Sabato 1° novembre, festa di Ognissanti, è festivo. Ma per molti non rappresenta un giorno lavorativo: cosa succede in quel caso?
Il 1° novembre 2025, giorno di Ognissanti, è una festività nazionale riconosciuta dalla legge. Quest’anno, però, cade di sabato: una coincidenza che genera diversi dubbi tra i lavoratori su cosa spetti in busta paga e se si ha diritto a un giorno di riposo compensativo.
La risposta dipende da vari fattori: in primo luogo, se per il dipendente il sabato è giorno lavorativo oppure di riposo. Chi lavora cinque giorni a settimana, ad esempio, si chiede se perderà la festività o se potrà recuperarla; chi invece lavora anche di sabato vuole sapere se spetta una maggiorazione in busta paga.
Come accade per tutte le festività, la legge tutela comunque il diritto alla retribuzione e stabilisce che chi presta servizio in un giorno festivo debba essere pagato di più, ma rimanda la definizione delle percentuali di maggiorazione ai singoli Contratti collettivi nazionali.
A tal proposito, nei paragrafi seguenti vedremo, caso per caso, cosa succede all’1° novembre 2025, sia per chi lavora che per chi riposa, e quando il giorno festivo si può convertire in riposo compensativo.
1° novembre, quanto spetta in busta paga
Il 1° novembre, giorno di Ognissanti, quest’anno cade di sabato, il che cambia le modalità con cui viene riconosciuto in busta paga. La regola generale è che la festività è comunque retribuita, ma con effetti diversi a seconda che il sabato sia o meno un giorno lavorativo.
Per i lavoratori che hanno un orario distribuito su cinque giorni settimanali, quindi dal lunedì al venerdì, il sabato è normalmente un giorno di riposo. In questo caso la festività si considera “non goduta”, poiché cade in una giornata che sarebbe comunque libera. Non spetta quindi alcuna maggiorazione automatica, ma alcuni contratti collettivi riconoscono un riposo compensativo o un importo aggiuntivo in busta paga per compensare la perdita della festività, soprattutto se si tratta di festività nazionali come quella del 1° novembre.
Diversa è la situazione di chi lavora anche di sabato. Per questi dipendenti, Ognissanti è un festivo lavorato, e come tale dà diritto a una retribuzione più alta rispetto a quella ordinaria. Ciò significa che oltre alla normale paga giornaliera si aggiunge una maggiorazione per festivo, la cui entità dipende dal contratto collettivo applicato: ad esempio, nel commercio e nel terziario è generalmente intorno al 30%, mentre nella ristorazione può aggirarsi sul 20-25%, e nei servizi di pulizia arriva anche al 50%.
1° novembre, è obbligatorio lavorare?
Una domanda che molti lavoratori si pongono riguarda l’obbligo di lavorare nei giorni festivi, soprattutto quando - come nel 2025 - la festività di Ognissanti cade di sabato, giorno che per alcuni rappresenta un normale turno di lavoro.
In linea generale, nessun dipendente può essere obbligato a lavorare durante una festività se non quando ciò sia espressamente previsto dal contratto collettivo nazionale. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29907/2021, ha chiarito che se il Ccnl prevede la possibilità di lavoro nei festivi, il lavoratore, accettando le condizioni del contratto al momento dell’assunzione, è tenuto a rispettarle. Lo stesso principio vale anche nel caso in cui il lavoro festivo sia stabilito nel contratto individuale di lavoro, come confermato dalla sentenza n. 27948/2017: in tal caso il dipendente non può rifiutarsi di prestare servizio.
Ciò significa che, se sabato 1° novembre 2025 rientra abitualmente tra i giorni lavorativi del dipendente e il contratto prevede la possibilità di prestare attività nei festivi, il datore di lavoro può legittimamente chiedere di lavorare, garantendo però la maggiorazione retributiva o il riposo compensativo previsti dal contratto.
Diversamente, per chi il sabato non lavora, l’azienda non può imporre la presenza, poiché la festività si considera automaticamente assorbita dal giorno di riposo settimanale.
Il datore di lavoro è obbligato ad autorizzare il ponte?
Quando una festività come quella del 1° novembre cade di sabato, per la maggior parte dei lavoratori non si configura un vero ponte, poiché la giornata festiva coincide con un giorno che sarebbe comunque di riposo. Tuttavia, chi lavora anche di sabato o chi intende estendere il weekend approfittando di ferie e permessi nei giorni immediatamente precedenti o successivi può comunque presentare una richiesta formale al proprio datore di lavoro.
È bene ricordare che il datore di lavoro non è obbligato ad autorizzare le ferie in date specifiche, potendo rifiutare la richiesta del dipendente per motivi organizzativi o produttivi, purché garantisca nel corso dell’anno il diritto a godere di almeno 2 settimane consecutive di ferie e delle ulteriori 2 settimane entro i 18 mesi successivi alla maturazione, come previsto dalla normativa vigente.
Diverso è il caso dei permessi retribuiti: secondo la giurisprudenza, e in particolare la sentenza n. 688/2018 del giudice del Lavoro di Avellino, questi non possono essere negati dal datore di lavoro, neppure in presenza di problemi organizzativi, poiché rappresentano un diritto contrattuale del dipendente. Tuttavia, nella pratica, è sempre consigliabile concordare per tempo la fruizione dei permessi, così da permettere all’azienda di organizzarsi e mantenere un buon equilibrio tra le esigenze produttive e quelle personali.
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