Vacanza in Croazia, conviene ancora? Cosa c’è dietro il boom dei prezzi

Alessandro Cipolla

6 Giugno 2023 - 11:20

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La Croazia è una delle mete estive più gettonate dagli italiani ma, dopo l’entrata nell’Euro, quest’anno c’è stato un forte aumento dei prezzi: conviene ancora andarci in vacanza?

Vacanza in Croazia, conviene ancora? Cosa c’è dietro il boom dei prezzi

Conviene ancora andare in vacanza in Croazia? Con l’avvicinarsi della stagione estiva e del momento in cui si inizia a ragionare sul dove passare le proprie ferie, questa è la domanda che potrebbe serpeggiare tra gli italiani visto quello che sta succedendo dall’altra parte dell’Adriatico.

Lo scorso Ferragosto gli enti locali fecero sapere che in quel momento erano oltre 80.000 gli italiani in vacanza in Croazia, per un aumento del 70% rispetto l’anno prima che comunque ancora era condizionato dalla pandemia.

Resta il fatto che da anni la Croazia è una delle mete preferite per le vacanze degli italiani e il motivo è semplice: oltre allo splendido mare e alle città incantevoli, si tratta di una meta da sempre considerata low cost soprattutto se paragonata con i prezzi delle località turistiche nostrane e del resto del Mediterraneo.

Ma anche quest’anno si potrà parlare di vacanze low cost in Croazia? Stando alle notizie diffuse dagli organi di informazione locali, sembrerebbe che l’inflazione si stia facendo sentire pure a Zagabria, con i cittadini che già stanno puntando il dito contro l’Euro che dal primo gennaio è la nuova valuta ufficiale del Paese.

Vediamo allora se conviene ancora andare in vacanza in Croazia dopo che il Paese è entrato a far parte dell’Eurozona.

L’entrata della Croazia nell’Euro

Lo scorso primo gennaio la Croazia è diventata il ventesimo Stato a far parte dell’Eurozona. L’avvento dell’Euro che ha sostituito definitivamente adesso la vecchia Kuna dopo un periodo finestra dove si è potuto utilizzare entrambe le valute, è stato accompagnato da forti perplessità per il rischio di un aumento generale dei prezzi.

In più questo passaggio all’Euro è avvenuto in un momento in cui l’inflazione, a causa dei tanti soldi messi in circolo dai governi per la ripresa post-Covid e dell’impennata dei prezzi delle materie prime derivante dallo scoppio della guerra in Ucraina, è arrivata a livelli preoccupanti non solo nel Vecchio Continente, ma anche Oltreoceano.

Già a metà gennaio diverse associazioni di consumatori hanno denunciato come in Croazia il prezzo del pane fosse aumentato del 30%, con rincari generali dei prezzi stimati tra il 5 e il 20%. Il presidente croato Andrej Plenković così è arrivato a minacciare lo stop ai sussidi e aumenti di tasse mirati per quei commercianti che mettevano in atto “aumenti fraudolenti”.

A marzo poi è stato calcolato un aumento dei prezzi al consumo del 10,7% rispetto allo stesso mese del 2021, mentre gli ultimi dati parlano di una inflazione in Croazia al 7,9% a maggio in netto calo rispetto al 13,5% del novembre 2022.

Conviene ancora andare in vacanza in Croazia?

Visto l’aumento dei prezzi dovuto sia all’inflazione sia al concomitante ingresso nell’area Euro, in Croazia potrebbe non essere più così conveniente andare in vacanza come lo era in passato. Stesso discorso poi anche per i tanti italiani che di recente hanno preferito varcare i confini per andare dal dentista.

Questa estate andare i vacanza in Croazia sembrerebbe non essere così low cost: i giornali locali parlano di alcuni scontrini degni di un bar al centro di Venezia, con 7 euro per un’acqua tonica e 5 euro per un caffè.

Per quanto riguarda il settore ricettivo, è stato calcolato che una camera in Croazia questa estate sarà più cara del 30% rispetto al 2022; non va di certo meglio nella ristorazione: per una pallina di gelato si potrà spendere anche 2 euro, 2,5 euro per una bottiglia d’acqua e 7 euro per uno Spritz.

L’ingresso nello Spazio Schengen, avvenuto sempre lo scorso primo gennaio in contemporanea con quello nell’Eurozona, dovrebbe comunque favorire ugualmente il settore del turismo croato, con le prenotazioni che già nei mesi scorsi superavano del 15% quelle dello scorso anno.

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