Nuova obbligazione in euro di banca UniCredit con struttura dei payout di tipo variabile senza call e senza cedole del tipo cumulative
Settembre si apre all’insegna delle nuove emissioni corporate nazionali e, nello specifico, stavolta è il caso di banca UniCredit. Finite le vacanze è dunque tempo di raccolta da un lato e di cogliere le occasioni di investimento dall’altro. Vediamo come funziona il titolo, quanto rende e quali sono le condizioni economiche previste dall’emittente. Qui anticipiamo solo che paga il 10% di interessi in 2 anni il bond UniCredit e poi cedola variabile fino al 5% per 11 anni.
Obbligazione senza rischio di cambio e senza possibilità di call
L’identificativo del bond emesso da banca UniCredit è IT0005667693, in negoziazione diretta sul mercato MOT di Borsa Italiana e sul sistema multilaterale di negoziazione Bond-X (EuroTLX). La data di emissione è l’1 settembre per una durata complessiva di 13 anni senza alcuna possibilità di richiamo da parte dell’emittente. Tradotto, si è certi che la scadenza e il rimborso finale al 100% del valore nominale sottoscritto (salvo default emittente) avverrà l’1/09/2038. Ciò non toglie che non si possa tradare il titolo su timeframe differenti quelli di principio/inizio a prezzi vigenti sul mercato all’atto della compravendita.
Il taglio minimo di ingresso è di 1.000 euro e relativi multipli (zero rischi di cambio, quindi), più spese di commissione alla banca intermediaria presso cui si detiene il conto titoli. In particolare, dal 1° al 26 settembre c’è che la quotazione in offerta del prodotto sarà pari al prezzo di emissione, cioè 100. Tradotto, per quasi tutto il mese il valore 100 è garantito mentre da lunedì 29 i corsi fluttueranno liberamente in base alle dinamiche di mercato sopra e/o sotto la parità. Occhio al rischio di mercato, quindi, anche perché si tratta di un titolo dalla lunga durata e di conseguenza sensibile ai trend di fondo del comparto obbligazionario.
La struttura dei rendimenti dell’obbligazione UniCredit
La banca milanese ha previsto una struttura dei payout di tipo mista, cioè tassi fissi in principio e variabili a seguire. Tecnicamente si tratta di un “Fixed To Floater Bond” di cui si conosce tanto il payout della parte fissa quanto il range della componente annua variabile. Nello specifico vale quanto segue:
- 5,00% fisso (3,70% al netto della ritenuta fiscale del 26%) per il 1° e 2° anno, e quindi dall’1/09/’25 all’1/09/’27. La cedola ha periodicità annua, con date di stacco al 1° settembre di ogni anno fino al termine;
- tasso variabile per i successivi 11 anni, sebbene racchiuso in un floor dello 0,00% al di sotto del quale non potrà mai andare e un cap massimo del 5,00% annuo lordo. La componente variabile, in particolare, sarà pari al tasso di riferimento interbancario Euribor a 3 mesi moltiplicato per il fattore di partecipazione al 150%.
Facciamo alcune esemplificazioni sulla componente variabile dei payout. Se nell’anno X il tasso Euribor 3M fosse del 2,00%, per esempio, la cedola annua lorda del bond UniCredit sarebbe del 3,00%, dato che 2,00%x150%=3%. Se invece l’Euribor 3M fosse dello 0,00% o dello –0,30% o comunque negativo, la cedola incassata in quell’anno sarebbe dello 0,00%, coincidente con il tasso minimo. Se infine l’Euribor 3M si attestasse al 3,4% o su altri valori superiori, la cedola pagata da UniCredit sarebbe comunque del 5,00% dato che è il tasso massimo.
10% di interessi in 2 anni sul bond UniCredit e poi cedola variabile fino al 5% per 11 anni
Ricapitolando, l’unica certezza è data dal 10% complessivo lordo del primo biennio, poi è tutto in discussione. Nei successivi 11 anni il ritorno totale è racchiuso tra lo 0,00% nell’ipotesi di tassi Euribor 3M sempre nulli e/o negativi, e il 55,00% (5,00% x 11 anni) in quanto tasso massimo.
La probabilità che dal 2028 al 2038 si verifichi uno dei due scenari estremi (0,00% e 55,00%) è prossima allo zero. Ora, se per ipotesi fosse pari al valore intermedio 2,50%, per esempio, allora il rendimento complessivo in 13 anni sarebbe del 37,50%, cioè 10% del biennio iniziale e 27,50% dei restanti 11 anni. Ne deriverebbe una cedola media annua lorda ponderata (e ipotetica) del 2,885% circa. E così via per tutte le altre possibili combinazioni e quindi i possibili incassi complessivi.
Ovviamente il rendimento effettivo al termine dell’investimento dipende anche dal proprio prezzo di carico e scarico e relativo tempo di possesso. Ad esempio se si riuscisse a comprarlo in corso d’opera a sconto di sicuro ne beneficerebbe lo yield a scadenza, e così via.
Più in generale, vista con gli occhi dell’investitore l’ideale sarebbe che le tensioni sul comparto obbligazionario si riaccendano di nuovo e che restino sostenute a lungo termine. In tal modo anche le cedole variabili si collocherebbero nella parte alta della forchetta a beneficio del rendimento effettivo e complessivo finale.
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