Un giudice federale blocca Trump dal richiedere la prova di cittadinanza per la registrazione al voto. Repubblicani e Democratici si scontrano su identità, diritto e trasparenza elettorale.
Mi è venuto da pensare, leggendo il titolo di un recente articolo del New York Times su come funziona la registrazione al voto dei cittadini, che agli Stati Uniti, da 250 anni la repubblica più solida e di successo al mondo, piace scherzare con il fuoco.
Il titolo recitava: “Un giudice (Colleen Kollar-Kotelly della Federal District Court per il District of Columbia NDA) vieta in modo permanente a Trump di richiedere la prova di cittadinanza per la registrazione degli elettori. La sentenza di venerdì ha stabilito che Trump aveva usurpato il potere conferito al Congresso e agli stati di amministrare e supervisionare i protocolli elettorali”.
Il sommario ha rassicurato i lettori che tutto va bene, ossia che Trump aveva usurpato il potere ma che il bene aveva vinto, perché un giudice aveva punito il presidente: come si era permesso di richiedere la prova di essere un cittadino a chi va al seggio? [...]
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