11% di rendimento complessivo in 3 anni sul bond in euro diverso dal BTP

Stefano Vozza

20 Settembre 2025 - 05:21

Titolo di Stato senza rischio di cambio, media durata e con un discreto ritorno effettivo annuo lordo a scadenza

11% di rendimento complessivo in 3 anni sul bond in euro diverso dal BTP

Oggi che gli yield sul comparto obbligazionario sono notevolmente calati diventa arduo spuntare ritorni di un certo interesse. Il discorso riguarda evidentemente le brevi e medie scadenze, visto che sul tratto lungo della curva sono ancora sostenuti. Un paio d’anni fa bastava indebitarsi contro il Tesoro MEF su obbligazioni a 3-5 anni per spuntare buone cedole in rapporto alla durata e al rischio. Ormai sono ricordi del passato, per cui occorre pigiare sul tasto rischio se l’intento è massimizzare il ritorno su scadenze medio-corte. Al riguardo, ecco un 11% di rendimento complessivo in 3 anni sul bond in euro diverso dal BTP. Vediamo di quale si tratta.

Investire in valute estere o corporate bond o su emittenti sovrani a rischio?

A grandi linee, quando i payout sui bond sono elevati rispetto alla media di mercato per stesse scadenze e/o categorie di emittenti, la ratio potrebbe essere:

  • strumento denominato in una valuta non euro, tipo i Gilt di Sua Maestà in sterline inglesi o i T-Note made in USA in dollari americani. In entrambi i casi si tratta di emittenti sovrani dall’elevato rating ma con un costo interno del denaro ancora elevato causa le tensioni delle rispettive economie. A cascata i loro debiti rendono di più rispetto a un BTP pari durata, per esempio, ma il rischio maggiore per l’investitore nazionale è quello di cambio, e di mercato poi;
  • prodotti di matrice corporate, la cui garanzia sul capitale non è così forte come per i sovereign. Tuttavia, qui bisogna essere esperti sul come, quando e quali prodotti realmente sfruttare e quali evitare perché potenzialmente più insidiosi. Spesso, ma non sempre, questi emittenti partono con cedole altissime i primissimi anni e poi fanno scattare strutture cedolari non sempre convenienti. Per il piccolo investitore, ovviamente;
  • emittenti sovrani dai rating discutibili e/o con economiche domestiche traballanti. Qui l’ideale sarebbe esporsi sulle loro emissioni in valuta estera, e se non si vogliono correre rischi di cambio l’ideale è il bond denominato in euro. Tra le varie, pensiamo alle obbligazioni in euro emesse dal Governo di Bucarest.

Il Romania Fx 5.5% Sep28 Eur

L’obbligazione con ISIN XS2689949399 quotata e negoziata sull’EuroMOT di Borsa Italiana (taglio minimo: 1.000 €) è di matrice rumena e denominata in euro. Il titolo è relativamente giovane dato che si tratta di un quinquennale in origine (settembre 2023) giunto a due terzi del suo percorso di vita. Il prestito verrà infatti rimborsato il 18/09/’28, tra 36 mesi.

Il tasso cedolare, pagato su base annua, è del 5,50% del valore nominale del prestito sottoscritto, il 4,8125% al netto della ritenuta fiscale del 12,50%. L’effettivo netto a scadenza, tuttavia, scende al 3,213% (11% lordo complessivo) per via dell’attuale prezzo a 105,7. Pensare che a metà marzo ‘25, nel pieno della crisi sui bond sovrani, ha formato un minimo a 101,57. Chi lo avesse comprato 6 mesi fa (all’epoca, 3 anni e mezzo di durata residua), tipo a 102 centesimi, si sarebbe garantito un 4,15% effettivo annuo netto a scadenza.

Oggi per uno yield del 4,15% netto sui titoli del Tesoro occorre una durata residua sui 22 anni, cioè più di due decenni. Tornando ai giorni nostri, per un effettivo netto a scadenza del 3,2% serve invece un BTP con scadenza nel 2036.

11% di rendimento complessivo in 3 anni sul bond in euro diverso dal BTP

Ora, maggiore (bond rumeni, per esempio) o minore (bond MEF) rischio associato ai bond in portafoglio? È questa, tutto sommato, la sostanza del discorso.

Per Bucarest l’XS2689949399 è un debito in valuta straniera e il Paese non eccelle in termini di saldi valutari con cui poi ripagherà i relativi prestiti. Inoltre non può dirsi forte sull’economia interna, cioè capace di generare e/o sostenere saldi commerciali attivi con cui procurarsi valuta pregiata. Infine ci sono le forti preoccupazioni lungo il confine Est, quello con l’Ucraina, con tutte le considerazioni geopolitiche del caso.

Eppure il rating sul debito rumeno (BBB- per S&P e Fitch; Baa3 per Moody’s) non è tanto distante da quello italiano (BBB+ per S&P; Baa3 per Moody’s e BBB per Fitch). Ancora, la duration modificata del Romania Fx 5.5% Sep28 è bassa a 2,74.

Dunque, il titolo si presenta rischioso nell’emittente ma in certo senso “benvisto” dal mercato considerati gli acquisti sul secondario. Da emissione a oggi i corsi si sono attestati sotto la parità un po’ in principio e stop. Inoltre c’è che la durata residua va progressivamente riducendosi e la cedola nominale annua è buona. I rischi tuttavia non mancano, a partire da quello di mercato. Per bypassarlo sarebbe bene esser sicuri di portare a termine l’investimento per non incorre in sorprese in caso di rivendita anticipata. Tuttavia, molto meglio sarebbe curare il prezzo di ingresso magari durante qualche eventuale calo futuro. Occhio, infine, al rischio di liquidità dato che i contratti scambiati su base giornaliera si contano davvero sulle dita di una mano.

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