L’IVAFE è l’imposta sulle attività finanziarie detenute all’estero. Si tratta di un’imposta patrimoniale e dal 2025 occorre prestare attenzione alle novità introdotte dalla Legge di Bilancio.
Cos’è l’IVAFE, chi sono i soggetti obbligati a pagarla e quanto si paga? Come deve essere indicata in dichiarazione dei redditi? Ecco la guida completa sull’imposta attività finanziarie estere.
L’IVAFE è un’imposta introdotta dal Governo Monti con l’art. 19, commi da 18 a 22 del D.L. n. 201/11 ed è entrata in vigore nel 2012.
Rappresenta la principale imposta sulle attività finanziarie detenute all’estero da persone fisiche residenti nel territorio dello Stato italiano. Il caso classico è quello di un conto corrente aperto all’estero.
Dal 2020 sono soggetti passivi IVAFE, oltre alle persone fisiche, anche gli enti non commerciali e le società semplici, residenti in Italia, che sono tenuti agli obblighi di dichiarazione per gli investimenti e le attività previsti dall’articolo 4 del decreto legge n. 167/1990 (c.d. monitoraggio fiscale).
Ecco la guida completa all’IVAFE-imposta sulle attività finanziarie estere, con particolare riferimento al calcolo e alla dichiarazione dei redditi (quadro RW) e alle novità introdotte dall’anno di imposta 2024 e quindi da applicare nella dichiarazione 2025.
IVAFE: cos’è e come funziona l’imposta sulle attività detenute all’estero?
L’IVAFE è un’imposta sulle attività finanziarie estere, per assolvere l’obbligo di dichiarazione delle attività in oggetto, i contribuenti italiani devono indicare nella dichiarazione dei redditi il tipo e il volume di attività finanziaria detenuta all’estero.
La finalità è quella di adempiere correttamente a tutte le norme previste dal complesso sistema di monitoraggio fiscale vigente.
Cosa si intende per attività finanziarie? Si tratta di tutte le attività finanziarie e gli strumenti finanziari da cui derivano redditi di capitale o redditi diversi di natura finanziaria di fonte estera, vedremo a breve nel dettaglio le attività tassate.
L’IVAFE è dovuta anche dai contribuenti residenti in Italia, ma le cui attività finanziarie sono gestite da intermediari non residenti, oltre che sulle operazioni oggetto della procedura di regolarizzazione volontaria - “voluntary disclosure”; sono, invece, escluse tutte le operazioni relative al trasferimento di capitali verso l’Italia («rimpatrio di capitali») e le attività finanziarie detenute all’estero ma amministrate da intermediari finanziari italiani.
IVAFE: le tipologie di attività finanziarie estere su cui si applica l’imposta
L’IVAFE colpisce i redditi di capitale e redditi diversi che hanno natura finanziaria e provengono dall’estero.
É un’imposta patrimoniale con aliquota dello 0,2%, la stessa però dall’anno di imposta 2024 è stata innalzata di un ulteriore 0,2%, ed è arrivata allo 0,4%, per le attività detenute nei Paesi rientranti nella Black List (paradisi fiscali). Proprio per questo si è parlato di una vera stangata fiscale.
Vediamo l’elenco delle attività finanziarie detenute all’estero e soggette a IVAFE:
- partecipazioni al capitale o al patrimonio di soggetti residenti o non residenti;
- obbligazioni italiane o estere e i titoli similari;
- titoli pubblici italiani e i titoli equiparati emessi in Italia o all’estero, titoli non rappresentativi di merce e certificati di massa (comprese le quote OICR);
- valute estere;
- depositi e conti correnti bancari costituiti all’estero indipendentemente dalle modalità di alimentazione (ad esempio, accrediti di stipendi, di pensione o di compensi);
- contratti di natura finanziaria stipulati con controparti non residenti, tra cui, finanziamenti, riporti, pronti contro termine e prestito titoli, nonché polizze di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione stipulate con compagnie di assicurazione estere;
- contratti derivati e altri rapporti finanziari stipulati al di fuori del territorio dello Stato;
- metalli preziosi allo stato grezzo o monetato;
- diritto all’acquisto o alla sottoscrizione di azioni estere o strumenti finanziari assimilati;
- ogni altra attività da cui possono derivare redditi di capitale o redditi diversi di natura finanziaria di fonte estera.
Ricordiamo che l’imposta non è dovuta in tutti i casi in cui interviene un intermediario finanziario italiano nella riscossione dei proventi, ad esempio se un contribuente possiede un conto titoli all’estero, ma si appoggia a una banca italiana che funge da sostituto di imposta, non è dovuta l’IVAFE.
IVAFE in dichiarazione dei redditi: compilazione quadro RW
I contribuenti che detengono attività finanziarie all’estero sono tenuti alla compilazione del quadro RW del modello Redditi Persone Fisiche.
A partire dal 2024 è possibile dichiarare i proventi delle attività finanziarie detenute all’estero anche con il modello 730, utilizzando il quadro W dedicato al monitoraggio fiscale.
Il quadro è identico all’RW del Modello Redditi PF.
Attraverso la compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi il contribuente italiano:
- assolve agli obblighi di monitoraggio fiscale;
- calcola l’IVAFE dovuta.
Per gli importi espressi in valuta estera il contribuente deve indicare il corrispettivo in euro facendo riferimento al “cambio indicato nel provvedimento del Direttore dell’Agenzia emanato ai fini dell’individuazione dei cambi medi mensili agli effetti delle norme contenute nei titoli I e II del Tuir”.
Contrasto alla doppia imposizione
Al fine di evitare la doppia imposizione è possibile detrarre eventuali imposte patrimoniali già versate nello Stato estero in cui sono situati i beni. Il credito d’imposta non può superare l’imposta dovuta in Italia.
Se tra l’Italia e il Paese in cui sono detenuti gli investimenti c’è una convenzione contro la doppia imposizione che prevede la tassazione esclusiva nel Paese di residenza, il credito d’imposta non viene riconosciuto, ma è possibile chiedere il rimborso all’amministrazione fiscale estera.
Per conti correnti e libretti di risparmio esteri si applica un’imposta fissa di:
- 34,20 euro per le persone fisiche;
- 100 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche.
Se il valore medio di giacenza annuo non supera i 5.000 euro, considerando tutti i conti presso lo stesso intermediario, l’imposta non è dovuta.
Calcolo IVAFE, aliquota e pagamento dell’imposta con modello F24
Come procedere al calcolo dell’IVAFE? L’imposta sulle attività finanziarie detenute all’estero si calcola applicando l’aliquota del 2 per mille (0,2%) al valore di mercato (il calcolo della base imponibile IVAFE varia a seconda dello strumento finanziario considerato). Ribadiamo che dal 2024 per le attività detenute in uno dei Paesi considerati paradisi fiscali, l’aliquota è al 4 per mille (0,4%).
Per il versamento, la liquidazione, l’accertamento, la riscossione, le sanzioni e i rimborsi nonché per il contenzioso, relativamente all’IVAFE, si applicano le regole ordinarie IRPEF.
La misura dell’acconto da versare a giugno è pari al 100% dell’ammontare indicato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi, con riferimento all’anno precedente. Il versamento deve avvenire sia in acconto sia in saldo applicando le ordinarie regole IRPEF.
La compilazione del Quadro RW è obbligatoria quando si detengono attività all’estero, indipendentemente dal fatto che l’imposta sia dovuta o meno.
I codici tributo IVAFE da utilizzare per il versamento tramite modello F24 sono:
- 4043 denominato “Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero dalle persone fisiche residenti nel territorio dello Stato - art. 19, c. 18, DL. n. 201/2011 conv., con modif., dalla L. n. 214/2011, e succ. modif. - SALDO”;
- 4047 “Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero dalle persone fisiche residenti nel territorio dello Stato - art. 19, c. 18, DL. n. 201/2011 conv., con modif., dalla L. n. 214/2011, e succ. modif. - ACCONTO PRIMA RATA”;
- 4048 “Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero dalle persone fisiche residenti nel territorio dello Stato - art. 19, c. 18, DL. n. 201/2011 conv., con modif., dalla L. n. 214/2011, e succ. modif. - ACCONTO SECONDA RATA O ACCONTO IN UNICA SOLUZIONE”.
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