L’aggio di Equitalia rimarrà in vigore. La Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata dalle Ctp di Latina e Torino. Questione chiusa?
L’ordinanza della Corte Costituzionale n. 147/2015 ha confermato le attese: l’aggio di Equitalia è salvo. La Consulta, infatti, ha ritenuto inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata dalle commissioni tributarie provinciali (Ctp) di Latina e Torino.
L’ordinanza della Corte Costituzionale: perché l’Aggio di Equitalia rimane in vigore
Nell’ordinanza della Consulta si legge che:
“ciascuna delle ordinanze di rimessione è carente sia nella descrizione della concreta fattispecie cui si riferisce, sia nella motivazione in punto di rilevanza.
Viene quindi meno la necessaria verifica circa l’influenza della questione di legittimità sulle decisioni richieste ai rimettenti”
La Corte Costituzionale contesta, inoltre, che entrambe le questioni sollevate siano carenti nella parte in cui si vuole dimostrare la sproporzione tra il costo effettivo per il servizio di recupero crediti e l’onere economico per il contribuente.
Aggio di Equitalia: che cos’è e perché viene contestato
L’aggio di Equitalia non è altro che un ulteriore onere che il contribuente si trova a pagare nell’ambito della cartella esattoriale, slegato però dal pagamento dell’imposta dovuta, delle sanzioni e degli interessi. In sostanza si tratta di una remunerazione per il servizio di recupero crediti che viene svolto da Equitalia.
L’aggio viene contestato per due ordini di motivi:
- spesso risulta sproporzionato rispetto all’importo complessivo che il contribuente deve allo Stato; trattandosi di una maggiorazione che viene calcolata su base proporzionale, l’entità del prelievo pesa maggiormente sulle cartelle di importo minore;
- non vi è alcun legame tra l’importo dell’aggio e la capacità contributiva del soggetto passivo della cartella; in questo senso, sia la Ctp di Latina che quella di Torino contestano la presunta violazione dell’articolo 53 della Costituzione.
Il sistema di riscossione affidato ad Equitalia, unitamente all’aggio, è stato oggetto proprio in queste settimane della riforma fiscale del Governo Renzi.
La misura di applicazione dell’aggio dipende dal momento del pagamento della cartella:
- se la cartella viene pagata entro 60 giorni dalla notifica, l’aggio è distribuito tra contribuente ed ente creditore;
- se, invece, la cartella viene pagata oltre i 60 giorni, l’aggio grava interamente sul contribuente con l’aliquota del 6,5%.
Le conseguenze sui conti pubblici dell’ordinanza della Consulta
L’ordinanza della Corte Costituzionale, con cui si dichiara l’inammissibilità della questione di costituzionalità dell’aggio di Equitalia, salva i conti pubblici da un altro possibile buco di bilancio. Già a fine maggio il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan aveva "avvisato" la Consulta circa le conseguenze finanziarie di un’eventuale incostituzionalità dell’aggio. Le stime degli ultimi mesi quantificavano in 2,5 miliardi di euro l’importo necessario per il rimborso.
La questione però non è definitivamente chiusa poiché rimane pendente l’ordinanza 29 maggio 2014 della Ctp di Cagliari che contesta ancora l’illegittimità dell’aggio.
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