ISS su variante inglese: fino al 60% più trasmissibile

Marco Ciotola

25/02/2021

25/02/2021 - 18:59

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L’Istituto Superiore di Sanità pubblica nuovi aggiornamenti sulla variante inglese: “Trasmissibilità superiore fino al 60%”

ISS su variante inglese: fino al 60% più trasmissibile

Variante inglese più trasmissibile fino al 60% in Italia. Si tratta di uno dei dati appena rilasciati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che sul proprio sito ha aggiornato le FAQ relative ai nuovi ceppi del coronavirus.

Qui infatti - nella sezione «Varianti del virus» - l’istituto nota per quella inglese una maggiore rapidità di contagio rispetto alle non varianti, stimabile in una media del 37%; anche se evidenzia una grande incertezza statistica, parlando poi di forchetta tra il 18% e il 60% di maggiore contagiosità:

“In Italia, si è stimato che la cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 ha una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica (tra il 18% e il 60%)”.

Valori che - prosegue l’ISS - si mostrano in linea con quelli riportati dagli altri Paesi, “anche se leggermente più bassi”.

ISS su variante inglese: fino al 60% più trasmissibile

Inizialmente quantificata con una media a livello globale pari al 70% di trasmissibilità in più, la variante inglese sul territorio italiano mostra un andamento leggermente più basso anche se di fatto in linea con altri Paesi.

In ogni caso, l’ISS invita a prendere in considerazione più controlli e una maggiore prudenza in merito, confermando indirettamente i timori nazionali che circondano le varianti:

“I valori mostrati inducono a considerare l’opportunità di più stringenti misure di controllo, che possono andare dal contenimento di focolai nascenti alla mitigazione.”

Una raccomandazione che si unisce alle attenzioni sempre maggiori sulla presenza di varianti in Italia, e che segue di sole poche ore i risultati della prima ricerca condotta
in Italia riguardo la presenza di varianti nelle acque di scarico.

Ricerca che ne ha rivelato effettivamente la presenza, con riferimento particolare alla variante brasiliana e inglese nelle acque di scarico di Perugia dal 5 all’8 febbraio, e della variante spagnola a Guardiagrele, in Abruzzo, dal 21 al 26 gennaio.

“Le varianti inglese e brasiliana del coronavirus Sars-CoV-2 sono state individuate per la prima volta nelle acque di scarico italiane”,

riassume infatti la ricerca.

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