L’azienda può cambiare le mansioni del dipendente?

Claudio Garau

3 Giugno 2022 - 14:51

condividi

Ogni lavoratore subordinato deve ricordare che l’azienda può cambiare le mansioni, ma non può farlo in piena libertà. Ecco a quali limiti e regole è sottoposto il datore di lavoro.

L’azienda può cambiare le mansioni del dipendente?

Prima di firmare un contratto di lavoro, saprai quali saranno le mansioni che l’azienda o il datore ti assegnerà e che dovrai svolgere ogni volta che ti recherai sul luogo di lavoro. Tuttavia se ti chiedi se, nel corso del tempo, l’azienda può cambiare le mansioni del dipendente, ti stai ponendo un domanda assolutamente legittima e a cui è opportuno dare una risposta.

D’altronde, nel corso di un rapporto di lavoro, potrebbe sorgere l’esigenza di assegnare il lavoratore a mansioni diverse da quelle pattuite in sede di assunzione. Un caso tipico è la soppressione del posto di lavoro o l’esternalizzazione di un servizio, ma pensiamo anche ad eventi successivi che determinano l’inidoneità del lavoratore a svolgere l’attività lavorativa di cui al contratto.

Non solo. Un possibile motivo di attrito tra lavoratore e datore di lavoro è rappresentato proprio dalla variazione delle mansioni. Infatti, detto cambio mansioni ha la capacità di incidere sul rapporto anche personale, e può portare ad una evoluzione conflittuale con esiti talvolta imprevedibili per te e per l’azienda.

Ecco perché è opportuno fare chiarezza in materia e capire se, come e quando l’azienda può cambiare le mansioni del dipendente. Saperlo in anticipo certamente semplifica la vita al lavoratore e lo mette in condizione di comprendere quale potrà essere l’evoluzione del rapporto di lavoro.

Cambio mansioni: quali possono essere assegnate al dipendente?

Il Codice Civile contiene utilissime regole di riferimento in tema di assegnazione delle mansioni al lavoratore subordinato. Questi infatti deve essere adibito alle mansioni:

  • per cui è stato assunto;
  • o a quelle corrispondenti all’inquadramento superiore che abbia successivamente acquisito;
  • o anche a mansioni riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento delle ultime effettivamente svolte.

Ricorda che l’inquadramento del lavoratore si compie nel rispetto delle cd. categorie legali (dirigenti, quadri, impiegati, operai) e della qualifica (ad esempio Addetto all’ufficio marketing), la quale contiene l’insieme delle mansioni cui è adibito il dipendente.

Per capire come viene classificato il personale in una certa azienda, occorre fare riferimento al CCNL applicato. Ad esso il proprio contratto individuale di lavoro rinvia per disciplinare tutti i vari aspetti – anche retributivi – del rapporto di lavoro. In altre parole, il contratto collettivo dispone una classificazione del personale nella quale ad ogni singola qualifica, sulla base delle mansioni esercitate, è assegnato un livello retributivo. Ecco perché per un lavoratore è sempre buona regola dare un’occhiata ai contenuti del proprio CCNL.

Al momento dell’assunzione datore di lavoro e lavoratore si accorderanno circa i compiti e le funzioni oggetto del contratto di lavoro. Queste, nel loro insieme, costituiscono la definizione della qualifica che indicherà il livello di inquadramento e l’importo della retribuzione dovuta. Comprenderai allora che l’inquadramento del lavoratore e la variazione delle mansioni sono argomenti di assoluto rilievo per ogni rapporto di lavoro.

Regole generali in tema di mutamento delle mansioni

A questo punto ti ricordiamo che ogni contratto di lavoro deve indicare, a pena di nullità, l’inquadramento del lavoratore assunto - vale a dire la categoria legale di appartenenza (operaio, impiegato, quadro, dirigente) e la mansione, attività manuale o intellettuale, alla quale egli sarà assegnato.

Tieni presente anche che, in linea generale, dopo la tua firma del contratto di lavoro, potrai essere spostato di mansioni senza il tuo consenso, e dunque adibito a compiti differenti rispetto a quelli previsti inizialmente nel contratto. Attenzione però: ciò è possibile a patto che le nuove mansioni siano dello stesso livello contrattuale e stessa categoria di inquadramento delle ultime svolte.

In alternativa, le nuove mansioni assegnate dovranno corrispondere a un inquadramento superiore (pensiamo al classico caso della promozione). Sostanzialmente, la legge impedisce soltanto di adibire il lavoratore a mansioni inferiori, tranne alcune eccezioni che tra poco chiariremo.

Alla luce di quanto detto, comprenderai che le regole generali danno un certo margine di libertà al tuo datore di lavoro, ma ricorda che - anche nel caso in cui tu dovessi firmare un accordo nel quale dichiari di non opporti ad un demansionamento - detto accordo potrebbe comunque essere impugnato innanzi al giudice. L’accordo avrebbe ragion d’essere soltanto se mirato a tutelare un tuo interesse (ad es. alla conservazione del posto) e se stipulato presso una ’sede protetta’ (ad es. sindacato).

Il potere del datore di lavoro ai fini della modifica delle mansioni

Lo abbiamo appena detto: l’azienda conserva una certa libertà per quanto riguarda la possibile modifica delle tue mansioni. A seguito degli aggiornamenti nelle norme di legge in materia, il datore di lavoro può talvolta effettuare il cambio mansioni senza il tuo consenso.

Pensiamo alla variazione della mansione con un’altra equivalente, concetto che oggi è stato sostituito da quello di “mansioni riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento”.

Oggi il cambio mansioni da parte dell’azienda può aversi grazie al rimando a tutte quelle mansioni presenti nella categoria legale e indicate nel CCNL di riferimento. E ciò può avvenire senza il consenso del lavoratore, ma appunto mantenendo la stessa categoria e soprattutto l’identica retribuzione, essendo il livello lo stesso.

Demansionamento e limiti

Ciò che ora diremo è molto importante per te che sei un lavoratore subordinato, in quanto è in gioco la tutela dei tuoi diritti di lavoratore. Ebbene, sappi che il cambio di mansioni verso un livello contrattuale inferiore (il cd. demansionamento) è ammissibile soltanto in via eccezionale. Ti chiederai allora in quali specifiche circostanze, ecco la risposta:

  • modifica degli assetti organizzativi dell’azienda, tale da influire sulla posizione del lavoratore stesso;
  • apposita previsione nel CCNL.

In particolare, la legge stabilisce che il cambio mansioni può aversi assegnando il lavoratore a mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore, se rientranti nella stessa categoria legale.

In ogni caso il dipendente mantiene la stessa retribuzione precedente, tranne per le specifiche indennità. Perciò il demansionamento è possibile, ma solo eccezionalmente nei casi appena menzionati.

Tieni anche presente che secondo la Corte di Cassazione non si può comunque parlare di demansionamento se le mansioni inferiori alle quali è adibito il lavoratore sono marginali ed accessorie rispetto a quelle di competenza, a patto che non rientrino nella competenza specifica di altri lavoratori di professionalità meno elevata e sempre a patto che l’attività prevalente del lavoratore faccia parte di quelle previste dalla categoria di appartenenza. In buona sostanza, in queste circostanze i tuoi diritti di lavoratore non sono messi a rischio.

Mutamento mansioni verso l’alto

C’è poi il caso in cui il datore di lavoro può adibire il lavoratore, per un lasso di tempo determinato, a mansioni superiori rispetto a quelle del contratto di origine. Ma attenzione, ricorda che egli può farlo soltanto in una delle seguenti condizioni:

  • per una momentanea posizione vacante in organico;
  • per sostituzione di un altro lavoratore assente fino al rientro di quest’ultimo;
  • per motivi imprevisti, eccezionali e temporanei.

Come accennato, la sostituzione può compiersi soltanto per un periodo di tempo circoscritto. Devi tenere ben presente ciò, perché se l’assegnazione di mansioni superiori dura più del tempo necessario per le ragioni sopra indicate, avrai diritto all’automatica promozione ed quindi a un inquadramento superiore. Tieni altresì presente che, per l’assegnazione a mansioni superiori, non serve per forza un formale ordine di servizio: sono sufficienti i semplici comportamenti concludenti, ovvero gesti e azioni che lascino ben intendere la scelta del cambio mansioni verso l’alto.

Nell’ambito dello svolgimento delle mansioni superiori il dipendente avrà diritto a conseguire la busta paga corrispondente al nuovo inquadramento - con contestuale aumento.

Ti ricordiamo infine che il Codice Civile indica che il mutamento di mansioni è accompagnato, se necessario, dall’assolvimento dell’obbligo formativo. Attenzione però: il mancato adempimento di esso non implica in ogni caso la nullità dell’atto dell’atto di assegnazione delle nuove mansioni.

Iscriviti a Money.it