Vendere su internet, quando si devono pagare le tasse?

Patrizia Del Pidio

20 Febbraio 2023 - 15:56

condividi

Non sempre quando si vende su internet è necessario pagare le tasse. Vediamo la differenza tra la vendita di oggetti nuovi e usati e quando è necessario dichiarare i guadagni.

Vendere su internet, quando si devono pagare le tasse?

Attualmente internet offre un certo numero di piattaforme per la compravendita online. Sia di prodotti usati che di oggettistica nuova. E su una stessa piattaforma ci si può imbattere in chi si vuole disfare di oggetti che non usa più per raggranellare qualche soldo, e di di chi, invece, sta avviando una vera e propria attività commerciale vendendo proprie produzioni artigianali
o addirittura beni acquistati all’ingrosso.

Si tratta di tipologie di vendita differenti, come andremo a vedere di seguito, ma in tutti i casi sopra elencati mettere in vendita l’oggetto richiede la stessa procedura. Fare una foto, dare un titolo, scrivere una bella descrizione, inserire il prezzo e le spese di spedizioni a carico dell’acquirente. E poi non resta che attendere.

Ma come ci si deve comportare poi sui soldi che si ricevono? Le vendite su internet vanno dichiarate al Fisco? La differenza sta nella tipologia di attività che si intraprende nel vendere. Ma entriamo nel dettaglio.

Le vendite dell’usato non vanno dichiarate

Se si vendono abiti usati che non si utilizzano più, una vecchia collezione di fumetti, libri rinvenuti in cantina, si rientra nella vendite occasionali. Anche perché, i propri oggetti usati, prima o poi, finiscono e non possono costituire in ogni caso un’attività abituale.

C’è poi chi vende come hobby, non una tantum ma una volta ogni tanto, sporadicamente, ma non abitualmente.

Ma se si vendono cose, nuove o usate, in maniera abituale si configura una vera e propria attività di impresa.

Quelle che abbiamo elencato sono tre categorie di venditori per le quali si applica un differente regime fiscale che andremo ad esaminare di caso in caso.

Vendita di propri oggetti usati una tantum

Per il venditore che utilizza le piattaforme una volta una tantum per disfarsi di oggetti che non utilizza più, acquistati tempo prima, non ci sono formalità da adempiere a livello fiscale. Né prima della vendita né sul guadagno.

I propri oggetti usati, infatti, possono essere venduti liberamente sia online che in qualsiasi negozio dell’usato fisico.

Quello che si incassa da questa tipologia di vendita non va dichiarato al Fisco e, di conseguenza, non si è tenuti a nessuno adempimento. E questo a prescindere dall’importo che si ricava dalle vendite, anche se questo è “importante”. Perché a contare è la tipologia di vendita episodica ed isolata.

Venditori occasioni su internet, quali adempimenti?

Ma se si vende su internet per hobby cosa succede? In questo caso anche se si decide di vendere oggetti usati le cose cambiano. Le vendite, anche se sporadiche non sono una tantum perché, magari, nel tempo si ripetono. Non spesso ma con una certa frequenza.

In questo caso si rientra nelle vendite occasionali e si rientra nella tassazione prevista per i “redditi diversi”. Gli incassi ottenuti dalle vendite andranno indicati nella dichiarazione dei redditi quali “redditi diversi” e andranno assoggettati all’Irpef. Perché costituiscono attività commerciale non esercitata abitualmente.

In questo caso gli incassi vanno tassati al netto delle spese sostenute per il loro acquisto o la loro produzione se si è in grado di produrre tutta la documentazione che attesti tali spese.

Le spese che si potranno dedurre dal reddito sono quelle sostenute per i costi di vendita sulla piattaforma, quelle di spedizione e l’eventuale spesa sostenuta per l’acquisto dell’oggetto. A essere tassato, quindi, sarà il solo guadagno.
In questo caso non è richiesta apertura di partita Iva e non sono richiesti altri adempimenti.

Venditori abituali, quali tasse?

Ma se si tratta di vendite abituali la musica cambia. In questo caso si configura attività commerciale o imprenditoriale ed è necessaria apertura della partita Iva ed iscrizione al regime previdenziale previsto per il tipo di partita Iva che si apre.

E non solo. Si dovranno sostenere anche importa dirette come Irpef, Ires e Irap oltre all’Iva, a meno che non si scelga il regime forfettario che prevede solo un’imposta sostitutiva.

Si è obbligati, inoltre, ad emettere fattura o ricevuta fiscale per ogni vendita, che poi, sarà trattata fiscalmente come tale.

Per le creazioni artigianali cosa cambia?

E se si vendono prodotti realizzati a mano? Se si vendono prodotti realizzati artigianalmente con le proprie mani i criteri sono gli stessi. Le valutazioni vanno fatte sulla frequenza con cui si vende. Se le vendite sono sporadiche la tassazione sarà come “redditi diversi”, altrimenti se le vendite sono abituali, servirà l’apertura della partita Iva come artigiano e l’iscrizione alla cassa previdenziale degli artigiani e commercianti.

Argomenti

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO