Vertenza sindacale: cosa rischia il datore di lavoro?

Claudio Garau

07/06/2022

La vertenza sindacale è uno strumento con cui il lavoratore intende far valere i propri diritti e che, perciò, può esporre il datore di lavoro a rischi e conseguenze negative.

Vertenza sindacale: cosa rischia il datore di lavoro?

I contratti di lavoro, come ben saprai, si fondano su un’intesa tra il lavoratore e il datore di lavoro che vuole effettuare un’assunzione. Analogamente, soltanto in un clima di fiducia reciproca il rapporto di lavoro è destinato a proseguire senza intoppi o attriti nel corso del tempo. In circostanze come queste, non ci sarebbe motivo di parlare di una possibile vertenza sindacale, tuttavia talvolta, possono emergere contrasti sul luogo di lavoro.

Ciò può accadere per le cause più svariate: se sei un datore di lavoro o anche un lavoratore, non devi stupirti del fatto che le controversie sul lavoro rappresentino una bella fetta dell’intero contenzioso in Italia. Ciò significa che, nonostante le varie leggi emanate per difendere e tutelare i diritti dei lavoratori e i Ccnl di categoria, gli spazi per possibili dissidi tra le parti del contratto possono sempre sussistere.

Ecco perché di seguito vogliamo considerare l’iter della vertenza sindacale, detta anche vertenza di lavoro: non soltanto per ricapitolare in sintesi cos’è e come funziona, ma soprattutto per cercare di capire quali conseguenze può provocare dal lato del datore di lavoro. Quest’ultimo cosa rischia di fatto? A quali esiti può condurre una simile procedura? Vediamolo di seguito, onde aiutarti a fare chiarezza anche su questo tema e sgomberare il campo da possibili dubbi.

Vertenza sindacale: di che si tratta?

Prima di mostrarti a che cosa può andare incontro un datore di lavoro che affronta una vertenza sindacale, è preferibile ricordarti in sintesi in che cosa consiste. Ebbene, la vertenza altro non è che una procedura stragiudiziale, vale a dire un percorso mirato a risolvere una lite tra il dipendente e l’azienda, o datore di lavoro, ma al di fuori dell’aula di un tribunale. Ecco perché, in circostanze come queste, sindacati e Ispettorato del lavoro assumono un ruolo diretto e partecipano attivamente all’iter.

La finalità della vertenza sindacale è infatti quella di ridurre le distanze tra le parti e, anzi, trovare un punto d’incontro per evitare che lo scontro conduca a una vera e propria causa innanzi al giudice del lavoro. Questa procedura presenta oggettivi vantaggi per il lavoratore o il datore di lavoro:

  • è economica;
  • la sua struttura non prevede tempi lunghi, o comunque certamente più brevi di quelli di una controversia portata in un’aula di giustizia.

Se sei un datore di lavoro, farai bene a non sottovalutare la portata di questa procedura. Essa, se sfruttata da ambo le parti, può condurre a una soluzione favorevole sia dal lavoratore sia all’azienda. L’accordo bonario rappresenta infatti la conclusione positiva dell’iter: si tratta di un documento scritto il quale attesta che, come datore di lavoro, hai trovato un accordo con il lavoratore che era in contrasto con te e che, conseguentemente, sono venuti meno i motivi che avevano portato alla lite.

I fatti concreti che possono portare a una vertenza

Se sei un datore di lavoro sappi che il lavoratore ha, almeno potenzialmente, un ampio margine per intraprendere il percorso di una vertenza sindacale che ti coinvolge in prima persona. In linea generale, infatti, la vertenza consiste in una contestazione del dipendente nei confronti dell’azienda, che può avere come oggetto ogni possibile aspetto del rapporto di lavoro.

Eccoti qualche esempio che può aiutarti a chiarire le idee sulle circostanze che potrebbero portare a una vertenza con un tuo dipendente:

  • trasferimento considerato illegittimo;
  • assegnazione a mansioni non corrispondenti alla qualifica contrattuale;
  • sanzione disciplinare inflitta ma contestata;
  • ore lavorate e non retribuite;
  • mancato pagamento del Tfr;
  • impugnazione del licenziamento;
  • mancato riconoscimento di ferie o permessi;
  • lavoro in nero, ovvero non emerso agli occhi del Fisco;
  • mancato rispetto delle regole inerenti la tutela della salute sul luogo di lavoro;
  • mobbing.

Chiaramente queste appena citate rappresentano soltanto una piccolissima fetta delle possibili questioni che consentono al lavoratore di intraprendere l’iter della vertenza sindacale. Saperlo in anticipo può dunque aiutare a comprendere appieno e subito le potenzialità dello strumento, senza sottovalutarne le possibili conseguenze. D’altronde, va da sé che, se un datore di lavoro è consapevole di aver torto, farà bene a sfruttare a sua volta la conciliazione offerta grazie alla vertenza. Ciò da un lato “salverà” il rapporto di lavoro in essere, e dall’altro potrà evitare conseguenze ben peggiori in tribunale.

La convenienza della procedura per il datore di lavoro

Fai attenzione a questo aspetto: gli strumenti offerti dalla vertenza di lavoro vanno sfruttati o andrebbero sfruttati totalmente, sia dal lavoratore che dal datore di lavoro. Infatti, analogamente al caso del lavoratore che intraprende la strada della vertenza, se il datore di lavoro si trova a doverne affrontare una, riuscire a limare le distanze e appianare gli attriti con la persona che a suo tempo ha assunto è la scelta preferibile il più delle volte.

Infatti, se le parti di una vertenza sindacale non trovano un accordo bonario, l’iter molto probabilmente sfocerà in un processo civile, innanzi al tribunale del lavoro (si tratta di una sezione specializzata del tribunale civile ordinario).

In circostanze come queste, sarà il giudice incaricato a fare chiarezza sulla vicenda e sulla controversia: gli esiti potranno dunque essere assai incerti fino all’ultimo, mentre di certo ci saranno le tempistiche non brevi e, soprattutto, i costi da sostenere nel caso si perda la causa. Dettagli che il datore di lavoro non può trascurare.

Gli esiti della vertenza: accordo bonario o causa di lavoro

Se sei un datore di lavoro o azienda, non dovresti sottovalutare questo punto: scopo della vertenza sindacale è sperimentare un tentativo di conciliazione tra te e il tuo dipendente. Il verbale di conciliazione avrà in pratica lo stesso valore di una sentenza, imponendoti il rispetto di quanto eventualmente concordato in sede sindacale nell’iter della vertenza.

Gli effettivi rischi per il datore di lavoro insorgono se la procedura non riesce a sciogliere i nodi. Perciò se l’azienda si oppone a una possibile mediazione o soluzione di compromesso con un lavoratore, sappi che quest’ultimo potrà rivolgersi a un avvocato specializzato e presentare un ricorso al giudice del lavoro competente per territorio.

Il dipendente chiederà al giudice di accertare l’eventuale comportamento inadempiente del datore di lavoro e, soprattutto, potrà fare richiesta di risarcimento del danno. Al fine di procedere con la causa, il lavoratore presenterà prove, sia documentali che testimonianze, mirate a rafforzare le sue pretese in giudizio.

Chiaro che per un datore di lavoro che voglia tutelarsi fin dall’inizio della vertenza sindacale, il solo rimedio efficace è quello di rivolgersi a un legale, proprio al fine di farsi assistere durante tutto l’iter ed eventualmente anche nell’ambito del procedimento in tribunale.

Ricorda infine un elemento molto importante: al termine della vertenza è emesso un verbale positivo in caso di accordo trovato, o negativo in ipotesi di mancato accordo. In particolare, in quest’ultima ipotesi il verbale sarà trasmesso al giudice laddove il lavoratore prosegua con la causa in tribunale.

Ebbene, le parti - prima della stesura del verbale - faranno bene a tentare in più modi di appianare gli attriti, in quanto il verbale sarà utilizzato dal giudice del lavoro per emettere il suo provvedimento. Perciò, per il datore di lavoro eventuali conseguenze negative nella causa di lavoro potrebbero derivare da come si è comportato durante la vertenza sindacale.

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