Abbiamo quindi ritenuto che la Borsa forse la via meno invasiva rispetto al private equity, anche in prospettiva di lungo periodo. Ci è quindi sembrato opportuno finanziarci con investitori più pazienti e frazionati. Siamo contenti della scelta anche se è chiaro che essendo quotati si è più esposti agli umori del mercato: c’è euforia quando la Borsa va bene e depressione quando i mercati non sono in condizioni ottimali, come vediamo in questa delicata fase che l’Italia sta attraversando. Le small cap sono infatti le più penalizzate dal punto di vista della liquidità e del valore. Nel quadro generale possiamo però ritenerci soddisfatti. Quando ci si quota si diventa interlocutori più qualificati agli occhi di tutti gli stakeholder, siano essi clienti o istituzioni finanziarie.

Cosa vi aspettate dal vostro mercato di riferimento nei prossimi mesi?

È chiaro che i tassi di crescita nelle varie aree del mondo in cui operiamo sono molto diversi: ad esempio la nostra consociata in America cresce a ritmi del 26% ogni anno, ma anche la società affiliata in Cina ha prospettive molto buone. Il mercato asiatico cresce infatti a ritmi sostenuti e in modo piuttosto uniforme, con le sole eccezioni delle economia ormai mature come Giappone e Corea. Le zone che invece pesano meno ma che presentano buoni ritmi di crescita sono il Medio Oriente e il Nord Africa. Il Sudamerica è invece un’incognita: alcuni anni va bene e altri no. Mentre quest’anno il Brasile sembra riprendersi è l’Argentina a preoccupare nuovamente. Il mercato europeo è invece quello che in assoluto ci da maggiori preoccupazioni. L’Italia pesa ormai meno del 30% sul nostro fatturato, ma purtroppo notiamo dei segnali di forte rallentamento. Vediamo lo stesso in altri mercati del Vecchio Continente, soprattutto quelli dell’est europeo.

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