Variante Kraken Covid, allerta Oms: perché preoccupa, sintomi e quanto è contagiosa

Giorgia Bonamoneta

10 Gennaio 2023 - 18:03

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L’Oms lancia l’allerta sulla variante Kraken e il rischio di una nuova ondata. Ecco perché preoccupa la crescita dei positivi alla variante e quali sono i sintomi.

Variante Kraken Covid, allerta Oms: perché preoccupa, sintomi e quanto è contagiosa

L’Oms allerta l’Europa: la variante Kraken è in crescita. Al momento nei Paesi europei la percentuale di casi positivi alla variante ricombinante Kraken (XBB.1.5) è inferiore al 2,5%, ma questa si diffonde rapidamente. Negli Stati Uniti, dove è stata individuata il 22 ottobre 2022, è cresciuta tanto da rappresentare oggi il 27% delle nuove infezioni.

Nei prossimi mesi la variante Kraken del Covid potrebbe quindi far crescere il numero dei casi anche in Europa. Il direttore dell’Oms Europa, Hans Henri Kluge, ha quindi avvertito i Paesi di aumentare la sorveglianza genomica sul virus, soprattutto in questa fase di bassa attenzione. “Non possiamo permetterci ulteriori pressioni sui nostri sistemi sanitari”, ha aggiunto Kluge, lodando i Paesi che hanno mantenuto un alto livello di sorveglianza come Danimarca, Francia, Germania e Regno Unito.

In Europa esiste il rischio di una nuova ondata di casi, anche se sulla variante si conosce ancora poco. Al momento i dati raccolti mostrano come la variante Kraken sia in grado di legarsi meglio al recettore presente sulla superficie delle cellule di diversi organi e così penetrare più facilmente nell’organismo.

Arriva la variante Kraken Covid: perché preoccupa l’Oms

Al contrario delle varianti in circolazione in Cina, cioè le stesse presenti in Europa, la variante Kraken potrebbe in futuro rappresentare un problema. A preoccupare al momento è la sua alta capacità di diffusione che non trova gli scudi alzati in tutti i Paesi. La sorveglianza si è abbassata ovunque, anche in Italia, mentre sono pochi i Paesi in Europa che hanno mantenuto alta l’attenzione sul virus.

Negli Stati Uniti la variante Kraken è arrivata, nel giro due mesi e mezzo, a toccare quota 27,6% di circolazione. Al momento quindi non è ancora la variante dominante, ma potrebbe diventarlo grazie alla sua capacità di diffusione.

Per questo Kraken ha la potenzialità di far aumentare i casi Covid anche in Europa, come ha annunciato l’European Centre for Disease Prevention and Control. La rapida crescita negli Stati Uniti però non indica necessariamente lo stesso andamento in Europa, soprattutto se si continuano a rispettare le basilari regole comportamentali richieste in questo caso: mascherina in luoghi affollati, evitare gli assembramenti, aerazione degli ambienti e prevenzione attraverso la vaccinazione.

Variante Kraken: quali i sintomi

La variante Kraken è la diretta discendente della Gryphon, a sua volta una mutazione di Argus e Centaurus, generate da Omicron 2 (BA.2). La principale preoccupazione per la variante Kakren è la mutazione XBB.1.5 che permette un più efficiente ingresso del virus nell’organismo e la possibilità di sfuggire agli anticorpi.

I sintomi però rimangono invarianti e sono simili a quelli dell’influenza come:

  • mal di gola
  • tossa
  • raffreddore
  • stanchezza
  • dolori muscolari e articolari

Anche se ci sono pochi dati al riguardo, da un studio pubblicato sul New England Journal of Medicine sembra che gli antivirali come Paxlovid facciano effetto anche sulla variante Kraken.

Quanto è contagiosa la variante Kraken?

I principali dati sulla variante Kraken provengono dagli Stati Uniti, dove è stato possibile riscontrare una caratteristica principale: la maggior capacità di diffusione. Infatti la variante Kran è stata responsabile di un buon 27% dei contagi negli scorsi mesi, ma non è ancora diventata la variante dominante.

La variante Kraken era presente negli Stati Uniti già a partire da ottobre 2022, ma solo da dicembre ha iniziato a rappresentare un dato rilevante nelle statistiche. Al 10 dicembre infatti aveva toccato quota 4,3% dei casi positivi, fino al 7 gennaio (data ultima rilevazione) quando ha toccato quota 27,6%. In Europa la variante risulta essere ancora poco presente, intorno al 2,5% e proprio per evitare una nuova ondata è stata lanciata l’allerta dall’Oms.

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